Film a episodi e primo lungometraggio di Matteo Garrone ottenuto a partire da un corto poi completato inserendone altre due.
La differenza tra gli episodi è evidente, alcuni sono decisamente più immaturi di altri, ma la ferma volontà di non narrare alcuna storia che non siano i fatti della realtà, più espliciti in questo caso di qualsiasi trama, funziona.
Il primo episodio si sofferma su alcune prostitute nigeriane di giorno, il secondo su alcuni ragazzi albanesi che aspettano per strada ogni giorno che qualcuno li prenda per lavori saltuari (anche giornalieri) e il terzo si sofferma su un africano che lavora in una pompa di benzina self service di notte.
Non c'è trama come detto sono solo le varie situazioni, i vari clienti che si presentano, ognuno con la sua piccola realtà dietro, alle volte grotteschi alle volte tragicamente reali.
Storie di immigrazione ma non di integrazione (o mancata integrazione), storie di uomini e di una realtà che non è tanto quella degli stranieri nel nostro paese ma quella dei lavori al margine (sono tutti lavori che avvengono per strada).
L'impressione più forte rimane comunque quella di una realtà che va avanti, di un microverso che nonostante tutto non si ferma e che in quella maniera ha imparato a vivere.
Ingenuo per certi versi ma abilissimo nel complesso per come sa creare emozioni inquadrando solo un volto, per come sa fidarsi degli spettatori e per come non ha paura di narrare in una maniera difficile e poco convenzionale.
La differenza tra gli episodi è evidente, alcuni sono decisamente più immaturi di altri, ma la ferma volontà di non narrare alcuna storia che non siano i fatti della realtà, più espliciti in questo caso di qualsiasi trama, funziona.
Il primo episodio si sofferma su alcune prostitute nigeriane di giorno, il secondo su alcuni ragazzi albanesi che aspettano per strada ogni giorno che qualcuno li prenda per lavori saltuari (anche giornalieri) e il terzo si sofferma su un africano che lavora in una pompa di benzina self service di notte.
Non c'è trama come detto sono solo le varie situazioni, i vari clienti che si presentano, ognuno con la sua piccola realtà dietro, alle volte grotteschi alle volte tragicamente reali.
Storie di immigrazione ma non di integrazione (o mancata integrazione), storie di uomini e di una realtà che non è tanto quella degli stranieri nel nostro paese ma quella dei lavori al margine (sono tutti lavori che avvengono per strada).
L'impressione più forte rimane comunque quella di una realtà che va avanti, di un microverso che nonostante tutto non si ferma e che in quella maniera ha imparato a vivere.
Ingenuo per certi versi ma abilissimo nel complesso per come sa creare emozioni inquadrando solo un volto, per come sa fidarsi degli spettatori e per come non ha paura di narrare in una maniera difficile e poco convenzionale.
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