Girato subito dopo I Misteri Del Giardino di Compton House (film che fu un grande successo e diede notorietà al giovane Greenaway), Lo Zoo di Venere diede subito dei problemi al regista che ammette in un'intervista di aver sentito il peso di fare il suo "secondo film".
Secondo Greenaway stesso il problema sarebbe stato risolto affidandosi ai suoi temi classici: la luce, lo sguardo, l'arte e il sesso.
Affermazione difficile da condividere. Lo Zoo di Venere ha una trama pretestuosa e (volutamente) poco curata un canovaccio tramite il quale mettere in scena una dopo l'altra piccole sequenze che potrebbero essere quasi a se stanti.
Ci sono moltissime sperimentazioni visive infatti in questo film, ci sono illuminazioni particolari, c'è uno splendore formale che raramente si vede e ogni inquadratura è una vera e propria perla (su tutte è meravigliosa quella della scena dell'incidente con le transenne della polizia che sventolano), ma tutta quest'estetica (per esplicita volontà dell'autore) non è mai al servizio del film ma bensì porta avanti un discorso parallelo.
Insomma Lo Zoo di Venere annoia e non appassiona e secondo me manca anche di fare quello che invece il precedente film riusciva a comunicare, cioè una problematicità, una dialettica realtà/immagini dove la prima viene svelata dalle seconde e non, come tradizionalmente si crede, dove le seconde sono una rappresentazione della prima.
Ecco, Lo Zoo Di Venere non svela nulla tramite le sue immagini.
Secondo Greenaway stesso il problema sarebbe stato risolto affidandosi ai suoi temi classici: la luce, lo sguardo, l'arte e il sesso.
Affermazione difficile da condividere. Lo Zoo di Venere ha una trama pretestuosa e (volutamente) poco curata un canovaccio tramite il quale mettere in scena una dopo l'altra piccole sequenze che potrebbero essere quasi a se stanti.
Ci sono moltissime sperimentazioni visive infatti in questo film, ci sono illuminazioni particolari, c'è uno splendore formale che raramente si vede e ogni inquadratura è una vera e propria perla (su tutte è meravigliosa quella della scena dell'incidente con le transenne della polizia che sventolano), ma tutta quest'estetica (per esplicita volontà dell'autore) non è mai al servizio del film ma bensì porta avanti un discorso parallelo.
Insomma Lo Zoo di Venere annoia e non appassiona e secondo me manca anche di fare quello che invece il precedente film riusciva a comunicare, cioè una problematicità, una dialettica realtà/immagini dove la prima viene svelata dalle seconde e non, come tradizionalmente si crede, dove le seconde sono una rappresentazione della prima.
Ecco, Lo Zoo Di Venere non svela nulla tramite le sue immagini.
Nessun commento:
Posta un commento