All'alba della Nouvella Vague dall'altra parte del pianeta (sia geograficamente che cinematograficamente) John Huston gira un film incredibilmente libero che sembra quasi una delle improvvisazioni indipendenti di John Cassavetes. Fotografato quasi tutto in esterni come fosse un vero western, ma moderno, modernissimo già a partire dal racconto Gli Spostati è un film in anticipo di millenni sul cinema americano.
Il racconto melodrammatico di tre esistenze fuori dal tempo, tre male adattati come dice il titolo originale, si instaura nelle dinamiche e negli scenari di un west moderno che non ha niente di quello originale se non gli spazi e il cielo (quello sì sempre "grande").
Pieno di difetti ma anche di giganteschi e meravigliosi eccessi Gli Spostati è stato l'ultimo film di Marilyn Monroe e di Clark Gable e per questo è molto famoso, anche se il motivo per il quale andrebbe ricordato è la straordinaria ansia di modernità che si respira. E' come se Hughes non vedesse l'ora di girare un film moderno ad Hollywood, con i suoi ruoli tipici e le sue dinamiche, ma su una base rinnovata, pessimista, crepuscolare e cinematograficamente libera, anche se nel finale crolla clamorosamente su metafore banali e una risoluzione semplicistica.
Le opposizioni del film da quella Gable/Clift, a quella libertà/costrizione (nella doppia chiave umana e animale) a quella sessualità/desiderio ecc. ecc. sono quanto di più classico ci sia, assieme alle interpretazioni dei personaggi (tranne ovviamente quella di Montgomery Clift), mentre la fotografia oscilla tra ansia di novità e movimenti di macchina intelligentissimi, rigorosissimi e virili come non mai e la musica che spinge sul melò è inspiegabilmente azzeccata.
Gli Spostati è un film sbagliatissimo per mille motivi ma esaltante per altrettanti mille.
Il racconto melodrammatico di tre esistenze fuori dal tempo, tre male adattati come dice il titolo originale, si instaura nelle dinamiche e negli scenari di un west moderno che non ha niente di quello originale se non gli spazi e il cielo (quello sì sempre "grande").
Pieno di difetti ma anche di giganteschi e meravigliosi eccessi Gli Spostati è stato l'ultimo film di Marilyn Monroe e di Clark Gable e per questo è molto famoso, anche se il motivo per il quale andrebbe ricordato è la straordinaria ansia di modernità che si respira. E' come se Hughes non vedesse l'ora di girare un film moderno ad Hollywood, con i suoi ruoli tipici e le sue dinamiche, ma su una base rinnovata, pessimista, crepuscolare e cinematograficamente libera, anche se nel finale crolla clamorosamente su metafore banali e una risoluzione semplicistica.
Le opposizioni del film da quella Gable/Clift, a quella libertà/costrizione (nella doppia chiave umana e animale) a quella sessualità/desiderio ecc. ecc. sono quanto di più classico ci sia, assieme alle interpretazioni dei personaggi (tranne ovviamente quella di Montgomery Clift), mentre la fotografia oscilla tra ansia di novità e movimenti di macchina intelligentissimi, rigorosissimi e virili come non mai e la musica che spinge sul melò è inspiegabilmente azzeccata.
Gli Spostati è un film sbagliatissimo per mille motivi ma esaltante per altrettanti mille.
2 commenti:
Tra i mille pregi ci metterei quello di averci dato, alla fine purtroppo della sua carriera, una Marilyn del tutto inaspettata. Via il glamour, via le adorabili arie da svampita, per il ritratto di una donna Vera e la definitiva conferma che di talento la signora ne aveva.
Infatti io che non sono un amante di marilyn questo è l'unico film in cui mi piace.
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