E' sempre spiacevole parlare di un film mettendolo in relazione con altri per spiegare il suo modo di procedere, come se un regista dovesse sempre e per forza rifarsi a qualcun altro. Però Before The Devil Knows You're Dead, almeno per la prima parte, non può non ricordare Rapina A Mano Armata.
C'è un colpo e questo è raccontato per tre volte seguendo i tre protagonisti principali e il modo in cui hanno vissuto i 3 giorni che precedono il colpo, ogni volta mostrando elementi nuovi.
Poi però il film continua su questa strada e ricomincia il giro dei personaggi più volte per raccontare anche tutta la parte dopo il colpo (che è anche più interessante), le conseguenze e soprattutto come l'accaduto cambi tutto, ma proprio tutto nelle vite di tutti. Così alla fine (e fortunatamente) Before The Devil Knows You're Dead va oltre Rapina A Mano Armata, non nel senso che è migliore, ma nel senso che supera il legame e trova una strada autonoma.
Noiresco in maniera raffinata e moderna, lontano dal citazionismo e vicino ai personaggi, il film di Lumet conquista con un'abile miscela di cinema americano classico e piccole concessioni autoriali, riuscendo (che poi alla fine è questo che conta) a dare una visione di mondo disperato e cinico che rimane.
La costruzione atemporale (lontana anche da quanto faceva Tarantino) diventa infatti un modo di far vivere diversamente le situazioni e svelare elementi della trama in maniera da creare effetti (emozionali o di sorpresa) diversi, più efficaci.
Nonostante non sia mia abitudine questa volta non posso esimermi dal sottolineare la prestazione di Phillip Seymour Hoffman e di Ethan Hawke, che hanno un po' il film sulle spalle e assolvono alla grande al gravoso compito.
15 commenti:
Evvai! Almeno uno decente me lo vedo....
questa recinzione mi rincuora: è uno dei film più attesi per me, da sempre fan di Lumet.
infatti ci sta tutto
il film non è niente di che. Carino diciamo.
Ma la scena in cui Seymour Hoffmann da i soldi alla moglie per prendersi il taxi, è straordinaria.
Eccomi. Allora, quel che mi ha esaltato del film sono i dettagli che Lumet semina lungo il film. Per dirne un paio: la scena dei soldi per il taxi di cui frankie qua sopra; la scena in cui la moglie di andy (che già aveva detto di essere pessima donna di casa)durante il buffet postfunerale è immortalata sullo sfondo, praticamente fuori fuoco, mentre maneggia con evidente disgusto delle fette di carne cruda. Altra cosa: l'utilizzo intelligente della decostruzione narrativa, che non è soltanto un fine formale ma anche un mezzo per svelare la complessa meschinità dei personaggi e, soprattutto, per parlare della solitudine con cui sono immersi in questa storia, del modo in cui dall'inizio alla fine la vivono in prima persona, incompresi, abbandonati a loro stessi. Anche qua, dettaglio: la prima visita di Andy dallo spacciatore, con la mdp che lo segue in silenzio mentre vaga perle stanze dell'appartamento. No, no, non sono d'accordo col "niente male". Per nulla. :D
Ecco proprio sulla decostruzione narrativa non sono daccordo. Non trovo che sia stata utilizzata con un fine espressivo, cioè non ci vedo valore aggiunto nel suo uso.
La decostruzione non ha effettivamente nessun valore metanarrativo (Memento), non svela nulla di tramico. In un certo senso ogni volta che riprende gli stessi minuti già narrati sembra non aggiungere molto di nuovo. Ma secondo me non siamo neanche dalle parti di 21grammi (dove la decostruzione era del tutto gratuita e paravirtuosistica); come ho già detto è come se costruisse tre percorsi rigidamente divisi per i personaggi, dei corridoi di incomunicabilità. Ogni versione della storia è un'altra storia proprio mentre rimane la stessa. Gli eventi di tangenza tra queste strade, che non a caso si accoppiano sempre due a due tranne la scena del funerale (Andy e Hank che parlano del colpo nell'ufficio, il dialogo tra Andy e il padre, la telefonata post-rapina), cambiano di valenza a seconda del personaggio di cui si mostrano le reazioni, di cui si mostra il "dopo". Ogni evento cruciale importa solo come reagente che porta singolarmente i personaggi verso l'abisso finale. Lumet avrebbe potuto tentare di narrare il tutto cronologicamente, ma in quest'ottica di desolazione solitaria, di determinismo a unica corsia, non credo ci sia spazio per il montaggio alternato.
Sicuramente il montaggio particolare è adottato per mostrare contemporaneamente un avanzamento nella trama e il modo in cui quel singolo personaggio l'ha vissuta, cioè dare insieme intreccio e motivazioni d'ognuno.
Tuttavia a me non ha colpito molto. Non discuto quel che fa nel senso che non mi metto a dire "poteva farlo in un altro modo", assolutamente no. Parto semmai da quello che ha fatto per dire se mi sia piaciuto. E alla fine l'ho trovato un buon film con qualche acuto e una bella visione delle cose del mondo. Ma nulla di più ecco.
Bon vabbè, tanto mica devo vendertelo! ;D
No certo, però quello che volevo dire è che nel momento in cui fai una scelta che non è di trasparenza e di minimalismo ma di personalità, cioè mettere in evidenza la regia con espedienti non ortodossi come in questo caso, questa scelta deve avere una ragione forte.
Lo dico perchè secondo me se devii dalla narrazione usuale e canonico quella che cerca di nascondere la presenza di una regia, il modo che adotti deve avere degli effetti e un'importanza forte a livello di significato.
E i continui diversi punti di vista espressi con il montaggio atemporale non mi sono sembrati una motivazione così forte.
Intanto, questa della regia invisibile come tradizione da trasgredire solo con motivazioni forti è comunque una concezione del tutto personale (e non potrebbe essere altrimenti, dirai tu). Tendenzialmente, ma con riserva, la condivido: mi sembra allora che a questo punto il disaccordo sia solo sulla forza delle motivazioni specifiche del film. Non escludo che lo sceneggiatore abbia fatto un uso disorientante a prescindere della struttura a flashback, ma continuo a pensare che nell'economia di ciò che voleva fare Lumet (voglio dire, ha reso i due personaggi, che a livello di sceneggiatura erano conoscenti, fratelli, di modo che la desacralizzazione della famiglia, nucleo idealizzato dei rapporti umani, fosse al centro) la scelta narrativa acquisti un senso preciso, non migliore o peggiore di altri, ma specifico, mirato. Insomma: per me resta una scelta più che giustificata.
Secondo me qualsiasi scelta fuori dalla regola va giustificata, per il semplice motivo che esiste un linguaggio codificato, andare in deroga, cambiarlo, evolverlo, mutarlo anche solo per una volta ben venga, ma proprio per il fatto che è una scelta precisa necessita di motivazioni (che possono anche essere solitamente estetiche), altrimenti è un espediente senza senso per fare qualcosa di strano.
L'esempio perfetto è il bianco e nero nella modernità. Oggi fare un film in bianco e nero non è la regola e se lo fai deve avere una motivazione precisa, altrimenti è solo marketing.
Capisco cosa intendi e sono anche d'accordo. La mia era una boutade per dire che se la grammatica cinematografica si è nei decenni effettivamente standardizzata non è detto che debba esserci una regola così stretta da non ammettere deroghe senza giustificazioni e controgiustificazioni. Basta un'idea di realizzazione, un'idea di mondo. E quell'idea secondo me qui c'è.
D'altra parte è anche vero che la narrazione frammentata sta diventando di dominio pubblico. Aspetto che passi alle fiction di canale 5 per averne l'ufficialità.
L'idea di realizzazione c'è senza dubbio, ma la domanda è: è funzionale al racconto? e se si come?
Poi secondo me lo è, ma solo che non è eccessivamente sconvolgente ecco...
Elisa di Rivombrosa tutto atemporale
Elisa rules.
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