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4.5.12

Chronicle (id., 2012)
di Josh Trank

Ci sono due spinte evolutive che hanno portato a Chronicle. Da una parte c'è il cinema del found footage, quello dei filmati fintamente ritrovati e delle storie raccontate attraverso una messa in scena che simula il video girato con una o più videocamere da una o più persone coinvolte nella trama. Dall'altra la penetrazione sempre più imprescindibile del supereroismo fumettistico nel cinema mainstream e la conseguente revisione dell'immaginario collettivo in quella direzione. Chronicle prende di petto entrambi questi elementi riadattando la storia di potere e frustrazione che sfociano in violenza già raccontata da Akira o Carrie - Lo sguardo di Satana.

Divertendosi molto a giocare con le possibilità di virtuosismo di ripresa che un protagonista/operatore capace di telecinesi è in grado di offrire (carrelli aerei, riprese in punti e in momenti impossibili per il genere found footage) Josh Trank snatura il senso stesso del genere, levando anche un po' di divertimento dall'idea di script di Max Landis. Se infatti solitamente il cinema del video ritrovato abbassa al reale ciò che è fantastico, mostrando nella maniera più plausibile possibile trame horror (Blair Witch Project), catastrofiche (Cloverfield), fantascientifiche (District 9) e paranormali ([REC]), attraverso un punto di vista che nega la narrazione onnisciente tipica del cinema, Chronicle utilizza quell'espediente di trama per replicarla. La videocamera manovrata da un telecinetico consente riprese in aria, punti di vista che non sono la classica soggettiva (perchè la videocamera non deve per forza essere tenuta in mano da uno dei personaggi) e nel finale anche una moltiplicazione di angolature quando il protagonista prende il controllo di smartphone e palmari degli astanti.

In sostanza nel raccontare il suo film Josh Trank tradisce le basi con le quali l'ha pensato, usa uno stile non per il suo effettivo valore e per quel che consente (un'impressione di realtà maggiore data una serie di "costrizioni" di messa in scena) ma solo per il suo effetto più immediato (la testimonianza del protagonista, in teoria narratore della sua storia, ma poi nemmeno questo è vero fino in fondo). E' il cinema del found footage fatto solo per la sua apparenza e non per la sua sostanza.
Il resto come si è detto è Carrie - Lo sguardo di Satana, ma senza la struggente spietatezza delle idee di King o dell'audacia di De Palma, più Akira ma senza le iperboli apocalittiche nipponiche o un'immaginazione capace di trascendere i limiti della carne.
Chronicle alla fine ha un ottimo spunto ma si risolve nella maniera più ordinaria possibile, sfruttando poco il fascino della propria idea (adolescenti comuni con poteri non comuni) e le conseguenze cui avrebbe potuto portare.

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