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19.1.06

Non tutto il male viene per nuocere

Nell'ultimo anno l'affluenza nelle sale cinematografiche è diminuita del 7,37% cioè 7 milioni di spettatori in meno rispetto all'anno scorso, un trend perfettamente coerente con quanto accade negli altri paesi dove anzi il calo è anche più vistoso (tranne che in Inghilterra dove addirittura le presenze sono aumentate dell'1%).
Eppure nella disgrazia le cose non vanno malissimo. Infatti ad un esame più accurato dei dati salta fuori che la colpa è più che altro dei Blockbuster americani, sono stati i filmoni made in Usa a collezionare meno spettatori che in passato causando il grave calo di affluenza. Da La Guerra Dei Mondi a Le Crociate, da King Kong a Star Wars Episodio III, da Mr. e Mrs Smith a Batman Begins non hanno raggiunto le vette degli anni precedenti.
La gente non crede più nei filmoni americani? Sinceramente non lo credo o quantomeno è prematuro dirlo. Di sicuro questa crisi del cinema "dei grandi incassi" non si è riversata sul cinema italiano che anzi (udite udite), ha guadagnato spettatori. Tra il 2003 e il 2005 ben 3 milioni di biglietti staccati in più nelle produzioni italiane.
A questo punto il dato va analizzato secondo me facendo un chiaro distinguo non di produzioni ma di pubblico e occorre partire dal presupposto che i film di produzione italiana sono considerati più "d'autore" o più "seri" delle americanate (del resto non avremmo nemmeno questo termine se così non fosse). Se infatti partiamo da questo punto possiamo facilmente immaginare un pubblico che snobba (e mai termina fu più appropriato!) i filmoni americani etichettandoli (alle volte a ragione) come "stupidi giocattoloni" e invece si dedica molto di più alle pellicole nostrane "intense e profonde".
Caratterizzazioni stupide, che hanno poco senso d'esistere ma che spiegano bene secondo questi dati e cioè come il pubblico cinematografico continui gradualmente a selezionarsi (restringendosi quindi), portando in sala solo chi pensa di dedicarsi (o vuole mostrare di dedicarsi) ad un cinema che ritiene "alto", tralasciando le cose ritenute più popolari. E chi invece era lo zoccolo duro di questo cinema etichettato come popolare (i blockbuster) usufruisce sempre di più del cinema a casa nelle sue varie forme dal DVD al DivX.
In tutto questo, se non altro, ne beneficiano le produzioni nostrane.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Viva all' America.


Gokachu ha detto...

Secondo me un solido blockbuster americano vale (in qualità) metà della produzione italiana messa insieme. In realtà le produzioni nostrane son state tenute su dalla notevole prestazione (al botteghino) del Pieraccioni. Non c'è da cantar alla vittoria del cinema di qualità. Secondo me è la vittoria della TV sul cinema, perché se di una cosa non si può accusare il cinema americano è di assomigliare alla televisione. Il pubblico esce per vedere le stesse cose che vede a casa (e ovviamente rutta, parla e mangia come se fosse nel proprio soggiorno a guardar Amaedus).


Anonimo ha detto...

ma scusa la guerra dei mondi e king kong non sono stati mezzi flop anche in ammeriga? (e il primo se lo meritava proprio di non incassare).
non so questa tendenza di percepire il cinema italico come più "impegnato" e quindi "migliore" valga per il pubblico in generale (forse è più valido il discorso di gokachu), di certo vale per larga parte del pubblico del cineolimpia e purtroppo anche per diversi volontari dell'associazione... sob...

cambiando argomento, ho visto match point: molto molto bello, e molto molto ben scritto. io ho appprezzato tanto anche la prima parte.


Damiano ha detto...

Tante volte ci stessimo acculturando...
come qualsiasi epoca storica, movimento artistico e/o culturale siarriva ad un certo punto nel quale la materia trattata è satura. si esplode e si ricomincia con qualche cosa di nuova.
Se gli americani vanno al verde significa che ci sarà altra gente chefarà i soldi. comunque 7.50€ sono 7.50€


Anonimo ha detto...

sono daccordo con te Damiano. secondo me, tra le complesse ragioni del calo di spettatori al cinema, alla base c'è lo scontento di pagare 7,50 euro per vedere un film che tutto sommato non li valeva, e che perdipiù ci ha costretti sulle comode poltrone per tre ore ( film davvero troppo lunghi). la gente si fa i conti in tasca, e se deve vedersi un film che non sa bene com'è, prefersice la ancor più comoda poltrona di casa.


Damiano ha detto...

Un fatto che a me ha impressionato veramente è stato vedere Jarmush a 5€ in una sala con 5 persone - all'ora di punta - mentre gli altri spendevano 7€ per un film che magari erano andati a vedere perché trascinati dagli amici.
A me non dà fastidio che i miei amici vedano film "commerciali" da fastidio invece il fatto che ci vanno solo perché "tanto ci vanno tutti,andiamo anche noi".

La cultura base scende, a scuola invece di farci vedere "velocità massima" ci proiettano quella cagata americana con tanto fumo ed effetti speciali (anche se ho paura che solo pochi riuscirebbero a capire veramente "velocità massima").


gparker ha detto...

Gokachu: sono il primo che si scaglia contro l'equazione cinema italiano=qualità, cinema americano=americanata, ma mi sembra che un'interpretazione di questo tipo dia un senso alle statistiche. Canto la vittoria del cinema italiano, non perchè sia la vittoria della qualità, ma perchè, se continuo a sperare in film italiani migliori, non posso che gioire al pensiero che questo incassi di modo che si possano produrre più opere prime.

l: eh si, il cinema americano va male anche in patria

Damiano: sono daccordo, la crisi del cinema americano è giusta, motivata e soprattutto gli farà bene. e 7,50€ sono pur sempre 7,50€, ma di film che valevano 7 € e 50 ne sono usciti eccome, se guardo la colonna di destra del blog ne trovo di film che valevano il biglietto, chissà quanti altri ce ne sono stati e non li ho visti. Il problema non è tanto del cinema sofisticato, quanto di quello commerciale, quello sta perdendo un po' la sua ragione d'esistere, perchè il suo zoccolo duro (il pubblico che va a vedere prevalentemente quello) si sta disaffezzionando e preferisce continuare a fruirne da casa.


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