E' chiamato l'Antonioni turco perchè ogni cineasta che fa film contemplativi in cui c'è molto paesaggio, non troppo senso esplicitato e una certa lentezza viene definito "l'Antonioni de voi altri", anche se non ha davvero niente a che vedere con il cinema pretenziosamente poetico (e sostanzialmente anacronistico) di Antonioni.
Ha fatto un film che richiama Leone giusto nel titolo ma non ha niente a che vedere nemmeno con quell'idea di cinema (come invece avevano C'era una volta in Messico et similia).
Nuri Bilge Ceylan è Nuri Bilge Ceylan e questo basta e avanza. La sua personalità invadente e arrogante riempie ogni fotogramma di immagini meravigliose, tra le poche ad oggi a potersi davvero permettere il lusso di parlare da sole. Un giorno diventerà un mito, un classico che tutti affermeranno di conoscere a memoria. Per ora lo paragoniamo ad Antonioni solo sul metro della lentezza.
Once upon a time in Anatolia è un film che vaga sulle terre del titolo alla ricerca di un cadavere. Polizia, assassini, medico legale e prefetto tutti insieme cercano di trovare il corpo dalle indicazioni di chi lo ha seppellito. Nel farlo capitano molte cose e si raccontano molte storie che hanno a che vedere con la responsabilità individuale e l'atteggiamento dei singoli nei confronti del mondo.
E' un film meno concreto che in passato e più fondato sul momento, su alcune impennate di rara potenza come la sosta in cui va via la luce e compare una ragazza (fatto realmente accaduto e romanzato in un contesto che ne altera il significato mandandolo a stare nell'empireo dell'universale).
La cosa mostruosa di Ceylan, anche stavolta, è come contemplando qualcosa con la calma che lo contraddistingue porti lo spettatore stesso a contemplare quella parte di sè che trova nelle immagini, nei dialoghi e sui volti (sempre ripresi per cogliere il sudore o le imperfezioni della pelle).
C'è una qualità misteriosa e sfuggente che rende queste piccole odissee dei viaggi dentro ai personaggi, fino a coglierne lo stato d'animo del momento più che le idee, le sensazioni più che i sentimenti. E' un cinema umanissimo, che punta ad immedesimare e coinvolgere più che a raccontare le sue trame (sempre molto semplici), affascinato dalla capacità degli uomini di tenere dentro di sè dei sentimenti e contemporaneamente condurre una vita.
Un giorno sarà riverito.
4 commenti:
Ma sai che io tanto arrogante non l'ho trovato? Per dire un regista molto celebrato, ovviamente totalmente diverso da Nuri, che trovo arrogante è McQueen ...
Io invece il contrario, ad ogni modo io arrogante in linea di massima lo intendo come un complimento.
Non avevo dubbi! ;=)
finora ho visto solo questo e "Uzak", e mi sono piaciuti moltissimo.
sono d'accordo che sarà riverito, il tempo è signore.
in altri film la lentezza irrita, qui no, è funzionale alla descrizione, alla comprensione, al ragionamento, ed è molto umano.
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