Sempre impressionante nel rigore e nella secca esattezza dei suoi ragionamenti
in Italia oggi i modi di fare cinema sono principalmente due: il cinema dell'immagine (come Il divo e Gomorra, che hanno la loro importanza non per i temi che trattano ma per la forma che mettono in scena) che è quello che vorrei fare anche io, quello dove il regista pensa alla forma. E poi ce il cinema del contenuto, solitamente commedie dove la storia e i dialoghi sono più importanti. Alcuni ottimi esempi sono i film di Paolo Virzì ma anche Ozpetek, Comencini ecc. ecc. io in questa categoria non mi ci vedo e quindi anche i temi che loro affrontano (i problemi della famiglia borghese sostanzialmente) non mi interessano proprio sia come spettatore che come cittadino.
Viviamo in un mondo diverso dall'Italia del dopoguerra, raccontiamo cose meno interessanti riguardo una società che è come tutte le altre occidentali. Affrontiamo oggi problemi che le altre società avevano anni e anni fa e quindi arriviamo in ritardo su tutto. Che interesse possiamo avere per gli stranieri? Le cose che più hanno girato negli ultimi anni sono tutte ambientate nel passato.
12 commenti:
il cinema dell'immagine (come Il divo e Gomorra, che hanno la loro importanza non per i temi che trattano ma per la forma che mettono in scena)
...e che però la gente va a vedere per il contenuto che mettono in scena.
Infatti come dicotomia mi pare eccessiva
Io non sono però del tutto d'accordo.
Fare cinema di contenuti non significa mica parlare soltanto della realtà che ci circonda e dei problemi della società. Anche il cinema di genere è cinema di contenuti: i film di fantascienza, i noir, i western, per esempio. La forma la si aggiunge dopo, "sopra" i contenuti, ma se questi non ci sono non c'è forma che regge. E infatti io preferisco i cineasti di sostanza che quelli che quelli troppo attenti all'immagine (poi se ci sono entrambe le cose è meglio, ovvio).
fabio: la gente può andarli a vedere per quello che vuole (e del resto lo fa) questo però non ha nulla a che vedere con la categorizzazione o l'importanza che gli dà chi di cinema vive.
Thomas: si certo che è estrema, nessun film è solo uno o solo altro. Si cerca però di individuare quale componente sia la più pesante.
Christian: non credo. Credo che il cinema di genere, poggiando su un impianto fisso, su uno scheletro fatto di maschere, ruoli, ambienti e canoni fissati (benchè variabili), viva poi realmente di immagini. O meglio. Un film di genere da 4 soldi vivrà di trama, ma per diventare alto, al racconto delle dinamiche note va accostato un universo immaginifico d'eccezione.
Indubbiamente "Gomorra" e "Il divo" sono cinema d'immagine. L'immagine sporca e immonda dell'Italia; l'immagine pruriginosa e arrugginita; l'immagine che colpisce la parte di fantasia malata dello spettatore.
Non vorrei dovermi accontentare di compatire l'Italia, invece di osservare le sue piaghe colme di pus pronte per essere mondate.
Mi piacerebbe vedere un film su un problema "piccolo", così da potermi indignare con qualche speranza di rivalsa.
non condivido l'ultimo paragrago. Il discorso che affrontiamo tematiche che per gli altri sono vecchi, e che quindi giustificano il fatto che il nostro cinema e poco esportabile non mi convince molto...
limo: fai però lo stesso discorso che ferrario osteggia. cioè il punto non è quello che gomorra e il divo raccontano quanto come lo raccontino, attraverso quali immagini.
frankie: però alla fine le uniche cose esportate in questi anni sono stato mediterraneo, la vita è bella, nuovo cinema paradiso ecc. ecc. tutte cose che trattano temi d'altri tempi.
@gparker
questo però non ha nulla a che vedere con la categorizzazione o l'importanza che gli dà chi di cinema vive
Certo... non ha a che vedere, e la critica va giustamente per conto suo. Però forse ha a che vedere con le scelte fatte a monte.
Per esemplificare: che la gente sia andata a vedere il Divo perché era il film su Andreotti al critico non gliene fregherà niente, ma a chi ha fatto e prodotto il film sì, perché il film doveva pur sempre incassare.
@frankie
Sì, pure a me pare una affermazione un po' riduzionista...
si ok, ma che centra?
Cioè è vero che la gente va a vedere Il Divo prima perchè parla di Andreotti e poi perchè è diretto da Sorrentino. Ma riguardo al discorso e alla divisione fatta da Ferrario che centrava quell'appunto?
Ma non è una critica o una obiezione a quello che dice Ferrario... notavo solo che è curioso che proprio i due film di cinema dell'immagine più rappresentativi degli ultimi anni abbiano avuto successo per il tema trattato.
Lo notavo più per dire che in Italia siamo ancora ammalati di contenutismo, e non deve stupire se si finisce per sfruttare questa fissa anche per proporre film come il Divo o Gomorra.
secondo me il problema non è il tema, ma come lo tratti...
ok
allora siamo daccordo
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