Visto in originale la battaglia dei tre regni è un filmone in due parti (andate separatamente in sala) da circa 150 minuti ciascuna per un totale di 5 ore.
Non si tratta di un film fiume dove accadono molte cose, ma di un film normale in cui ogni scena dura molto, in cui ci sono parecchie battaglie e nel quale uno scontro diretto tra due eserciti (si racconta di 3-4 battaglie marginali e poi della preparazione e dell'arrivo dell'effettivo grande incontro) è raccontato con calma e dovizia di particolari. In questo senso è un film fuori dai canoni perchè non annoia nonostante i suoi tempi palesemente dilatati.
In Italia tutto questo si perde perchè da noi Red Cliff parte 1 e parte 2 escono compressi in un unico film da 150 minuti.
La sensazione, vedendo l'edizione italiana dopo aver visto i due originali, è di trovarsi di fronte ad un'ampia sintesi. I tagli sono in linea di massima indolori per scene e personaggi, se si eccettuano la storia d'amore della sorella del generale protagonista e alcuni momenti puramente asiatici che sarebbero di difficile comprensione in occidente per il resto c'è tutto, solo scorciato. Qua e là mancano piccole scene e tutto è riassunto il più possibile.
Il risultato è che bene o male nessun tema viene trascurato ma la costruzione epica e sentimentale è inesistente. I medesimi momenti non hanno il medesimo valore perchè non sono stati costruiti adeguatamente come era previsto, così i personaggi non hanno lo spessore che dovrebbero e tutto il respiro del film ne risente (e in un film del genere il respiro é tutto).
Lo strano dell'opera infatti è come sia in fondo un film occidentale (non a caso si tratta di un regista che lavora ormai da decenni in America), come nonostante alcune concessioni al mondo asiatico (alcuni valori a noi sconosciuti, una certa esaltazione della massa e una morale che guarda alla filosofia orientale) in fondo si tratti di un film dove l'individualismo americano prevale. Se già John Woo nel suo periodo hongkongese guardava molto a quel tipo di epica e di eroismo virile, ora che fa un film al servizio dei grandi capitali cinesi mette in scena più o meno il medesimo mondo mascherandolo un po' di più.
Non ci sono stecchini tra i denti ma sempre lì siamo.
Nonostante tanto si indugi sugli sconfinati eserciti e su come dalla loro padronanza derivino le possibilità di vittoria, alla fine è su poche personalità straordinarie che risiede davvero la storia, sulla loro capacità di fare la differenza anche da soli. Questa purtroppo è un'altra delle molte cose che l'edizione italiana trascura, intenta com'è ad accorciare i tempi.
Ad ogni modo è da storia del cinema il modo inedito con cui John Woo riesce a rendere la complessa vastità di un esercito schierato, la sua eterogeneità, la sua grandezza e la sua espansione sul suolo. Una dimostrazione di come il cinema (con il suo schermo ridotto in grado di inquadrare solo una parte del totale) possa comunque riuscire a suggerire la vastità partendo dal particolare.
Non si tratta di un film fiume dove accadono molte cose, ma di un film normale in cui ogni scena dura molto, in cui ci sono parecchie battaglie e nel quale uno scontro diretto tra due eserciti (si racconta di 3-4 battaglie marginali e poi della preparazione e dell'arrivo dell'effettivo grande incontro) è raccontato con calma e dovizia di particolari. In questo senso è un film fuori dai canoni perchè non annoia nonostante i suoi tempi palesemente dilatati.
In Italia tutto questo si perde perchè da noi Red Cliff parte 1 e parte 2 escono compressi in un unico film da 150 minuti.
La sensazione, vedendo l'edizione italiana dopo aver visto i due originali, è di trovarsi di fronte ad un'ampia sintesi. I tagli sono in linea di massima indolori per scene e personaggi, se si eccettuano la storia d'amore della sorella del generale protagonista e alcuni momenti puramente asiatici che sarebbero di difficile comprensione in occidente per il resto c'è tutto, solo scorciato. Qua e là mancano piccole scene e tutto è riassunto il più possibile.
Il risultato è che bene o male nessun tema viene trascurato ma la costruzione epica e sentimentale è inesistente. I medesimi momenti non hanno il medesimo valore perchè non sono stati costruiti adeguatamente come era previsto, così i personaggi non hanno lo spessore che dovrebbero e tutto il respiro del film ne risente (e in un film del genere il respiro é tutto).
Lo strano dell'opera infatti è come sia in fondo un film occidentale (non a caso si tratta di un regista che lavora ormai da decenni in America), come nonostante alcune concessioni al mondo asiatico (alcuni valori a noi sconosciuti, una certa esaltazione della massa e una morale che guarda alla filosofia orientale) in fondo si tratti di un film dove l'individualismo americano prevale. Se già John Woo nel suo periodo hongkongese guardava molto a quel tipo di epica e di eroismo virile, ora che fa un film al servizio dei grandi capitali cinesi mette in scena più o meno il medesimo mondo mascherandolo un po' di più.
Non ci sono stecchini tra i denti ma sempre lì siamo.
Nonostante tanto si indugi sugli sconfinati eserciti e su come dalla loro padronanza derivino le possibilità di vittoria, alla fine è su poche personalità straordinarie che risiede davvero la storia, sulla loro capacità di fare la differenza anche da soli. Questa purtroppo è un'altra delle molte cose che l'edizione italiana trascura, intenta com'è ad accorciare i tempi.
Ad ogni modo è da storia del cinema il modo inedito con cui John Woo riesce a rendere la complessa vastità di un esercito schierato, la sua eterogeneità, la sua grandezza e la sua espansione sul suolo. Una dimostrazione di come il cinema (con il suo schermo ridotto in grado di inquadrare solo una parte del totale) possa comunque riuscire a suggerire la vastità partendo dal particolare.
5 commenti:
13 commenti a moccia e niente per questo filmone
tze.
Cmq John Woo puro, amicizia maschile, cattivi veri, onore gloria e azione.
Certo io rimango affezionato alle pistole. Ma il ritorno in Cina gli ha fatto benissimo.
E pensare che ci doveva essere Chow Yun Fat
Eh ma c'è un grande Takeshi Kaneshiro. Comunque la versione italiana perde tutto il sentimentalismo virile e tutte le piccole ficate delle battaglie.
D'accordissimo soprattutto sul finale di questa recensione. Purtroppo io ho visto la versione ridotta, fatto sta comunque che mi è piaciuta moltissimo. L'ho trovato affascinante, coinvolgente ed emozionante.
Ale55andra
vero.
Però sul serio quella lunga funziona di più.
A me questo film sembra fare il paio con fearless. Ovvero i cinesi dimostrano che possono fare grandi film che non hanno nulla da invidiare a hollywood e sopratutto vogliono usare la celluloide per spiegare urbi et orbi che sono la super potenza del futuro. E non dobbiamo avere paura di loro.
Che ciò sia vero o meno, e io penso che sia vero, non è importante. E' imoportante invece riconoscere come il mito fondante della loro civiltà sia pari pari uguale all'iliade, come pur potendo contare su numeri spropositati non annullino la personalità individuale e come alla fine siano molto saggi e pervicacemente convinti che la pace sia preferibile alla guerra. Anche se sono capacissimi di fare la guerra.
Posta un commento