Un Amore A Roma è un film molto insolito non solo per la filmografia di Dino Risi ma anche per il cinema italiano dell'epoca.
Si tratta di un melodramma all'italiana (termine orrendo che uso ora e mai più) dove la storia d'amore tormentata dei due protagonisti è posta sullo sfondo dell'Italia anni '60. Uno un ricco borghese accademico di lettere e l'altra un'aspirante attricetta.
La diversità dal resto del cinema dell'epoca sta nel fatto che il melodramma non è condotto sul filo del romanticismo ma su quello del cinismo e della forte passionalità, un modo di raccontare che per certi versi somiglia alla parte iniziale di Match Point (per dare l'idea del taglio con cui viene affrontata la storia).
La sceneggiatura è di un livello altissimo, molto più del solito, frutto dell'adattamento fatto da Flaiano e da Risi stesso a partire da una novella di Ercole Patti, e di una modernità che raramente si incontra e lo stesso si può dire della messa in scena. Una modernità che poi non ha avuto seguito (per quanto ne so) nel cinema dell'epoca.
Sicuramente il film ha risentito della Nouvelle Vague per la modernità e l'attenzione ai personaggi e all'attualità, ma comunque riesce a seguire una strada fortemente autonoma e italiana (specialmente nella regia) anche servendosi di due stranieri per i ruoli da protagonista.
Nulla è mostrato e tutto è suggerito. Dai dialoghi, dalle facce e dalle mosse piccole e apparentemente insignificanti Risi riesce a sussurrare di sentimenti repressi, furiose gelosie e tremendi dubbi. Notevole anche la libertà con la quale vengono descritti i costumi dei protagonisti.
Una vera chicchetta.
Si tratta di un melodramma all'italiana (termine orrendo che uso ora e mai più) dove la storia d'amore tormentata dei due protagonisti è posta sullo sfondo dell'Italia anni '60. Uno un ricco borghese accademico di lettere e l'altra un'aspirante attricetta.
La diversità dal resto del cinema dell'epoca sta nel fatto che il melodramma non è condotto sul filo del romanticismo ma su quello del cinismo e della forte passionalità, un modo di raccontare che per certi versi somiglia alla parte iniziale di Match Point (per dare l'idea del taglio con cui viene affrontata la storia).
La sceneggiatura è di un livello altissimo, molto più del solito, frutto dell'adattamento fatto da Flaiano e da Risi stesso a partire da una novella di Ercole Patti, e di una modernità che raramente si incontra e lo stesso si può dire della messa in scena. Una modernità che poi non ha avuto seguito (per quanto ne so) nel cinema dell'epoca.
Sicuramente il film ha risentito della Nouvelle Vague per la modernità e l'attenzione ai personaggi e all'attualità, ma comunque riesce a seguire una strada fortemente autonoma e italiana (specialmente nella regia) anche servendosi di due stranieri per i ruoli da protagonista.
Nulla è mostrato e tutto è suggerito. Dai dialoghi, dalle facce e dalle mosse piccole e apparentemente insignificanti Risi riesce a sussurrare di sentimenti repressi, furiose gelosie e tremendi dubbi. Notevole anche la libertà con la quale vengono descritti i costumi dei protagonisti.
Una vera chicchetta.
2 commenti:
dino risi è un nostro bravo regista io pertroppo ho visto pochi film girati lui
Ma soprattutto Flaiano è uno scrittore incredibile.
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