Immediatamente dopo La Donna Del Ritratto e con quasi il medesimo cast Lang gira un secondo film che parla di colpa e redenzione, ma questa volta senza il deus ex machina finale del sogno.
Ancora una vota c'è la pittua a smuovere tutta la trama, ancora una volta Edward G. Robinson è al centro di una storia di perdizioneche culmina con un omicidio.
Remake di La Chienne di Renoir, la Strada Scarlatta è un curiosissio noir visto dal retro. Invece che concentrarci sulla discesa all'inferno del protagonista (che questa volta all'inferno già ci sta e cerca una disperata via d'uscita finendo più in basso ancora) Lang preferisce mostrare i meccanismi della truffa e dare più spazi ai truffatori che al truffato. Nessun mistero o scioglimento finale, siamo partecipi fin dall'inizio delle decisioni e dei maldestri piani criminali orchestrati alle spalle del protagonista. Dopo il grande successo di La Donna Del Ritratto Lang poteva disporre dell'autonomia creativa che gli ha consentito di girarne un continuo, più cupo e disperato.
Il protagonista è ancora una volta un uomo medio che incarna un male sociale, come era anche l'archetipo langhiano di tutto ciò, M, e lotta contro se stesso per la sua redenzione che matematicamente non può arrivare.
Memorabile la scena dell'uccisione e le voci ossessive che non abbandonano il protagonista.
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