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19.1.06

La Regola Del Sospetto (The Recruit, 2003)
di Roger Donaldson

Pacino che fa un reclutatore della CIA. Un ruolo nuovo per la sua carriera...... Chissà che succederà.... Chissà se alla fine dopo aver ammonito il suo pupillo che nulla è come sembra e non bisogna fidarsi di nessuno, si rivelerà anche lui parte di un complotto contro l'America... Ma soprattutto chissà se questa storia d'amore nata in tempi record durante l'addestramento andrà in porto... Nonostante lo stile di vita di un agente della CIA e la necessità di doversi sempre mentire....
Non è che odi questi film, questi thriller/spionaggio, è che sono davvero tutti uguali! Ma non tutti uguali come i western di John Ford dove c'erano sempre i medesimi caratteri e le storie finivano sempre bene e l'eroe non moriva mai nonostante massacrasse gli indiani, in quei film c'era un senso dell'epica, della morale molto più coerente e stabile. Oltre al fatto che erano film fatti alla grande.
Questo, come molti altri simili, invece è un generico, un film come tanti che ha la pretesa di ergersi sopra la media dei film in virtù di una trama che dovrebbe mettere in guardia l'America dai nemici che coltiva dentro di sè ma che contemporaneamente alimenta il sogno americano de "i nostri ragazzi... maledettamente in gamba!", ed il patriottismo dogmatico più becero, senza nemmeno aggiungere nulla di nuovo al mito dell'eroe con problemi.
Il punto è che Colin Farrell, come sempre in questi film (e non mi stanco di ripeterlo) non interpreta un personaggio stile John Wayne o James Bond (senza macchia e senza paura) e nemmeno uno stile Bruce Willis/John McLane (un lurido che vive in un mondo di luridi e fa il suo lavoro quasi controvoglia), e non è nemmeno l'uomo comune hitchcockiano, quello che viene coinvolto in cosa più grandi di lui, alle quali sopravvive a stento. E' una sorta di James Bond ma senza la fiducia in se stesso, che deve combattere la sua guerra per necessità di sopravvivenza. Cosa che, per quanto irragionevole, non sarebbe neanche male, ma alla fine quello che mi ritrovo non è altro che una scialba tirata moralistica sull'etica americana.
Ma allora è molto meglio The Bourne Identity: teso, ben girato, coinvolgente, cosciente dei propri limiti ma anche dei propri punti di forza. Quello mi sembra un thriller/spionaggio diverso dalla media benchè pienamente rientrante nelle caratteristiche del genere. Jason Bourne si che è un'alternativa valida e più moderna a James Bond, un superuomo con problemi che ha una sua coerenza!





5 commenti:

Anonimo ha detto...

ho avuto modo anche io di vedere questo filmaccio. e sono daccordissimo con quanto hai scritto. aggiungo solo una cosa. Farrell è oramai per tanti registi diventato l'incarnazione dell'eroe romantico: Scuro, barbuto, forte, intenso e tormentato. Lo si vede in ogni film dove è protagonista (tranne forse in Minority Repport, dove appunto ha un ruolo marginale). Mi pare ancora di intravederlo "eroe romantico" nel remake di "miami vice" di Mann. fateci caso.


gparker ha detto...

Ma non sarebbe neanche male questa figura romantica, se fosse fatta bene non mi dispiacerebbe. Io ci spero tanto in Miami Vice...


Anonimo ha detto...

ma non avete capito nulla...colin farrell lo mettono dappertutto perchè ci piace a noi sbarbine...


gparker ha detto...

aaaaaah.... ecco perchè...


Unknown ha detto...

ragazzi, ho visto il film... da intendere nn ho capito il finale... nn è che potrete riassumerlo, dett bene.. è troppo intricato... farrell che cavolo di ruolo ha??? lavora con al Pacino o con quell'ultimo con cui era in macchina??? e layla???


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