Pare che le tracce EMI vendute su iTunes come mp3 liberi da DRM non siano poi così libere ma incorporino sempre i dati dell'utente che le ha comprate. Dati come l'indirizzo email (per dire...).
Dunque da ogni copia di quel file sarà sempre possibile risalire a chi per primo la acquistò e, eventualmente, perseguirlo.
E ora? Qualcuno si lamenterà? E se si di che si lamenterà? Del fatto che non può condividerle?
Dunque da ogni copia di quel file sarà sempre possibile risalire a chi per primo la acquistò e, eventualmente, perseguirlo.
E ora? Qualcuno si lamenterà? E se si di che si lamenterà? Del fatto che non può condividerle?
6 commenti:
veramente l'articolo linkato puntualizza come tali informazioni non siano utilizzabili per fini giudiziari (essendo il file non protetto chiunque può editarle), non si capisce quindi cosa pensi di farsene apple. il giornalista crede a un uso per statistiche aggregate, a me sembra un po' assurdo (hanno già le statistiche di vendita). le ipotesi più plausibili mi sembrano due:
1. spaventare gli utenti in maniera da scoraggiare l'uso di formati DRM-free e allo stesso tempo non fare la faccia arcigna di quelli che o DRM o niente
2. accontentare le case di produzione con un meccanismo che formalmente le fa sentire più garantite, in modo da convincere qualche altra major a fare il passo
quale sia lo scenario reale dipende dalla posizione di apple verso i DRM, cioè se considerino veramente i DRM come inutili e da superare o se le ultime mosse e discorsi siano più legati ad assecondare le richieste degli utenti.
Secondo me apple considera davvero i drm come una cosa da superare, ma con il tempo e gradualmente, per questo hanno fatto questo passo, motivato più dalla seconda possibilità che elenchi che altro.
Quanto all'inserimento dei dati dell'utente, si il file è libero ma quanti lo sanno editare? Certo potrebbe essere creato con facilità un programma che lo faccia, ma quanti lo scaricheranno? A tutt'ora MyFairTunes sprotegge le tracce di itunes e le rende mp3 liberi e lo fa benissimo ma quasi nessuno lo usa.
se qualcuno ha una mente così perversa e contorta da comprare brani su itunes store e poi inserirli sui circuiti p2p (voglio dire... a quel punto perchè non scaricarle direttamente, tra l'altro in mp3 anzichè il tediosissimo formato apple) penso che potrebbe anche editare i file, ma non è quello il punto: se l'informazione è manipolabile senza lasciare tracce, credo non sia di nessuna utilità in un'indagine e di certo non sarà ammessa come prova in un eventuale processo.
Ma è un deterrente.
E secondo me quelli che comprano da iTunes e mettono sul P2P sono gli stessi che compravano CD e li mettevano sul P2P.
Un origine deve sempre esserci e i dischi nuovi sono i più presenti in rete.
Il punto è che compro un disco e lo metto in condivisione per poter godere degli altri dischi comprati da altri e messi in condivisione.
sono d'accordo sul fatto che possa essere un deterrente, anche se mi sembra poco efficace (l'utente che compra online dovrebbe avere abbastanza dimestichezza con i mezzi informatici per farsi una chiara idea - o forse è una mia illusione/speranza).
quanto a equiparare come punto d'origine uno store online (e itunes in particolare) e i cd ho forti dubbi dati sia dal formato (sui circuiti p2p un file musicale non in mp3 è più un fastidio che merce di scambio), sia - soprattutto - dalla differenza dei medium. la condivisione di un cd che ho acquistato mi sembra l'ultimo passo di un percorso acquisto-digitalizzazione per fruizione personale-p2p, mentre nel caso di acquisto online vedo i due ambienti (p2p/store) come alternativi con l'utente che opera una scelta a priori sulla modalità di acquisizione del prodotto (questo per gli store come itunes, credo che le considerazioni sui percorsi d'acquisto relativi agli store a abbonamento siano completamente differenti).
Io per condivisione dei brani acquistati intendevo quella fatta dopo averli trasformati in tracce libere, se no è inutile.
E secondo me le cose non stanno diversamente con l'acquisto online. Originariamente c'è sempre il fatto che stai mettendo a disposizione di tutti una cosa percui tu hai pagato e lo fai perchè pensi (e così poi è) che tanto loro mettono a tua disposizione cose per le quali hanno pagato. In molti casi poi c'è anche il piacere di essere il primo ad avere e quindi a distribuire un certo contenuto.
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