ORIZZONTI
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2012
"Ormai l’inverno del nostro scontento/s’è fatto estate sfolgorante ai raggi di questo sole di York" così si apre Riccardo III di Shakespeare e questa è la chiave di lettura suggerita sugli eventi romanzati dal film ovvero quelli della primavera araba.
Un attivista e una donna che lavora alle news di regime vivono, vengono maltrattati e cambiano idee sullo sfondo dei moti del 2011.
Showcase di maltrattamenti (nemmeno troppo atroci) che si subivano in Egitto sotto Mubarak e riassuntino sulla rivoluzione trattato con i toni dell'indiscutibilità, utilizzando solo personaggi manichei, che al massimo possono passare dal massimo di un'idea al massimo dell'altra, il film di Ibrahim El Batout si appoggia a tutto quello già visto in materia di cinema rivoluzionario e lo fa nella maniera peggiore.
Totalmente privo di prospettiva storica, di idee originali su come raccontare, di interpretazione dei fatti che non sia esaltazione e di voglia di fare un racconto vero, Winter of discontent è propaganda senza stile. E poco importa che ciò che è propagandato sia condivisibile, poco importa di condividere le idee dell'autore. Il film è brutto. Tanto.
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