Riporto anche io qui un fenomenale pezzo di David Foster Wallace che Alberto di Felice traduce e riporta e che originariamente è comparso su Premiere nel 1996 in occasione dell'uscita di Strade Perdute.
Una definizione accademica di “lynchiano” potrebbe essere che il termine «si riferisce a un particolare tipo d’ironia in cui il molto macabro e il molto mondano si combinano in modo tale da rivelare il perpetuo contenimento del primo all’interno del secondo». Ma come postmoderno o pornografico, lynchiano è una di quelle parole in stile Porter Stewart che sono in definitiva definibili solo per come appaiono—ossia, lo si conosce quando lo si vede.Ted Bundy non era particolarmente lynchiano, ma il buon vecchio Jeffrey Dahmer, con le varie parti anatomiche delle sue vittime ordinatamente separate e conservate nel frigo di fianco al latte al cioccolato e al barattolo di Shedd Spread era completamente lynchiano. Un recente omicidio a Boston, nel quale è stato riportato che il diacono di una chiesa di South Shore ha inseguito un veicolo che gli aveva tagliato di brutto la strada, ha fatto uscire l’auto dalla carreggiata e ha sparato all’autista con una potente balestra, era lynchiano in modo estremo. Un pranzo al Rotary Club nel quale tutti hanno il riporto e un giaccone sportivo di poliestere e mangiano un insulso Rotarian chicken e si scambiano banalità repubblicane con profonda sincerità eppure sono tutti amputati o neurologicamente danneggiati o entrambe le cose sarebbe più lynchaino che no. Un orrendamente sanguinolento litigio stradale per un insulto sarebbe un litigio stradale lynchiano se e solo se l’insultato punteggia ogni calcio e colpo con un’ingiunzione a non dire un cazzo di nulla se non si è capaci di dire un cazzo di qualcosa gentilmente.
Per me, la decostruzione dei film di Lynch di questa strana ironia del banale ha condizionato il modo in cui vedo e organizzo il mondo. Ho notato dal 1986 (quando uscì Velluto blu) che un buon 65 per cento delle persone nei terminal degli autobus metropolitani tra la mezzanotte e le 6 di mattina tendono ad essere qualificabili come figure lynchiane—grottesche, debilitate, sfavillantemente sgradevoli, cariche di affanni fuor di ogni proporzione con le evidenti circostanze … una classe di umani in luogo pubblico che privatamente ho classificato, tramite Lynch, come “insistentemente incasinati”. O, per esempio, abbiamo visto tutti la gente assumere improvvise e grottesche espressioni facciali—come quando riceve una notizia sconvolgente, o morde qualcosa che si rivela disgustoso, o in presenza di bambini per nessuna ragione particolare se non per essere buffi—ma ho stabilito che un’improvvisa grottesca espressione facciale non è definibile come un’espressione facciale davvero lynchiana se non è mantenuta per parecchi momenti più a lungo di quanto possano richiedere le particolari circostanze, fin quando non inizia a significare circa diciassette diverse sottigliezze messe assieme. […]Oggetto: Sulla questione del se e in che modo i film di David Lynch sono “malati”
[…] Ecco una cosa inquietante ma vera: i migliori film di Lynch sono quelli che colpiscono la gente come i suoi più malati. Penso che sia perché i suoi film migliori, per quanto surreali, tendono ad essere sostenuti da personaggi principali ben sviluppati—il Jeffrey Beaumont di Velluto blu, la Laura di Fuoco cammina con me, i Merrick e Treves di The Elephant Man. Quando i personaggi sono sufficientemente sviluppati e umani da evocare la nostra empatia, ciò tende a spezzare la conchiglia di distanza e distacco in Lynch, e allo stesso tempo rende i suoi film più raccapriccianti—siamo molto più facilmente disturbati quando un film disturbante ha dei personaggi nei quali possiamo vedere parti di noi stessi. Per esempio, c’è molta più viscosità generale in Cuore selvaggio di quanta non ce ne sia in Velluto blu, eppure Velluto blu è un film molto più raccapricciante/malato, semplicemente perché Jeffrey Beaumont è un personaggio sufficientemente tridimensionale da farci stare in punta di piedi riguardo/per/con lui. Dal momento che la roba davvero disturbante in Velluto blu non riguarda Frank Booth o qualsiasi cosa che Jeffrey scopre su Lumberton, ma il fatto che una parte di Jeffrey ricava piacere dal voyeurismo e dalla violenza primaria e degenerazione, e dal momento che Lynch imposta attentamente il film di modo sia che noi restiamo in punta di piedi r/p/c Jeffrey sia che noi troviamo irresistibili e vagamente erotici parte del sadismo e della degenerazione di cui è testimone, non c’è da stupirsi che noi (io?) troviamo Velluto blu “malato”—niente mi disgusta quanto vedere sullo schermo alcune di quelle stesse parti di me per dimenticare le quali sono andato a vedere i cari vecchi film.
8 commenti:
E io che mi maledico perché Infinite Jest mi ha sempre fatto troppa paura per leggerlo, e che se lo leggo ora sarei solo uno dei tanti travolti dall'effetto cronaca nera.
Io uso spesso questo aggettivo ma -oltre che come semplice sostituente della forma "di Lynch"- lo uso nell'accezione di onirico/surreale e vagamente grottesco insieme, o anche come qualcosa caratterizzato da improvvisazione e destrutturazione in regia e sceneggiatura.
Però ovviamente, in base al contesto, ammetto che io stesso gli attribuisco dei significati diversi (non sempre positivi).
@Dario: quale libro?
sorry era per il post precedente
Eh?
Si infatti mi incuriosiva questa disamina di un aggettivo che poi tutti usiamo anche se in maniera vaga, perchè vaghi sono i contorni dei film lynchani.
il primo dei due brani secondo me calza a pennello: e tutta la parte relativa all'espressione facciale grottesca "mantenuta per parecchi momenti.." coglie davvero uno degli elementi più decisivi dello spirito lynchano.. il secondo brano invece mi pare più confuso e meno condivisibile (il jeffrey beaumont di velluto blu è davvero un personaggio"sviluppato e umano"?? più di sailor e lula?)
Neanche io concordo su tutto, ma lo spirito che cerca di cogliere mi ha sorpreso.
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