Io ve lo dico subito perciò poi non venitevi a lamentare: quest'ultimo film dei fratelli Coen è un vero capolavoro, il migliore della loro onorabile carriera, ma non vi piacerà.
Non piacerà a voi che volete che un film dia risposte, che volete uscire dalla sala pensando a quale sia la morale da trarre o cosa volessero dire gli autori, voi che se non si capisce come va a finire vi infastidite e che non sapete accettare che non è la trama a contare ma come essa ci venga raccontata. Non vi piacerà perchè questo film cerca un senso nel suo continuo gridare all'assenza di senso nella realtà e specialmente nelle storie che ci raccontiamo. Non vi piacerà perchè comincia con un antefatto, una storiella ebraica di una famiglia visitata da uno spirito, e per quanto vi sforzerete di trovare un senso al fatto che i Coen abbiano messo quella storia all'inizio del film non lo troverete o vi toccherà arrampicarvi sugli specchi, perchè un senso non c'è e quella storia è lì a dimostrare questo. Come molte altre delle storie raccontate nel film non insegna nulla.
L'impresa folle di fare un film per comunicare che le storie (e quindi i film) non hanno senso per le nostre vite è ciò che di più alto, audace e diretto i fratelli Coen abbiano mai tentato su un tema che caratterizza tutti i loro ultimi film. Eppure la storia di questo professore ebreo negli anni '60, quest'uomo serio, che sembra tanto un uomo che non c'era per quanto la sua vita è grigia, anonima, noiosa e per quanto la sua figura è evanescente a confronto della colorita umanità che lo circonda, è piena di eventi: a casa le cose vanno male, la moglie vuole divorziare, i figli fanno quello che vogliono, il fratello con problemi mentali si caccia continuamente nei guai, il vicino si prende le libertà che vuole con il suo giardino e al lavoro il tono non è migliore, uno studente lo minaccia e i superiori potrebbero non dargli l'agognata promozione.
Si ride e ci si preoccupa molto nel corso del film ma alla fine lo schermo nero con la dicitura "Un film di Joel e Ethan Coen" arriverà prima che le diverse storie si siano risolte, troncando una splendida sequenza che sembra far presagire altri risvolti nelle trame. Ecco quando arriverà quel momento con le note di "Somebody to love" dei Jefferson Airplane (canzone che risuona in tutto il film, ma senza motivo non temete!) e voi vi lamenterete perchè non saprete mai come andrà a finire la storia non venitevi a lamentare con me, io ve lo dico ora che le cose stanno così e che proprio per questo motivo questo film è il più grande che i fratelli Coen abbiano mai fatto. Perchè ha l'audacia di affermare il proprio intellettualismo senza remore, l'audacia di porsi un obiettivo altissimo e di raggiungerlo diventando un racconto di straordinaria moralità e valore che continuerà a farci ronzare in testa domande sul senso di quello che facciamo e di quello che guardiamo o leggiamo per mesi a venire (se non anni, ma quello dipende da voi).
A voi che lo sconsiglierete ai vostri amici determinando l'inevitabile insuccesso commerciale di quest'opera straordinaria chiedo almeno di provarci ad avvicinarvi a questo film con un po' di audacia e curiosità intellettuale per lasciarvi colpire a livello sensoriale(questa volta la fotografia non è di uno dei due fratelli come al solito ma del grandissimo Roger Deakins, ed è un orgasmo dopo l'altro) e a livello intellettuale da una storia piena di senso che grida all'assenza di senso nelle nostre vite.
Non piacerà a voi che volete che un film dia risposte, che volete uscire dalla sala pensando a quale sia la morale da trarre o cosa volessero dire gli autori, voi che se non si capisce come va a finire vi infastidite e che non sapete accettare che non è la trama a contare ma come essa ci venga raccontata. Non vi piacerà perchè questo film cerca un senso nel suo continuo gridare all'assenza di senso nella realtà e specialmente nelle storie che ci raccontiamo. Non vi piacerà perchè comincia con un antefatto, una storiella ebraica di una famiglia visitata da uno spirito, e per quanto vi sforzerete di trovare un senso al fatto che i Coen abbiano messo quella storia all'inizio del film non lo troverete o vi toccherà arrampicarvi sugli specchi, perchè un senso non c'è e quella storia è lì a dimostrare questo. Come molte altre delle storie raccontate nel film non insegna nulla.
L'impresa folle di fare un film per comunicare che le storie (e quindi i film) non hanno senso per le nostre vite è ciò che di più alto, audace e diretto i fratelli Coen abbiano mai tentato su un tema che caratterizza tutti i loro ultimi film. Eppure la storia di questo professore ebreo negli anni '60, quest'uomo serio, che sembra tanto un uomo che non c'era per quanto la sua vita è grigia, anonima, noiosa e per quanto la sua figura è evanescente a confronto della colorita umanità che lo circonda, è piena di eventi: a casa le cose vanno male, la moglie vuole divorziare, i figli fanno quello che vogliono, il fratello con problemi mentali si caccia continuamente nei guai, il vicino si prende le libertà che vuole con il suo giardino e al lavoro il tono non è migliore, uno studente lo minaccia e i superiori potrebbero non dargli l'agognata promozione.
Si ride e ci si preoccupa molto nel corso del film ma alla fine lo schermo nero con la dicitura "Un film di Joel e Ethan Coen" arriverà prima che le diverse storie si siano risolte, troncando una splendida sequenza che sembra far presagire altri risvolti nelle trame. Ecco quando arriverà quel momento con le note di "Somebody to love" dei Jefferson Airplane (canzone che risuona in tutto il film, ma senza motivo non temete!) e voi vi lamenterete perchè non saprete mai come andrà a finire la storia non venitevi a lamentare con me, io ve lo dico ora che le cose stanno così e che proprio per questo motivo questo film è il più grande che i fratelli Coen abbiano mai fatto. Perchè ha l'audacia di affermare il proprio intellettualismo senza remore, l'audacia di porsi un obiettivo altissimo e di raggiungerlo diventando un racconto di straordinaria moralità e valore che continuerà a farci ronzare in testa domande sul senso di quello che facciamo e di quello che guardiamo o leggiamo per mesi a venire (se non anni, ma quello dipende da voi).
A voi che lo sconsiglierete ai vostri amici determinando l'inevitabile insuccesso commerciale di quest'opera straordinaria chiedo almeno di provarci ad avvicinarvi a questo film con un po' di audacia e curiosità intellettuale per lasciarvi colpire a livello sensoriale
13 commenti:
bellissima recensione.
Valerio
bellissima recensione.
Valerio
minchia!
io non sono d'accorsdo pero' sul fatto che il film non habbia senso: comunicare che una cosa non ha senso oppure non quello che ci aspettiamo sgnifica comunicare anche se involontariamente o controvoglia un senso...poi io ho trovato una morale per essere sincero, me l'ha detta Nachtner: non cercare di capire per sapere come devi comportarti con gli atri, sii buono e aiutali "it cannot hurt", l'etica si fa senza dio e fondamenti ma si fa comunque, perche l'alternativa sembra peggio...e cosi anche la storiella iniziale significa questo per me: chi pensa di sapere con certezza andra' sino in fondo in modo da fare coincidere il mondo con le proprie convinzioni, e qui la religione e' esempio principe di questo fondamentalismo, e in essenza il vecchietto viene ammazzato perche non conforme con una storia che ha senso dal punto di vista dell'assassino: si tende a rispondere con violenza a quello che non si riesce a inquadrare. Invece i Cohen come dice anche il padre del Coerano, in una delle piu belle battute mai sentite in una sala cinematografica aggiungo, lo dicono chiaramente "you got to accept the mistery", non fare lo stronzo e non chiedere una sotria che ti confermi questo in maniera olistica, non fare lo stronzo e basta senza credere di trovare un senso a tutto.
uccio
ovviamente una storia ha sempre un senso e la stessa idea di comunicare l'assenza di senso è senso in sè.
In questo non dobbiamo essere daccordo con quello che viene ripetuto più volte, io in primis credo che le storie che ci raccontiamo abbiano sempre senso perchè questo senso lo troviamo noi ed è diverso per ognuno a seconda della propria esperienza e del proprio universo di riferimento.
Diversamente da te però mi sembra che A serious man ruoti con grande forza attorno alla caoticità del vivere e la sua inesplicabilità, specialmente attraverso le storie. Lo fa sia con la sua trama (quella sequenza mostruosa dell'incidente in montaggio alternato) sia con la propria forma lasciando la storia nel momento più interessante di tutti perchè non è lì il punto della questione e se anche la trama non si è chiusa il ragionamento lo è.
Capisco quello che dici quando intendi l'assenza di senso nelle storie come "non cercare di far aderire a tutti costi ogni cosa ad un modello predeterminato", in questo senso è più relativismo che assenza di senso.
sicuramente la religione è uno dei bersagli principe perchè tutte (e l'ebraismo in particolare) si fondano sull'idea di dare un senso alla vita attraverso il reiterarsi di racconti.
Tuttavia credo che la storia iniziale, che ha senso e come!, sia lì proprio a comunicare l'impossibilità di trarre una morale da questo tipo di cose. Mettendo qualcosa che non aggiunge senso alla narrazione ti faccio capire che voglio parlare dell'assenza di senso nelle nostre vite e nei racconti che ci facciamo. Anche perchè poi non viene mai detto se il vecchio sia un fantasma o meno ma ti vengono dati sufficienti indizi perchè tu ne abbia il dubbio.
Che poi noi ci troviamo invece un senso rientra in quello che io credo. Cioè che un senso ci sia sempre e che esso sia sempre soggettivo, che applichiamo schemi alla vita ma che essi sono dinamici e sebbene nessuno di questi sia in grado di spiegare tutto con il loro continuo mutare cercano di fare il loro meglio.
Quella battuta "Accept the mistery" è una cosa da morire dal ridere.
un film assurdo nel senso che io ho riso tantissimo per tutto il film ma alla fine sono uscito e mi sono sentito distrutto quasi con un senso di oppressione addosso...mi domando che lagami ci siano con Truman Show...una certa vena surrealista se adottiamo il punto di vista del protagonista...ripensandoci mi viene in mente la scena di Truman dove lui sta malissimo ed e' in cucina con la moglie ...e mentra lui sta alla frutta lei fa, comunque, la pubblicita' al cacao
uccio
Si c'è una sorte di ineluttabile senso di morte in ogni inquadratura, benchè sia uno dei pochissimi film dei Coen in cui non muore nessuno si respira una tensione verso la fine delle cose in tutti i momenti. E ogni volta raggiungono questo risultato con un espediente di regia diverso.
BRAVOOO!!!!
Raramente siamo d'accordo, ma a sto giro volevo proprio leggere cosa ne pensavi.
In pratica io ho detto le stesse cose giù da me, solo in maniera rozza e scazzata, che tanto niente ha senso, figuriamoci la critica cinematografica.
;)
grazieeee!
contento di essere daccordo una volta tanto, comunque non mi sembra che la critica l'abbia stroncato, è abbastanza divisa.
Per la verità la fotografia dei film dei Coen la fa quasi sempre Deakins.
hai ragione, errore mio, mi sono confuso con il montaggio.
Bellissimo film, caro gparker
Sono d'accordo con quello che scrivi. E secondo me non è tanto nelle storie che tutti raccontano nel film che bisogna cercare il senso, ma nel silenzio del momento in cui il protagonista va ad aggiustare l'antenna sul tetto e prova a guardarsi intorno, cambiando punto di vista, vedendo cose che nn aveva mai visto..
Si quello mi sembra parte di un processo, la presa di coscienza del protagonista, che poi però non viene appositamente portato a termine, in questo senso mi sembra parte del non-senso della trama.
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