Avevo un sacco di cose da fare (leggi: vedere) ma ho la malaugurata idea di fare un minuscolo zapping sui canali sky... Becco Via Col Vento appena iniziato, dopo 20 minuti capisco che conviene che mi metta comodo e imposti la lingua originale perchè rimarrò sequestrato per le seguenti 4 ore. E così è stato.
Ora è molto difficile parlare di film come Via Col Vento, capolavori riconosciuti e stabibliti, capisaldi dl cinema su cui è già stato detto tutto e il contrario di tutto. Quelle opere che ogni volta che le ved ti dicono qualcosa di diverso, ogni volta noti delle cose che la volta precedente non avevi notato e nelle quali ti compiaci di ritrovare le cose che invece ti ricordavi ci fossero.
Questa volta ho notato gli incredibili sfondi dell'inizio del film, non li avevo proprio notati le volte precedenti, e ho notato quanto poco mobile sia la telecamera (chissà perchè la ricordavo più mobile...).
Ma quello che più mi ha stupito è stato notare come sia veramente l'archetipo della classicità, come ogni elemento che definiamo classico sia in questo film allo stato dell'arte, proprio a due anni dalla più grande rivoluzione della storia del cinema. Un paradosso incredibile che questo film così classico, così di successo, così apparentemente perfetto abbia preceduto di pochissimo la prima grandissima messa in discussione di tutti i valori (cinematografici) che veicola.
L'uso espressionista del colore, l'adattamento forzato di un romanzo, la totale assenza di profondità di campo e il montaggio invisibile, tutto al servizio totale di una trama in cui i personaggi si muovono come agiti dal destino e non dalla mano del regista, dove i loro caratteri emergono dalle loro azioni e non viceversa.
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