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6.2.06

La Città Incantata (Sen To Chihiro No Kamikakushi, 2003)
di Hayao Miyazaki

A degna conclusione della retrospettiva sono andato a rivedere La Città Incantata che all'epoca fu il primo film di Miyazaki che vidi, colpevole, colpevolissimo di averlo fin lì trascurato.
All'epoca la visione fu devastante e ancora lo è stata, la visione di altri film dell'autore non ha potuto che confermare tutto quello che nella prima visione era già implicito: il rigore, la fantasia ma soprattutto l'attenzione alle mille piccole delicatezze del quotidiano, quanto ogni gesto sia rivelatore di un carattere.
Rispetto alle altre opere di Miyazaki La Città Incantata costituisce qualcosa di atipico, una punta alta, altissima, che si distanzia da tutto il resto della produzione sotto quasi tutti i profili, primo fra tutti quello tecnico. La realizzazione della Città Incantata è sicuramente molto più complessa, elaborata e profonda di quanto fatto non solo in precedenza ma anche a seguire (Il Castello Errante di Howl), c'è una ricchezza di trovate, situazioni, personaggi e descrizioni che non hanno paragoni. Frankie vi ha tenuto a far notare come tutti fondali siano sempre disegnati a mano, cosa decisamente non usuale.
Ma oltre a questo c'è chiaramente molto di più, soprattutto dal punto di vista della narrazione. Se in passato alcune tematiche erano sempre state al centro dei film dell'autore giapponese (su tutte il rapporto animistico e radicale con la natura e il volo) questa volta queste non sono più l'intreccio della storia ma sottendono ogni fotogramma. Se in passato questi topoi erano la storia, ora sono solo caratteristiche che emergono parallelamente a questa, una forma attraverso la quale descrivere l'intreccio. Il centro del film non è più il rapporto con la natura, ma è pervaso da questo rapporto pur parlando d'altro. Descrive un mondo in cui questo rapporto fonda ogni cosa, senza che nessuno lo metta mai in discussione.
Anche la compenetrazione di bene e male, raggiunge in questo film le vette più alte proponendo una struttura fissa per la quale ogni personaggio viene presentato come negativo (almeno nei confronti della protagonista) salvo poi mostrare inevitabilmente il suo lato buono e amabile, in questo modo il buonismo di fondo, con cui Miyazaki costella ogni opera, non è ipocrità falsità o furbo espediente ma una scelta precisa di quale argomento della realtà mettere sotto la lente d'ingrandimento. Il mondo di Miyazaki è un mondo di figure complesse che in determinati momenti scelogono d'essere buoni, un mondo dove accadono le cose più disparate con la semplicità del quotidiano, un mondo dove l'uomo vive il contatto con gli spiriti del mondo e ne è davvero parte.
Scene come quelle del disvelamento dello spirito del fiume, del viaggio in treno sulle rotaie a pelo d'acqua o quella del sottofinale a casa della gemella della strega malvagia sono puro cinema e quando Chihiro rivela ad Haku il suo vero nome è impossibile non commuoversi. La Città Incantata non teme rivali e io non temo d'affermare che mi sono trovato davanti ad una delle opere più complesse, belle ed emozionanti di tutta la storia del cinema.

Curiosamente ho avuto conferma di una cosa che avevo già notato all'epoca della prima visione. La Città Incantata ha la struttura tipica dei videogiochi d'avventura grafica, quelli sulla scia di Mokey Island o Zelda ecc. ecc. Ovvero c'è un protagonista dell'azione fisso che di volta in volta è chiamato a risolvere delle prove, che possono consistere nel portare a termine una missione o recuperare un oggetto, al termine delle quali riceve un oggetto o un'informazione che lo introducono alle le prove successive e senza le quali non le potrebbe risolvere, tutto secondo una modalità tipica di quei videogiochi, quella cioè del recarsi da un personaggio all'altro per ottenere le informazioni e proseguire nel gioco.





4 commenti:

Anonimo ha detto...

MI sa che mi rivedo pure Mononoke.... Forse pure Cagliostro...


Lui ha detto...

Questo perchè la vita è un'avventura.

Concordo con te sul giudizio del film, personalmente penso che non riuscirò mai a dimenticare la scena dei genitori trasformati in maiali...
Di recente ho schivato una retrospettiva si Miyazaki, schivato perchè erano 5/4 film di seguito, e sfido tutti a sopravvivere alla cosa. Solo mi pento di non aver visto Porco Rosso, un giudizio vostro?

OT.
Abbiamo sperimentato birra e baileys e diventa yogurt non cemento, inoltre un amico chimico ci ha cazziato perchè in realtà è una reazione elementare di precipitazione.... detta da lui esce meglio con latte e coke o latte e limone.... il meraviglioso mondo della chimica...


Lui ha detto...

ho visto adesso il post sotto :P


gparker ha detto...

Anche io non faccio che ripensare a La Città Incantata. Mi sono pure messo ad ascoltarmi la colonna sonora.


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