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5.3.13

Upside Down (id., 2013)
di Juan Solanas

PUBBLICATO SU 
Di essere centrato tutto su un'unica idea, quella dei due mondi, uno l'opposto dell'altro caratterizzati da gravità diverse, eppur collegati, Upside down non fa mistero in nessun momento. Già dal titolo. Declinando in mille modi diversi l'idea degli opposti conta di portare avanti tutta la storia e, almeno nelle premesse, sembra riuscirci. 
Sul contrasto tra un pianeta dotato di un tipo di gravità e uno adiacente, con cui condivide il cielo, dotato della gravità opposta Solanas imbastisce una storia di fantascienza distopica classica, identificando un mondo come quello degli sfruttati e l'altro come quello dei privilegiati, in una divisione sociale che è anche umana, tecnologica e sentimentale: il futuro che polarizza la tendenza attuale alla disparità, in cui l'amore di due persone lontane si batte per cambiare tutto. Niente di più tipico.

E sugli opposti soprattutto gioca la storia d'amore tra i protagonisti, tutta forzata anche visivamente sullo stare sottosopra, baciarsi sottosopra, incontrarsi nell'unico punto in cui i mondi si toccano (prima le cime di due montagne, poi gli uffici), soffrire per toccarsi ed essere rassegnati a continue separazioni, fino ad  un momento davvero azzeccato in cui unirsi in un abbraccio che tiene i due sospesi, non attirati da nessuna gravità, perfettamente in equilibrio anche con il resto del mondo e delle leggi naturali. I due diversi che si innamorano subito, sovvertendo di fatto l'ordine di naturale delle cose per un istinto vitale, fanno insomma la parte dello spirito che lotta contro la tecnologia, intesa qui con le corporazioni e il sistema che vorrebbe i due divisi.
In un delirio di poesia, controluce, sovraesposti, colori modificati e atmosfere rarefatte Solanas non riesce però mai ad essere concreto. Sebbene imbastisca una visione di futuro davvero convincente, completa, efficace e interessante, in cui tutto è coerente, non riesce ad agitare a dovere i personaggi in essa. Sebbene cerchi smaccatamente il romanticismo non riesce mai a raggiungere la geometria disperata del sentimento vista in I guardiani del destino.

Come in un cocktail mal dosato i singoli elementi si notano e si apprezzano, senza però che interagiscano fruttuosamente tra loro. La componente più nerd e puntigliosa che regola il funzionamento del futuro costruito (come operano le diverse gravità, come si aggira il problema, che conseguenze ha) è più volte fallace o incoerente. Alla stessa maniera la componente romantica è talmente esasperata, sognante e spinta da risultare poco convincente. Quindi il motivo per il quale alla fine Upside down suona retorico è che in un mondo tecnologicamente spiegato e regolato da leggi para-scientifiche, sembra voler raccontare una storia d'amore pretendendo le concessioni della favola, solo perchè ne applica il filtro visivo rarefatto e sovraesposto.

6 commenti:

Melvin ha detto...

L'ho visto ieri sera... sono d'accordo. Nella conclusione non potevi spiegare meglio il lato negativo del film... tra l'altro ci sono dei momenti davvero ridicoli in cui Jim Sturgess sembra Super Mario!


gparker ha detto...

AHAHAHA a Super Mario non ci avevo pensato ma in effetti ci sta :D


giulai ha detto...

l'ha visto una mia amica, dice che in sala regnava l'ilarità. Irrefrenabile.


gparker ha detto...

Eh un po' li capisco


vinz ha detto...

OT: gabriele, ma il lato positivo non lo recensisci?
io l'ho visto prevenutissimo e...mi ha sorpreso e deliziato parecchio.


gparker ha detto...

Il blog che genera da solo le risposte che servono...


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