Qual è il problema di Shinya Tsukamoto? Che stucca. Si, stucca.
Tutti i film che ho visto di Tsukamoto, partono folgoranti, pieni di vita, di azione e di dinamismo e piano piano muoiono, fino alle ultime agonizzanti sequenze. E meno male che durano quasi sempre poco! Tokyo Fist non fa eccezione. Parte meravigliosamente con una specie di sigla, girata con il solito stile vorticoso-videoclipparo, per poi lasciare spazio ad un inizio storia quasi normale, ma condito con un'estetica mirabolante fatta di continue invenzioni, come quelle nella palestra di pugilato. La restante prima parte del film si configura come un vero e proprio incubo (del resto tutti i film di Tsukamoto sono incubi a metà tra Lynch e Cronenberg), e non mancano chiaramente i riferimenti alla carne, alla sua perforazione ed alla sua mutilazione (lividi, bozzi, sangue che sgorga come da fontane) ed il solito montaggio sconnesso e frenetico che non dispiace. Peccato che, come detto, con l'incedere e l'avvicinarsi al finale la trama si sfaldi sempre più, e lo spunto iniziale molto interessante (la storia parallela di un mite impiegato che per amore diventa sanguinario boxeur e della sua ragazza che scopre il suo lato virile e sanguinolento grazie ad un altro pugile) si annacqui nell'indecisione di Tsukamoto, che sembra non sapere come finire il film ed opta, come spesso accade, per il trionfo del gore, con l'ultimo combattimento che termina con il viso del vincitore ultra tumefatto.
Tutti i film che ho visto di Tsukamoto, partono folgoranti, pieni di vita, di azione e di dinamismo e piano piano muoiono, fino alle ultime agonizzanti sequenze. E meno male che durano quasi sempre poco! Tokyo Fist non fa eccezione. Parte meravigliosamente con una specie di sigla, girata con il solito stile vorticoso-videoclipparo, per poi lasciare spazio ad un inizio storia quasi normale, ma condito con un'estetica mirabolante fatta di continue invenzioni, come quelle nella palestra di pugilato. La restante prima parte del film si configura come un vero e proprio incubo (del resto tutti i film di Tsukamoto sono incubi a metà tra Lynch e Cronenberg), e non mancano chiaramente i riferimenti alla carne, alla sua perforazione ed alla sua mutilazione (lividi, bozzi, sangue che sgorga come da fontane) ed il solito montaggio sconnesso e frenetico che non dispiace. Peccato che, come detto, con l'incedere e l'avvicinarsi al finale la trama si sfaldi sempre più, e lo spunto iniziale molto interessante (la storia parallela di un mite impiegato che per amore diventa sanguinario boxeur e della sua ragazza che scopre il suo lato virile e sanguinolento grazie ad un altro pugile) si annacqui nell'indecisione di Tsukamoto, che sembra non sapere come finire il film ed opta, come spesso accade, per il trionfo del gore, con l'ultimo combattimento che termina con il viso del vincitore ultra tumefatto.
4 commenti:
la terza immagine va censurata il blog lo leggono anche i bambini...
Qui non si guarda in faccia a nessuno e se mi devo prendere le querele sono pronto!
Tsukamoto è particolare...forse troppo sono d'accordo.
E' un peccato perchè ogni suo film parte in maniera folgorante (e per carità alla fine dei conti sono fil folgoranti), ma poi si perde sempre per strada. Anche il mitico Tetsuo dopo un po' è un accumularsi di ciò che hai già visto nei precedenti 50 minuti e non succede nulla di nuovo, è ripetizione ad oltranza....
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