Il sempre solerte Massimo Mantellini lunedì su Punto Informatico si è fatto delle
domande legittime su Facebook, sulle sue potenzialità, sulla sua durata ai vertici dell’interesse di molti internauti e sulla sua curva di adozione.
Stranamente rispetto al solito però non mi sono trovato in quello che leggevo già dagli assunti di partenza, ovvero quando afferma che si stia registrando ora il boom di Facebook e che il social network sia in molti casi utilizzato come una internet in miniatura, una riduzione dell’ampiezza di possibilità della rete.
Non mi ritrovo in simili assunti perchè probabilmente appartengo ad un’altra fascia d’età, quella più cruciale per il social network...
Anche io come molti non possiedo dati precisi e sono costretto a basarmi su quello che vedo, quindi sulla mia attività, quella dei miei contatti e quella dei contatti dei miei contatti, in sostanza su come ho visto evolversi il mondo di Facebook dal mio punto di vista.
E dal mio punto di vista la crescita del social network ha da molto passato il momento di apice che è stato all’incirca nella primavera scorsa, quando sempre più utenti aprivano un account e sempre più iniziative trovavano sbocco sul network.
Questo per dire che il modo di usare la rete e soprattutto di promuoverne le possibilità varia molto in base all’età e alle dinamiche sociali collegate appunto alla fascia demografica.
Questione di gruppi sociali probabilmente. Perchè la vera caratteristica di molti altri servizi come Facebook è che la loro diffusione avviene principalmente fuori dalla rete, attraverso il passaparola e le discussioni reali che poi sfociano nell’apertura di un nuovo account da parte di persone che solitamete non sono così attente alle dinamiche di internet. Se così non fosse Facebook non avrebbe coinvolto così tante persone che di rete spesso non sanno nulla e non se ne interessano (anche con un certo vanto).
Come già i messenger in precedenza Facebook sta alfabetizzando un numero impressionante di persone alle potenzialità e alle virtù della rete facendo leva sulla socialità, e più in là di altri servizi social Facebook è particolarmente ancorato alla realtà.
Mantellini addirittura arriva ad affermare che è più proficuo un blog come filtro sociale rispetto ad un qualsiasi social network, poichè nell’utilizzo di quest’ultimo sta una svalutazione del “contatto”, cioè molte persone vengono aggiunte come amici e quindi quel concetto si svilisce. Anche qui devo dissentire poichè il blog prevede “un’attività” molto superiore rispetto al social network che invece è più la presenza in rete che dovrebbe essere garantita ad ognuno. I blog non possono essere vetrine, i social network si, i blog non possono essere tanti perchè non tutti hanno la voglia di farne uno ma gli account Facebook possono essere anche essere uno per ognuno, un account Facebook può davvero essere un riferimento serio ed affidabile su un utente. Un blog no. Un blog vive della contraddizione dell'identità in rete, è tenuto spesso sotto avatar e quindi totalmente slegato dalla realtà, è frequentato da commentatori e lettori che non si conoscono e interagiscono unicamente in rete. Facebook è l'opposto.
Il punto è che non tutti sono rintracciabili in rete, non che sia un male ben intenso ma semplicemente avere una propria presenza in rete, un luogo dal quale dare informazioni su se stessi che siano corrette, aggiornate e affidabili è semplicemente un accorgimento utile a controllare la propria immagine in un mondo che è sempre più determinante e consultato.
Mi sembra da pazzi decidere scientemente di non sapere o non voler controllare cosa di sè sia possibile derivare da un ricerca in rete.
Facebook tra le molte cose è anche questo e per una fascia che non potrebbe fare altrimenti: è forse il più efficace strumento attuale per il controllo della propria identità in rete. Un sistema che non replica la rete in versione mignon, ma semmai la vita reale in versione mignon.
Tutti quei contatti sono frutto di relazioni esterne ad internet nel 90% dei casi e sono simbolo di uno stile di vita (chi ha 500 contatti e chi ne sceglie 100, chi installa mille applicazioni, chi ti assilla e chi sta a guardare).
Mantellini parla del valore di un collegamento ed è una cosa sacrosanta ma non calcola chi non dà questo valore ai collegamenti preferendo la quantità alla qualità, cioè la maggior parte delle persone. Facebook non è fatto per questo ma dà a queste persone la possibilità di rispecchiarsi in rete e agli altri quella di evitarli.
7 commenti:
facebook non mi avrai.
e sbagli.
perchè se cerco il tuo nome su google i risultati girano intorno ad un maestro di shiatsu. E non è il massimo non poter controllare cosa risulta da una ricerca fatta sul proprio nome in un'epoca in cui la cosa è una pratica lavorativa usuale.
cazzo.
speravo non trapelasse.
E va bene.
Sono un fottuto maestro di shiatsu.
Da bambino pensavo fossero come i cazzo di "tsubo" di ken il guerriero e mi sono fatto fottere.
E cmq posso fare del male anche con lo shiatsu.
e adesso cosa diavolo è lo shiatsu?
roba da sciamani.
me coglioni
negromanti ti ispira di più?
Solo che non ha un cazzo a che vedere con i fottuti negromanti.
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