Il calcio è il singolo argomento più raccontato d'Italia. Non solo è il più trattato quando si tratta dell'attualità, ma anche il più raccontato tramite show-vetrina, riferimenti filmici, fiction, prodotti televisivi sul passato e infine trasmissioni d'inchiesta. Un argomento che da qualsiasi parte venga affrontato è saturo del già visto, già sentito e già ripetuto ad oltranza.
Per questo si fa subito notare Non cresce l'erba, webserie non per scelta (gli autori vorrebbero altre distribuzioni e altre destinazioni che inevitabilmente diminuirebbero il pubblico potenziale ma alzerebbero il "prestigio" del prodotto) ma comunque distribuito in rete e straordinariamente efficace nella sua scansione seriale a piccoli bocconi, girata con il giusto "modernismo".
È difficile spiegare esattamente cosa sia Non cresce l'erba e in questo, cioè nell'aver dato vita ad un formato personale e distintivo, sta la parte più interessante. Documentario per certi versi, racconto per altri, la serie incrocia finzione con cronaca, racconto con intervista, piccole velleità d'inchiesta con grandi intenti sentimentali. Tutto è narrato dalla voce fuori campo e dalle azioni in campo di Danilo Dall'Olio, ideato e diretto da Mario Bucci (che, assieme a Ivan D'Ambrosio, Fabio Fanelli, Nicola Ippolito, Francesca Misceo e Luigia Marino, è anche autore dei testi), tifoso del Bari, nostalgico delle stagioni degli anni '90, di quando il Bari sfiorò l'Europa, e più in generale del "calcio di una volta". Ed è proprio la disillusione attuale e la "follia" generata nel protagonista dalle recenti inchieste sul calcio scommesse della Procura di Bari che fanno partire la trama-reportage.
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