Arriva finalmente anche da noi l'ultimo lavoro di Zhang Yimou, senza dubbio uno dei più grandi cineasti viventi. E si può gridare al capolavoro.
La Città Proibita (o La Maledizione Del Fiore D'Oro, cioè il titolo originale) è senza dubbio un passo avanti nella sua filmografia. Nonostante si tratti ancora di un wuxiapan e ancora di un film ad alto budget (il più costoso della storia della Cina) fatto sotto il controllo severo del regime (anche se è chiaro che il regime fa meno storie sui film ambientati nel passato), lo stesso il grande regista cinese riesce a non ripetersi, anzi.
L'imperatrice sta impazzendo, è l'imperatore a causare questo somministrandole quotidianamente un veleno, e lei lo sta capendo. Così inizia il film, come le migliori tragedie shakespeariane non parte dall'inizio ma da uno stadio avanzato della storia, mostrandone solo i risvolti drammatici. Questo wuxiapan infatti perde sempre di più i risvolti d'azione (pochi e poco spettacolari) e aumenta le parti dialogate, riduce le riprese in esterni e si concentra sugli interni sfarzosi di una dinastia splendida fuori ma marcia dentro (come suggerisce l'ultima immagine anche troppo esplicita).
Il ritorno di Gong Li (molto più protagonista e fondamentale del pur più famoso Chow Yun Fatt) con il suo ex-marito segna un ritorno alla passionalità e al melodramma nel cinema di Yimou e un ritorno di grande qualità. Mille le piccole chicche del film dal continuo contrappunto del thè avvelenato da bere e dei dolori (sintomo degli effetti del veleno) che colgono la regina nelle sue lunghe camminate, alle solite trovate estetiche incredibili (un attacco dall'alto con le funi impagabile) fino a scene di massa come non se ne sono mai viste (per le cui riprese il modello è palesemente Peter Jackson) e trovate allegoriche da urlo (il finale in cui in un attimo mettono tutto a posto).
E pur non essendo un film d'azione puro La Città Proibita ha un ritmo fortissimo, dettato da dialoghi, scene madri, svolte e agnizioni. La narrazione di stampo classico che si fa strada tra le piaghe estetizzanti nel wuxiapan.
La Città Proibita è ufficialmente il primo film veramente serio del 2007.
Siete autorizzati da me (qualora ve lo chiedessero) ad alzarvi in piedi durante la proiezione (specialmente nella scena madre finale) ed urlare al capolavoro. Preferibilmente in cantonese.
La Città Proibita (o La Maledizione Del Fiore D'Oro, cioè il titolo originale) è senza dubbio un passo avanti nella sua filmografia. Nonostante si tratti ancora di un wuxiapan e ancora di un film ad alto budget (il più costoso della storia della Cina) fatto sotto il controllo severo del regime (anche se è chiaro che il regime fa meno storie sui film ambientati nel passato), lo stesso il grande regista cinese riesce a non ripetersi, anzi.
L'imperatrice sta impazzendo, è l'imperatore a causare questo somministrandole quotidianamente un veleno, e lei lo sta capendo. Così inizia il film, come le migliori tragedie shakespeariane non parte dall'inizio ma da uno stadio avanzato della storia, mostrandone solo i risvolti drammatici. Questo wuxiapan infatti perde sempre di più i risvolti d'azione (pochi e poco spettacolari) e aumenta le parti dialogate, riduce le riprese in esterni e si concentra sugli interni sfarzosi di una dinastia splendida fuori ma marcia dentro (come suggerisce l'ultima immagine anche troppo esplicita).
Il ritorno di Gong Li (molto più protagonista e fondamentale del pur più famoso Chow Yun Fatt) con il suo ex-marito segna un ritorno alla passionalità e al melodramma nel cinema di Yimou e un ritorno di grande qualità. Mille le piccole chicche del film dal continuo contrappunto del thè avvelenato da bere e dei dolori (sintomo degli effetti del veleno) che colgono la regina nelle sue lunghe camminate, alle solite trovate estetiche incredibili (un attacco dall'alto con le funi impagabile) fino a scene di massa come non se ne sono mai viste (per le cui riprese il modello è palesemente Peter Jackson) e trovate allegoriche da urlo (il finale in cui in un attimo mettono tutto a posto).
E pur non essendo un film d'azione puro La Città Proibita ha un ritmo fortissimo, dettato da dialoghi, scene madri, svolte e agnizioni. La narrazione di stampo classico che si fa strada tra le piaghe estetizzanti nel wuxiapan.
La Città Proibita è ufficialmente il primo film veramente serio del 2007.
Siete autorizzati da me (qualora ve lo chiedessero) ad alzarvi in piedi durante la proiezione (specialmente nella scena madre finale) ed urlare al capolavoro. Preferibilmente in cantonese.
19 commenti:
Sono troppo curioso di vedere questo film... Ma chi ci viene con me? NESSUNO.
Devono andare a letto presto. Sono stnchi perchè sono andati al mare... Hanno avuto una giornata pesante...
grrr.
Puoi cominciare a reclutare ora per venerdì...
Venerdì abbiamo da fare...
giusto....
Sto arrivando Zhang...
Fra oggi e domani giuro che ti vengo ad ammirare.
Bello l'extra.
Certo che anche i rumori nei film di Yimou sono un altro preziosimo: i ganci delle lanterne, il meccanismo dei telai, e qui le corde, con il bambù usato per scorrervi sopra.
Li ho ritrovati in ogni film che ho visto, è come se lui fosse innamorato di questi rumori e degli oggetti che li producono. In certe scene sono gli unici protagonisti.
Non vorrei sbagliarmi, ma se si grida al capolavoro in cantonese, l'unico che capisce è Chow Yun Fat... gli altri (Gong, Zhang ecc) parlano mandarino ^^
Quanto al film, a una prima visione (privata) ero molto meno entusiasta di te, ma gli concederò presto il bis su grande schermo.
Sarei ben contenta di gridare al capolavoro in cantonese...ma esattamente come si dice??
Per ora mi accontanto di farlo in italiano.
Devo dire che sono rimasta un pò delusa da come ha reagito il box office..altri film di Zhang Yimou hanno fatto meglio nel primo week-end
io sono d'accordo col box office.
Secondo me invece siamo proprio ai massimi livelli, dove forma e contenuto si incontrano...
boh, a me invece pare che ogni volta Zhang Yimou faccia lo stesso film cambiando solo la palette dei colori... comunque la scena delle funi è piaciuta pure a me.
A me è sembrato più un passo indietro, a dire il vero, rispetto a Hero e La foresta dei pugnali volanti. La prima parte scorre troppo lenta e anche l'attacco finale, nel suo barocchismo colpisce poco perché i personaggi (e i loro destini) non coinvolgono più di tanto. Mea opinio est.
Secondo me è proprio la lentezza il passo avanti. Ora può rinunciare ai ritmi concitati e raccontare una storia.
Eh, per me è proprio il racconto di quella storia il problema. Un pochino già visto, e i personaggi non m'hanno coinvolto più di tanto, nonostante la bellezza e la bravura di Gong Li.
invece a me il melodrammone tragico mi compra sempre.
Visto solo adesso. Straordinario, secondo me supera di parecchio gli altri wuxia.
Due cose: il fatto di assistere ad una vicenda già in stadio avanzato e di ignorare addirittura le motivazioni per cui l'imperatore vuole uccidere la sua consorte aumenta parecchio la crudeltà del personaggio nella percezione di chi guarda. "Lei è la causa di tutto", sembra che fuori dal film ci sia una storia altrettanto interessante di quella che c'è dentro.
E poi il formalismo dei rapporti familiari, all'inizio può sembrare stucchevole. Ma ha il pregio di rendere anche commoventi i pochi rapporti autentici (fondamentalmente quello dell'imperatrice con il figlio naturale).
L'ambientazione e le scene sono belle, ma fanno più da sfondo che altro.
secondo me sono anche più di un fondo, sono uno strumento nelle mani del regista, non un punto d'arrivo ma qualcosa con cui fare altro.
Quando ho detto sfondo forse ho usato una parola impropria. Io apprezzo sempre quando si dà una consapevolezza maggiore di come è fatto l'ambientazione (è una mia fissa, l'ho già detto in passato). Mi piace vedere descrivere i luoghi nei film, soprattutto i palazzi.
Poi sul fatto che sia ugualmente ben raccontato e in modo da fargli recitare la sua parte non ci piove.
Ma, cambiando argomento, sono solo io o pure tu fino a metà-tre quarti di film ti aspettavi uno showdown?
La scena di combattimento "amichevole" tra imperatore e figlio posta all'inizio del film sembrava preludere a questo.
Si infatti.
Ma come nelle vere tragedie shakespeariane lo showdown c'è solo che è verbale. E' una resa dei conti tra le intenzioni e i piani dei protagonisti e non tanto un combattimento.
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