Visto, erroneamente, alla luce del secondo film che la coppia McQueen/Fassbender ha prodotto, ovvero Shame (un'opera che migliora visibilmente giorno dopo giorno), Hunger è un'incredibile truffa a fin di bene.
Solitamente il cinema che rivista la storia, specie (come in questo caso) la storia di conquista di diritti civili passando per una morte, si avvolge nel manto della giustizia, della memoria e dell'impegno dimenticando totalmente qualsiasi idea di cinema. Sono insomma i classici esempi di film di contenuto.
McQueen fa l'esatto contrario e in questo sistema di "cinema impegnato" la forzatura più audace e l'oltraggio cinefilo più grosso appare proprio il voler usare la storia di Bobby Sands, attivista per l'indipendenza irlandese, morto per aver portato alle estreme conseguenze uno sciopero della fame in prigione come forma estrema di dimostrazione nei confronti del governo britannico, per indagare le proprie idee e ossessioni private.
Hunger, come Shame, è uno studio maniacale e accurato sulle relazioni di volontà e costrizione che intercorrono tra corpo e spirito, su come cioè il fisico e la carne nelle sue accezioni più dirette ed essenziali (sesso e mangiare) si deformi e instauri una dialettica con la volontà e il desiderio della testa in diversi casi.
La fame e il continuo deperimento di Bobby Sands (questo film più di tutti gli altri in materia si concentra sul fisico di Fassbender e sul continuo dimagrire) sono osservati tanto quanto è osservata la volontà dell'uomo, la rinuncia ad un bisogno essenziale è lo specchio dell'impossibilità di rinunciarvi in Shame.
Forse Hunger è meno riuscito del secondo, eppure visto alla luce di quest'idea di cinema la vendetta di un cinema per il cinema sul contenuto impegnato ha del sublime.
3 commenti:
il grandioso shame è parecchio più riuscito secondo me.
questo boh, non mi ha convinto...
anche a me ha convinto meno ma visti insieme hanno gran senso
Concordo nel ritenere "Shame" migliore, ma anche in questo si vede subito il gran talento di McQueen come regista.
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