La cosa strana dei film di Lang è che anche quando sono girati negli anni '50, sembrano sempre film di fine anni '30. Sarà il particolare tipo di fotografia, o il taglio personalissimo del regista, fatto sta che a prescindere dall'anno il suo cinema (sonoro) sembra imbrigliato in un'epoca precisa. Ma non è necessariamente un male.
Quando La Città Dorme in particolare è uno dei film più divaganti del regista tedesco. Partendo da una trama gialla, si addentra sempre di più nelle dinamiche del gruppo di personaggi che mette in scena. Con un progressivo disinteresse verso le dinamiche di svelamento dell'assassino del caso (che tanto è chiaro allo spettatore da subito) e un avvicinamento graduale alla corruzione, agli intrighi e alla perdizione del "sistema giornale", paradigmatico di sistemi più alti, Lang indaga le figure umane come spesso gli accade, in uno scontro di intelligenze, di piani e di sotterfugi.
In questo suo mondo di furbizie e strategie poi un posto d'onore spetta alle donne (le leve del noir) al tempo stesso manipolatrici per eccellenza e strumenti della manipolazione altrui.
E' bellissimo vedere come lo stile di Lang rimanga sempre uguale, sempre rigoroso e ortodosso ma sia capace di adattarsi, anzi di adattare a sè diversi contesti, diverse situazioni, tutte filiazioni del suo modo di vedere il mondo. Tutta l'esperienza dell'espressionismo e di quel modo di mettere in scena con il passare del tempo si asciugano sempre di più, perde ogni orpello e rimane soltanto ciò che è veramente indispensabile.
Quando La Città Dorme in particolare è uno dei film più divaganti del regista tedesco. Partendo da una trama gialla, si addentra sempre di più nelle dinamiche del gruppo di personaggi che mette in scena. Con un progressivo disinteresse verso le dinamiche di svelamento dell'assassino del caso (che tanto è chiaro allo spettatore da subito) e un avvicinamento graduale alla corruzione, agli intrighi e alla perdizione del "sistema giornale", paradigmatico di sistemi più alti, Lang indaga le figure umane come spesso gli accade, in uno scontro di intelligenze, di piani e di sotterfugi.
In questo suo mondo di furbizie e strategie poi un posto d'onore spetta alle donne (le leve del noir) al tempo stesso manipolatrici per eccellenza e strumenti della manipolazione altrui.
E' bellissimo vedere come lo stile di Lang rimanga sempre uguale, sempre rigoroso e ortodosso ma sia capace di adattarsi, anzi di adattare a sè diversi contesti, diverse situazioni, tutte filiazioni del suo modo di vedere il mondo. Tutta l'esperienza dell'espressionismo e di quel modo di mettere in scena con il passare del tempo si asciugano sempre di più, perde ogni orpello e rimane soltanto ciò che è veramente indispensabile.
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