E’ l’ultimo. L’ultimo di Clint da attore, non reciterà più e si congeda con un ruolo che più tipico non ci può essere. Una carriera esplosa con un fucile in mano e finita con un fucile in mano, simbolo di quell’America che ha rappresentato anche come sindaco repubblicano.
Gran Torino è un film di Eastwood al 100% (e quale non lo è??) in linea con quelli dell’ultimo periodo, il migliore. Cinema purissimo per il quale la critica va sempre matta e il pubblico solo a tratti. Un racconto senza nessun fronzolo, che sa prendersi con ironia ma anche andare a fondo senza risparmiare momenti duri, che sa commuovere e che soprattutto fa tutte quelle cose che indichiamo come l’ideale del cinema. Emoziona, ritrae un contesto sociale, una serie di personaggi complessi e pone delle domande invece che dare delle risposte. Tutto senza sottolineare la propria presenza di regista ma attraverso il racconto di una storia lineare e dotata di un intreccio forte, di una trama appassionante.
Più simile al solco di Gli Spietati e Million Dollar Baby, altri film dove Eastwood si pone come protagonista della pellicola, Gran Torino propone la classica dinamica eastwoodiana degli esclusi, gli outsider della società per un motivo o per l’altro, dotati di una famiglia odiosa e anaffettiva a cui rimangono lavoro e ricordi.
La trama di Gran Torino unisce un vecchio scorbutico, incattivito dalla vita che odia tutti perchè non si adeguano ai suoi valori e un ragazzo emarginato perchè dotato di una sensibilità diversa dagli altri, le famiglie immigrate e le vecchia America (anch’essa immigrata ma di un’altra generazione). Un film dove per tutti c’è un epiteto che si riferisce alla propria razza o etnia.
E sempre in linea con quanto fatto ultimamente da Eastwood c’è il rapporto problematico con la religione, riparo, scusante, ipocrisia ma in un certo senso anche salvezza personale dalle paure che perseguitano ognuno nella notte.
Se gli si vuol trovare dei difetti tuttavia io li cercherei nel modo molto sbrigativo con cui risolve i contrasti tra uomini, i voltafaccia un po’ improvvisati e poco metabolizzati e l’insistita metafora cristologica finale.
Perchè su tutto come sempre trionfano gli uomini e l’individualismo americano disincantato, il cowboy solitario, armato (ma anche disarmato) che risolve i problemi che lui stesso ha creato come in Gli Spietati. Non è di certo un film ottimista, non raggiunge la cristallina perfezione di Million Dollar Baby ma riconcilia davvero con il cinema.
Gran Torino è un film di Eastwood al 100% (e quale non lo è??) in linea con quelli dell’ultimo periodo, il migliore. Cinema purissimo per il quale la critica va sempre matta e il pubblico solo a tratti. Un racconto senza nessun fronzolo, che sa prendersi con ironia ma anche andare a fondo senza risparmiare momenti duri, che sa commuovere e che soprattutto fa tutte quelle cose che indichiamo come l’ideale del cinema. Emoziona, ritrae un contesto sociale, una serie di personaggi complessi e pone delle domande invece che dare delle risposte. Tutto senza sottolineare la propria presenza di regista ma attraverso il racconto di una storia lineare e dotata di un intreccio forte, di una trama appassionante.
Più simile al solco di Gli Spietati e Million Dollar Baby, altri film dove Eastwood si pone come protagonista della pellicola, Gran Torino propone la classica dinamica eastwoodiana degli esclusi, gli outsider della società per un motivo o per l’altro, dotati di una famiglia odiosa e anaffettiva a cui rimangono lavoro e ricordi.
La trama di Gran Torino unisce un vecchio scorbutico, incattivito dalla vita che odia tutti perchè non si adeguano ai suoi valori e un ragazzo emarginato perchè dotato di una sensibilità diversa dagli altri, le famiglie immigrate e le vecchia America (anch’essa immigrata ma di un’altra generazione). Un film dove per tutti c’è un epiteto che si riferisce alla propria razza o etnia.
E sempre in linea con quanto fatto ultimamente da Eastwood c’è il rapporto problematico con la religione, riparo, scusante, ipocrisia ma in un certo senso anche salvezza personale dalle paure che perseguitano ognuno nella notte.
Se gli si vuol trovare dei difetti tuttavia io li cercherei nel modo molto sbrigativo con cui risolve i contrasti tra uomini, i voltafaccia un po’ improvvisati e poco metabolizzati e l’insistita metafora cristologica finale.
Perchè su tutto come sempre trionfano gli uomini e l’individualismo americano disincantato, il cowboy solitario, armato (ma anche disarmato) che risolve i problemi che lui stesso ha creato come in Gli Spietati. Non è di certo un film ottimista, non raggiunge la cristallina perfezione di Million Dollar Baby ma riconcilia davvero con il cinema.
29 commenti:
Io su questo film ho molte aspettative, e poi il buon Clint ultimamente non mi delude mai e non sbaglia un colpo, a me francamente Changelling è piaciuto moltissimo(mi pare a te no)...tu cosa ne pensi dei suoi film in generale? secondo me da Mystic River (incluso) in poi è impeccabile, solo capolavori mentre di quelli più vecchi mi piace Gli Spietati che secondo me è un altro capolavoro (io poi odio i western ma questo è veramente strepitoso)...
ehi....
Clint ha cominciato con una pistola in mano non un fucile.
Il fucile lo aveva Gian Maria Volontè.
"Quando un uomo con una pistola incontra un uomo con un fucile, l'uomo con la pistola è un uomo morto".
Changeling mi è piaciuto ma senza esagerare. Non ho amato molto il dittico su Iwo Jima ma in compenso sono matto d'amore per Million Dollar Baby e mi piace molto anche Gli Spietati.
Secondo me comunque anche negli anni '80 la carriera registica di Clint ha delle perle da riscoprire, dirette benissimo.
Mystic River?
A che film ti riferisci degli anni '80?
A me Clint piace da matti, e gli Spietati è un capolavoro assoluto. Ma non sempre le sceneggiature dei suoi film, anche i più celebrati, sono all'altezza secondo me. Possibile che nessuno abbia mai notato le evidenti lacune nello script di Mystic River?
Tra i miei fim preferiti, comunque, anche I ponti di Madison County, un film che potrebbe far piangere persino il Compatto.
Attesa spasmodica per questo film.
Ale55andra
il compatto ha pianto solo quando è morto Apollo Creed.
Mystic River mi piace ma non mi ha mai fatto impazzire.
Il cinema degli anni '80 di clint che amo è Bird, Honky Tonky Man e Gunny.
E sui ponti di madison county davvero non so esprimermi, dovrei rivederlo...
Il compatto piange solo quando muore l'ultimo dei vermoni in tremors.
Se andiamo al periodo prima degli Spietati (ovvero prima della sua definitiva consacrazione come grande regista) mi piacciono gli western come Il cavaliere pallido, Lo straniero senza nome, o Il texano dagli occhi di ghiaccio.
no invece a me quelli piacciono meno...
e cmq di cristallino ci trovo un bel pò di roba lì dentro
Secondo me non è inesorabile come Million Dollar Baby che è sullo stesso solco ma ancora più dritto al punto. Ancora più implacabile.
Le ultime volte che sono andato al cinema erano per questo regista e attore. Magari ci torno anche per Gran Torino...Sei sicuro che non voglia più recitare? Il film su Callaghan, sul quale c'era qualche rumor, sarà allora interpretato da qualcun'altro, magari un prequel?
Il link all'ultimo questionario del Torneo dei film:
http://spreadsheets.google.com/viewform?hl=it&formkey=cDhtazMwUm1KaUEwQXhYQXoyWl9nRlE6MA..
frankie666 ha scritto:
Clint ha cominciato con una pistola in mano non un fucile.
Il fucile lo aveva Gian Maria Volontè.
"Quando un uomo con una pistola incontra un uomo con un fucile, l'uomo con la pistola è un uomo morto".
Parker non puoi fare passare queste cose. Il fucile ce l'ha Lee Van Cleef.
Comunque ho visto il trailer di questo filma appena ieri. Aveva una somiglianza inquietante con quel trailer satirico sempre su Eastwood, quello realizzato con un collage di sue facce ringhianti.
Però quella frase ("ogni tanto passa qualcuno che non deve essere provocato" o qualcosa di simile) mi ha conquistato.
beh a rigor di logica ha ragione frankie. In Per un pugno di dollari, che è il primo con Leone, non c'è Lee van Cleef ma Volontè con il fucile. "Al cuore Ramòn!"
Ma io "ha cominciato con un fucile in mano" lo dicevo simbolicamente
Bè, allora dovremmo dire che ne Il buono, il brutto e il cattivo il fucile ce l'ha Eastwood (sto fucile ce l'hanno un po' tutti).
Ma il punto è che la citazione di Frankie è presa da Per qualche dollaro in più e lì si fa riferimento a Lee Van Cleef come "uomo col fucile".
si su questo devo dare ragione a te
siete sicuri vero?
Io sono stra convinto che sia di Per Un Pugno Di Dollari...
In effetti su wikipedia e IMDB la citazione è attribuita a un pugno di dollari. Non è che è ripetuta in qualche dollaro in più..? Scena del cappello?
(tento di salvarmi in corner)
Appena tornato dal cinema. Non è il classico film drammatico di Eastwood perché si ride molte volte, forse a sproposito (secondo voi la seconda scena del barbiere è improvvisata?). Il finale mi sembra un commiato, e forse Clint fa un omaggio a qualcuno citato di fatto nei commenti. Adesso c'è da sperare che ci ripensi e che voglia fare un altro Callaghan....
in molti eastwood drammatici si ride, specialmente se c'è lui, come million dollar baby.
sì, direi che questo, con THE WRESTLER, è l'unico film di questo primo trimestre 2009 che mi ha convinto.
ah, no, anche LASCIAMI ENTRARE
io ci metto anche ponyo e two lovers
"Se gli si vuol trovare dei difetti tuttavia io li cercherei nel modo molto sbrigativo con cui risolve i contrasti tra uomini, i voltafaccia un po’ improvvisati e poco metabolizzati e l’insistita metafora cristologica finale."
Anche io ho notato queste cose. L'ho visto ieri, molto bello comunque. Inoltre, pure avendo visto film molto più violenti, questo mi ha un po' scosso. A dimostrazione che la rappresentazione della violenza nei film è qualcosa che segue dinamiche molto diverse.
si la violenza, come tutte le cose, è una questione di costruzione del racconto è una sensazione che si rende incastrandola in un ambiente ad essa proprizio.
E' più violento uno schiaffo in un film qualsiasi di Cronenberg che un colpo di pistola in pieno volto in un qualsiasi film di Eli Roth.
Sì, è così. Poi c'è un film che secondo me tocca un apice per questa cosa della rappresentazione della violenza: perché è crudo, a tratti realistico, ma allo stesso tempo non mette in mostra macelleria, e non sciocca lo spettatore, non mavvolgendolo con sentimenti distruttivi. E' quasi una violenza purificatrice.
Sto parlando de L'ultimo dei mohicani (quello con Daniel Day-Lewis).
capisco che intendi. Parla di un mondo crudo, mostra un mondo crudo, ma non è crudo.
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