Che sorpresa Be Kind Rewind! Dopo il fiacchissimo L'Arte Del Sogno mi ero fatto l'idea che senza una mano forte come quella di Charlie Kaufman alla sceneggiatura Michel Gondry non fosse in grado di incanalare virtuosamente le sue ossessioni per gli effetti poveri, per la finzione esposta e per l'unione di digitale e artigianale. Invece realizza ora un film di una complessità e godibilità altissime.
Be Kind Rewind ha infatti il raro pregio di diversi livelli di lettura, dal più immediato e divertente (anche per un grande Jack Black) della commedia favolistica dove il piccolo lotta contro il grande, al più raffinato del continuo esporre diversi modi in cui moderno e antico non solo convivono ma creano nuovi significati fino alla più generale riflessione sulla forza del falso.
Nel film finalmente tutto ciò che Gondry ha sempre messo in scena (personaggi stralunati, universo microscopico, carta e cartone, sentimentalismo da pianerottolo e amore per il fantastico) diventa credibile passando dalla prospettiva ombelicale e autoconsolatoria di L'Arte Del Sogno ad una riflessione davvero più globale.
Ma anche a livello di regia i mille trucchi di cui il film è zeppo sono invisibili e non esposti solo quando digitali mentre sono messi in scena sempre quando artigianali. Il mostruoso e impossibile carrello iniziale che passa dal totale della città al particolare del muro ne è solo un esempio, come lo sono i molti momenti in cui per raccontare dei tanti film maroccati Gondry utilizza dei finti pianisequenza con cesure digitali invisibili. Tutte cose che non sono novità per lui in quanto presenti nella sua produzione di videoclip (alcuni ripresi pari pari), ma che finalmente sono al servizio della storia.
Gondry non inneggia al vecchio stile del cinema ma ad una nuova unione, al fatto che il cinema digitale e i suoi effetti non sono diversi dagli effetti artigianali e le due cose possono convivere, cosa che raggiunge la punta massima anche nella trama quando il film documentario su Fats Weller tutto girato in maniera amatoriale e artigianale è proiettato con un proiettore digitale di ultima generazione.
Basandosi su una trama basilare (i cattivi vogliono distruggere il vecchio videonoleggio di VHS pieno di cuore e con clienti affezionati) Gondry parla d'altro, di cose di cui ha sempre parlato cioè della necessità di rendere gli spettatori partecipi dei sistemi di racconto. Quando Jack Black è magnetizzato e passa vicino alla macchina da presa questa fa un difetto come se l'attore fosse davvero magnetizzato mentre gira il film, gli spezzoni del documentario in bianco e nero mostrati lungo il film sono poi rivisti dal punto di vista del set spiegando indirettamente come è stato fatto ogni effetto (stupendo quello del pianoforte con i vari tromboni che escono), nella trama gli spettatori partecipano alla creazione dei film e questo gli dà un valore aggiunto e via dicendo.
Tutto Be Kind Rewind è una messa in mostra dei meccanismi del cinema per dimostrare che squarciare il velo di Maya non implica necessariamente una rinuncia alla falsità del racconto (componente per Gondry fondamentale come dimostra la parte finale su Fats Weller), anzi è un'occasione per essere ancor più falsi e quindi più cinematografici!
Be Kind Rewind ha infatti il raro pregio di diversi livelli di lettura, dal più immediato e divertente (anche per un grande Jack Black) della commedia favolistica dove il piccolo lotta contro il grande, al più raffinato del continuo esporre diversi modi in cui moderno e antico non solo convivono ma creano nuovi significati fino alla più generale riflessione sulla forza del falso.
Nel film finalmente tutto ciò che Gondry ha sempre messo in scena (personaggi stralunati, universo microscopico, carta e cartone, sentimentalismo da pianerottolo e amore per il fantastico) diventa credibile passando dalla prospettiva ombelicale e autoconsolatoria di L'Arte Del Sogno ad una riflessione davvero più globale.
Ma anche a livello di regia i mille trucchi di cui il film è zeppo sono invisibili e non esposti solo quando digitali mentre sono messi in scena sempre quando artigianali. Il mostruoso e impossibile carrello iniziale che passa dal totale della città al particolare del muro ne è solo un esempio, come lo sono i molti momenti in cui per raccontare dei tanti film maroccati Gondry utilizza dei finti pianisequenza con cesure digitali invisibili. Tutte cose che non sono novità per lui in quanto presenti nella sua produzione di videoclip (alcuni ripresi pari pari), ma che finalmente sono al servizio della storia.
Gondry non inneggia al vecchio stile del cinema ma ad una nuova unione, al fatto che il cinema digitale e i suoi effetti non sono diversi dagli effetti artigianali e le due cose possono convivere, cosa che raggiunge la punta massima anche nella trama quando il film documentario su Fats Weller tutto girato in maniera amatoriale e artigianale è proiettato con un proiettore digitale di ultima generazione.
Basandosi su una trama basilare (i cattivi vogliono distruggere il vecchio videonoleggio di VHS pieno di cuore e con clienti affezionati) Gondry parla d'altro, di cose di cui ha sempre parlato cioè della necessità di rendere gli spettatori partecipi dei sistemi di racconto. Quando Jack Black è magnetizzato e passa vicino alla macchina da presa questa fa un difetto come se l'attore fosse davvero magnetizzato mentre gira il film, gli spezzoni del documentario in bianco e nero mostrati lungo il film sono poi rivisti dal punto di vista del set spiegando indirettamente come è stato fatto ogni effetto (stupendo quello del pianoforte con i vari tromboni che escono), nella trama gli spettatori partecipano alla creazione dei film e questo gli dà un valore aggiunto e via dicendo.
Tutto Be Kind Rewind è una messa in mostra dei meccanismi del cinema per dimostrare che squarciare il velo di Maya non implica necessariamente una rinuncia alla falsità del racconto (componente per Gondry fondamentale come dimostra la parte finale su Fats Weller), anzi è un'occasione per essere ancor più falsi e quindi più cinematografici!
10 commenti:
Divertente e tutto matto!
Uno di quei film che rivedrò sicuramente a casa con chi se l'è perso, quel genere di film in cui ogni volta che lo rivedi ridi e ti diverti come se fosse la prima visione. Entusiasmante.
Anche a me e' piaciuto molto anche se in passato non sono stato molto tenero con Gondry
Nemmeno io quando lo meritava.
L'Arte Del Sogno e Human Nature proprio non li ho sopportati.
If there's something strange
In the neighborhood
Well who ya gonna call?
GHOSTBUSTERS!
Regia di Ivan Reitman con Bill Murray e tanti altri attori
ma cos'è ti lanciano guanti di sfida che tu accetti subito?
Mi fa piacere che ti sia piaciuto,
te lo avevo pompato tantissimo.
A stasera
No sono frasi del film, se non lo vedi non si capisce
Si infatti anche io temo per i film che ti ho pompato. Ricroda Jacques Audiard.
http://www.youtube.com/watch?v=-B0dJQ35rDs
perdonami la scarsa tempestività, ma avevi visto questo?
I'm in love.
ah si l'avevo visto
stupendo
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