Grande rumore fece l'inizio di The West Side, web serie di carattere western ma ambientazione metropolitana moderna, girata in bianco e nero con uno spiccato gusto estetico.
Fece molto rumore proprio per questa scelta radicale di porre l'estetica in primo piano (cosa che la produzione finzionale per la rete non fa praticamente mai) e per il fatto che si presentasse come una serie di alto profilo.
E' scritta, diretta, prodotta, girata e montata da Ryan Bilsborrow e Zachary Lieberman e dovrebbe durare in totale 12 episodi anche se è parecchio che sono fermi al terzo.
Il punto però è che The West Side non è nulla se non trovate estetiche, non solo non c'è una trama raccontata come si deve ma anche l'intento generale è decisamente troppo alto.
L'obiettivo è applicare alla modernità le dinamiche western (cosa non certo nuova) nella loro accezione più filosofica, cercare di comunicare non tanto un plot quanto un respiro crepuscolare, quello del cinema western degli anni '60 in poi, più simile a Peckinpah che a Leone.
Ma di certo non basta la volontà, The West Side è la quintessenza del non interessante. Girato con perizia ma scritto in un delirio di onnipotenza non riesce a creare tensione con le sole immagini e musiche e non avendo una trama solida o dei personaggi coinvolgenti a reggere il tutto si risolve in una serie di inquadrature di paesaggi mossi dal vento ripresi dal basso e sguardi tra uomini.
Il western metropolitano già esiste e non ha bisogno di cavalli, il crepuscolarismo urbano già c'è e non necessita di vento che agita l'erba in un paesaggio deserto.
Dunque la serie non è deprecabile solo dal punto di vista della riuscita ma anche dell'intento perchè fin dalla pianificazione si è posta al di fuori del mondo della rete, fuori dalle sue dinamiche, fuori dai suoi temi tipici e fuori dal linguaggio che sta sviluppando. Praticamente su un binario morto.
Fece molto rumore proprio per questa scelta radicale di porre l'estetica in primo piano (cosa che la produzione finzionale per la rete non fa praticamente mai) e per il fatto che si presentasse come una serie di alto profilo.
E' scritta, diretta, prodotta, girata e montata da Ryan Bilsborrow e Zachary Lieberman e dovrebbe durare in totale 12 episodi anche se è parecchio che sono fermi al terzo.
Il punto però è che The West Side non è nulla se non trovate estetiche, non solo non c'è una trama raccontata come si deve ma anche l'intento generale è decisamente troppo alto.
L'obiettivo è applicare alla modernità le dinamiche western (cosa non certo nuova) nella loro accezione più filosofica, cercare di comunicare non tanto un plot quanto un respiro crepuscolare, quello del cinema western degli anni '60 in poi, più simile a Peckinpah che a Leone.
Ma di certo non basta la volontà, The West Side è la quintessenza del non interessante. Girato con perizia ma scritto in un delirio di onnipotenza non riesce a creare tensione con le sole immagini e musiche e non avendo una trama solida o dei personaggi coinvolgenti a reggere il tutto si risolve in una serie di inquadrature di paesaggi mossi dal vento ripresi dal basso e sguardi tra uomini.
Il western metropolitano già esiste e non ha bisogno di cavalli, il crepuscolarismo urbano già c'è e non necessita di vento che agita l'erba in un paesaggio deserto.
Dunque la serie non è deprecabile solo dal punto di vista della riuscita ma anche dell'intento perchè fin dalla pianificazione si è posta al di fuori del mondo della rete, fuori dalle sue dinamiche, fuori dai suoi temi tipici e fuori dal linguaggio che sta sviluppando. Praticamente su un binario morto.
Nessun commento:
Posta un commento