Una donna di campagna viene a vivere a Roma per esigenze economiche. E' strappata alla sua terra, ai suoi parenti (unici affetti) e immersa in una realtà (quella cittadina) che non conosce e non comprende. Fa la serva a casa dei signori e in questo modo tenta una forma di integrazione tra amori e amicizie con altre serve.
Nonostante accadano molte cose in Il Sole Negli Occhi (titolo splendido) non c'è una vera trama nel senso di un vero intreccio, lo snodo della doppia storia d'amore del ragazzo di cui la protagonista è innamorata si realizza solo alla fine, per il resto il film è la cronaca del cambiamento nella vita di una donna di campagna attraverso i contrasti campagna/città che si realizzano innanzitutto a livello di paesaggio ma poi anche a livello di immagini, vestiti, conoscenze, usi, rapporti di potere e subalternità, inganni ecc. ecc.
Le diverse famiglie presso le quali la protagonista presta servizio sono un campionario di classi e stili di vita diversi inseriti non tanto con intento di documento sociale (il loro ritratto è finemente abbozzato e non sufficientemente delineato) quanto con la finalità di fornire sempre un punto di riferimento differente con il quale far relazionare la protagonista lasciando così emergere i lati diversi del suo carattere.
Famiglia piccolo borghesi e nobili, famiglie scorbutiche e famiglie fin troppo alla mano, famiglie bigotte e famiglie affettuose, le passa tutte senza tuttavia che questi rapporti che sono solo di lavoro riescano poi ad incidere davvero nella sua vita.
Al suo primo lungometraggio Pietrangeli rischia e gira un film leggermente diverso da quello che si vedeva in giro (a scriverlo lui e la solita Suso Cecchi D'Amico), tratta i temi a lui cari (un ritratto di donna in un ambiente di transizione) e mostra di sapere vedere oltre il cinema dell'epoca affrontando il racconto, il montaggio e le immagini in maniera modernissima (basti pensare alla scena della spiaggia).
Come già precisato il racconto è strutturato in maniera peculiare, anche il finale non è conclusivo come si soleva fare. E se il ritratto di una Roma dalle abitudini popolari è in linea con l'epoca lo è di meno il modo di far muovere i personaggi in tali ambienti.
Nonostante accadano molte cose in Il Sole Negli Occhi (titolo splendido) non c'è una vera trama nel senso di un vero intreccio, lo snodo della doppia storia d'amore del ragazzo di cui la protagonista è innamorata si realizza solo alla fine, per il resto il film è la cronaca del cambiamento nella vita di una donna di campagna attraverso i contrasti campagna/città che si realizzano innanzitutto a livello di paesaggio ma poi anche a livello di immagini, vestiti, conoscenze, usi, rapporti di potere e subalternità, inganni ecc. ecc.
Le diverse famiglie presso le quali la protagonista presta servizio sono un campionario di classi e stili di vita diversi inseriti non tanto con intento di documento sociale (il loro ritratto è finemente abbozzato e non sufficientemente delineato) quanto con la finalità di fornire sempre un punto di riferimento differente con il quale far relazionare la protagonista lasciando così emergere i lati diversi del suo carattere.
Famiglia piccolo borghesi e nobili, famiglie scorbutiche e famiglie fin troppo alla mano, famiglie bigotte e famiglie affettuose, le passa tutte senza tuttavia che questi rapporti che sono solo di lavoro riescano poi ad incidere davvero nella sua vita.
Al suo primo lungometraggio Pietrangeli rischia e gira un film leggermente diverso da quello che si vedeva in giro (a scriverlo lui e la solita Suso Cecchi D'Amico), tratta i temi a lui cari (un ritratto di donna in un ambiente di transizione) e mostra di sapere vedere oltre il cinema dell'epoca affrontando il racconto, il montaggio e le immagini in maniera modernissima (basti pensare alla scena della spiaggia).
Come già precisato il racconto è strutturato in maniera peculiare, anche il finale non è conclusivo come si soleva fare. E se il ritratto di una Roma dalle abitudini popolari è in linea con l'epoca lo è di meno il modo di far muovere i personaggi in tali ambienti.
3 commenti:
Ma con che coraggio fai una recensione di un film del 1953...alle 9.30 del mattino?
Mi sono svegliato pensando a questo film.
Stavo per insultarti, ma poi mi sono reso conto che sarebbe inutile.
Spero che un giorno farai la recensione di un film porno
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