Si tratta di una serie ancora in corso (e siamo anche arrivati ad una svolta fondamentale!) che è l'adattamento di un lungometraggio indipendente del 2005. La serie infatti è dotata di un budget più alto della media (tra i 5000 e i 7000 dollari) ed è girata in maniera molto più narrativa e cinematografica del solito (schermo in 16:9 grazie al player di Blip, fotografia curatissima, un montaggio che guarda a quello scelto da Ang Lee per il suo Hulk, variazioni cromatiche differenti da ambiente ad ambiente, scenografia non improvvisata ma costruita ecc ecc.).
La storia è quella di un ragazzo (interpretato da Christopher Preksta, il regista e creatore del progetto) mediamente insignificante ed annoiato che decide di costruire a tavolino un supereroe che sia reale. Non intende "diventare" un supereroe ma "impersonarlo" e per fare questo disegna un costume, idea un nome e inscena finti crimini a cui arriva prontamente a porre rimedio (con ovvia goffaggine e amatorialità scatenando risse scandite da rumori fumettistici).
Col procedere degli episodi la complessità delle messe in scena supereroistiche aumenta, altra gente entra nel gruppo per cambiare banditi ed elaborare finte rapine sempre più veritiere, è a quel punto però che il meccanismo comincia ad incepparsi.
La serie proprio per la sua provenienza cinematografica è fatta di episodi lunghi, mediamente 11 minuti (ma molto appassionanti), che escono con cadenza bisettimanale ma che scorrono rapidamente grazie non solo ad una regia molto più professionale della media, ma anche ad una scrittura abile e arguta. Anche Captain Blasto è una serie a sfondo comico (e non potrebbe essere altrimenti data la storia) ma venata di una malinconia e di una complessità tutte particolari, dimostrando che se la si spezzetta in piccoli tronchi una buona sceneggiatura non perde necessariamente di efficacia.
I personaggi che inscenano queste recite per convincere l'opinione pubblica della presenza di un vigilante, sono per lo più derelitti, emarginati, insoddisfatti dalla vita e (specialmente il protagonista) fanno tutto per regalare agli altri quell'emozione che avrebbero voluto vivere in prima persona: sapere che i supereroi esistono.
In questo senso la serie dunque non è strettamente sui supereroi ma su chi legge le loro storie.
La storia è quella di un ragazzo (interpretato da Christopher Preksta, il regista e creatore del progetto) mediamente insignificante ed annoiato che decide di costruire a tavolino un supereroe che sia reale. Non intende "diventare" un supereroe ma "impersonarlo" e per fare questo disegna un costume, idea un nome e inscena finti crimini a cui arriva prontamente a porre rimedio (con ovvia goffaggine e amatorialità scatenando risse scandite da rumori fumettistici).
Col procedere degli episodi la complessità delle messe in scena supereroistiche aumenta, altra gente entra nel gruppo per cambiare banditi ed elaborare finte rapine sempre più veritiere, è a quel punto però che il meccanismo comincia ad incepparsi.
La serie proprio per la sua provenienza cinematografica è fatta di episodi lunghi, mediamente 11 minuti (ma molto appassionanti), che escono con cadenza bisettimanale ma che scorrono rapidamente grazie non solo ad una regia molto più professionale della media, ma anche ad una scrittura abile e arguta. Anche Captain Blasto è una serie a sfondo comico (e non potrebbe essere altrimenti data la storia) ma venata di una malinconia e di una complessità tutte particolari, dimostrando che se la si spezzetta in piccoli tronchi una buona sceneggiatura non perde necessariamente di efficacia.
I personaggi che inscenano queste recite per convincere l'opinione pubblica della presenza di un vigilante, sono per lo più derelitti, emarginati, insoddisfatti dalla vita e (specialmente il protagonista) fanno tutto per regalare agli altri quell'emozione che avrebbero voluto vivere in prima persona: sapere che i supereroi esistono.
In questo senso la serie dunque non è strettamente sui supereroi ma su chi legge le loro storie.
Nessun commento:
Posta un commento