Ne sono stati scomodati di paragoni illustri per descrivere questo film, e come spesso capita sono assolutamente fuori posto.
Se avete amato (ma davvero amato) I 400 Colpi o Zero In Condotta siate consci che La Guerra Dei Fiori Rossi non ha nulla a che vedere con questi. Proprio no. Nonostante guardi indubbiamente a questi esempi (si può davvero fare un film sui bambini senza pensare a questi due film?) ne è lontanissimo.
Lontanissimo perchè l'approccio è completamente diverso. Il pregio di Zero In Condotta, spiegato da Truffaut, che poi lo ha ripreso (ancora meglio) per I 400 Colpi, è il modo in cui Jean Vigo riesce a rendere l'esistenza di un mondo interiore infantile dotato di dignità ed autonomia, complesso e intrigante, problematico e difficile tanto quanto quello degli adulti. La negazione insomma dell'eta dell'innocenza e della spensieratezza.
Di questo approccio nel film di Zhang Yuan c'è solo la volontà ma non la realizzazione. Un'insegnante dell'asilo dove il bambino (probabilmente un bambino non amato ma sicuramente pestifero) viene portato lo guarda e lo ammonisce dicendo: "Un giorno rimpangerai questi momenti spensierati!". Queste le uniche tracce di quell'approccio che poi non c'è, perchè i bambini vengono mostrati come piccoli adulti e non come bambini realisticamente dotati di un mondo interiore autonomo che non sia in funzione del mondo dei grandi.
Ancora una volta La Guerra Dei Fiori Rossi mostra il mondo infantile come piace vederlo agli adulti.
Obnubilato dal fastidio per questi paragoni non ho sopportato il film che poi invece non è malaccio. E' girato con uno stile minimale, secco e asciutto, forse un po' lento e noiosetto a tratti ma almeno portatore di un'ideaseria di cinema. Una denuncia non feroce nè arrabiata ma malinconicamente rassegnata del sistema educativo degli adulti che impone un controllo delle emozioni e delle pulsioni infantili (la competitivtà sul possesso dei fiori rossi: il premio per i bambini che seguono le regole e si conformano e la loro privazione come castigo per aver fatto di testa propria).
3 commenti:
Questo post fa il paio con il precedente. Sottoscrivibilissimo, tra l'altro.
Il guaio è che (generalizzo, naturalmente) certi adulti hanno un'idea malsana dei bambini: dei piccoli recipienti da stipare di nozioni, fatti, questo-è-bene-questo-è-male (cito Dickens): da qui inevitabilmente robe come Felix, che fanno contenti in primis quei certi genitori di cui sopra ai quali piace farla facile.
Non avevo notato che in effetti i due post in fondo trattano il medesimo argomento, li ho scritto a giorni di distanza....
Si è l'idea che ci siano a prescindere delle nozioni buoni e delle nozioni cattive, l'idea che esista effettivamente qualcosa di indubitabilmente corretto e qualcosa di sbagliato al quale il bambino deve conformarsi.
Ma soprattutto l'idea che il bambino non abbia un suo mondo privato che non sia superficiale, che non si limiti al gioco. Il mondo interiore c'è solo che è inconscio, difficilmente riconoscibili dal bambino stesso.
non pensavo di essere stato originale nel mio post su questo film ma constatare la persistenza anche in altri (te per esempio) delle medesime associazioni (zero in condotta, i 400 colpi) mi ha fatto anche un po' piacere... mi e' sembrato un segno di condivisione delle cose belle.
ciao
p
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