E' impossibile non notare l'aura di importanza sociale, politica e culturale che il mondo della produzione, distribuzione e critica sta pervicacemente cercando di creare intorno a questo film. Lo si vede dal tono con cui viene approcciato Antonio Albanese durante il consueto tour promozionale su radio e televisioni, lo si vede dalla tipologia di articoli (cronaca e critica) riservati al film e lo si è visto dalla scelta di presentare il film al Nuovo Sacher (un luogo, una dichiarazione d'intenti) con l'aiuto di Piera De Tassis (a Roma) e Gianni Canova (a Milano).
A fronte di tanto spostamento di forze e di surplus di significati Qualunquemente appare ancora più povero di quanto non sia già da solo.
Già intorno al primo film di Giulio Manfredonia (Si può fare) si era creato un movimento che aveva contribuito ad elevarlo da commediola a importante opera italiana, ora questo suo secondo film, che riporta Antonio Albanese in basso, alla comicità paratelevisiva, al macchiettismo, ai personaggi monodimensionali, ai dialetti e alla fica, non si allontana troppo dal modello originale.
Certo Manfredonia non è Massimo Venier o Gennaro Nunziante, non è un qualsiasi mestierante pagato per puntare la macchina da presa sul soggetto che di volta in volta ha la parola. I suoi film (e Qualunquemente non fa eccezione) cercano di avere un umorismo che sia di immagini oltre che di parole, hanno uno stile visivo scelto con cura e intendono la commedia in una maniera più complessa della media. Eppure lo stesso non si ravvisa nulla di ciò che il circolo culturale cerca di comunicare a proposito del film.
Qualunquemente sembra l'esordio al cinema di un comico televisivo (da cui la regressione di Albanese che invece è ormai attore di cinema a sè), gira intorno a 4 battute divertenti rigorosamente mostrate nei trailer o negli spezzoni promozionali e fa una metafora facile, abusata e incapace di aggiungere nulla al già noto su Berlusconi. Un paragone che come al solito parla a chi già è daccordo. Onanismo politico.
Semmai la cosa più interessante è la controparte di Cetto Laqualunque (imprenditore malvivente che si candida a sindaco per impedire che un altro, paladino della legalità, lo diventi). L'altro candidato sindaco rappresenta la politica della legalità, la normalità del paese che si contrappone all'impunità fatta persona, ed è quanto di più triste, smunto, incapace e inerte si possa immaginare. Un maestrino (come lo definiscono) senza appeal, senza personalità e senza fascino. E la cosa peggiore è che dipingerlo in questa maniera non sembra essere un'intenzione del film ma solo la percezione dello spettatore.
4 commenti:
Devo dire che temevo una cosa del genere. Eppure dalle poche sequenze viste speravo in meglio... Dici che proprio nn si salva? Facevo affidamento sull'effetto trainante di Albanese, che nelle vesti di Cetto secondo me - cabarettisticamente parlando, certo - ha creato un capolavoro. (Devo dire però che alcune scene viste da Fazio, denunciavano una certa debolezza dei comprimari: la paura è sempre quella, tolto albanese che è un mostro, gli ltri possono essere all'altezza - e per altri si include anche il regista).
ti prego gparker, trovaci qualche film decente da vedere, non ne posso piu' di vedermi in tv i film scaricatiiii!
vinz: al momento non c'è davvero nulla. Vallanzasca ha un suo perchè, non è un capolavoro ma te lo puoi andare a vedere con moderata soddisfazione. Per il resto si attende...
Attendo. Ma gia' tremo per Gondry...spero di non dover sfatare anche questo mito!
OT: Spero che il fenomenale 'dogtooth' vinca l'oscar.
Chissa' se cosi' i nostri distributori lo compreranno...anche se non credo succederà (nessuno dei due eventi).
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