C'è uno strano rapporto tra Cane Randagio e Ladri di Biciclette. Strano perchè i film non dovrebbero avere alcuna relazione: arrivano in sala nei rispettivi paesi uno l'anno dopo dell'altro, quindi tecnicamente non ci dovrebbe essere stato il tempo per Kurosawa di visionare il film di De Sica prima di iniziare le riprese del suo (occorre anche calcolare che all'epoca le pellicole non viaggiavano oltre continente con rapidità).
Tutto può essere ma è quantomeno improbabile, dato anche il fatto che, nonostante Sciuscià avesse già vinto un premio Oscar, comunque De Sica non era ancora De Sica a livello internazionale.
Il rapporto invece c'è perchè i film a livello di struttura si somigliano molto. Entrambi figli di due paesi che escono dalla guerra sconfitti, entrambi mettono in gioco un personaggio buono contro uno cattivo che poi cattivo davvero non è ("è l'ambiente che è malsano" dice ad un certo punto Mifune), entrambi raccontano un intreccio di caccia per mostrare con stile quasi documentaristico la realtà popolare del proprio paese, entrambi sono panni non lavati in casa, entrambi girano intorno al recupero di un oggetto rubato e infine entrambi "pedinano" i propri protagonisti.
Dette le somiglianze occorre precisare che Cane Randagio poi è completamente diverso da Ladri di Biciclette, ha un altro ritmo, altre accelerazioni e nel modo in cui a metà cambia genere e rallenta i toni passando da poliziesco a drammatico ricorda molto più Anatomia di Un Rapimento dello stesso Kurosawa.
E proprio in quest'analisi dei bassifondi (che tema più classico non c'è per il regista giapponese) e quest'indugiare lontano dall'intreccio principale dando più spazio ai silenzi che il film perde, o che quantomeno non riesce a trovare una sua strada. Peccato perchè poi lo splendido finale dove tornano suspence e azione fa intuire quelo che si vedrà più avanti nella carriera del regista cioè come riesca a raccontare meglio il suo paese e lo scenario in cui si muovono i suoi personaggi quando questi sono presi dal frenetico svolgersi degli eventi.
Tutto può essere ma è quantomeno improbabile, dato anche il fatto che, nonostante Sciuscià avesse già vinto un premio Oscar, comunque De Sica non era ancora De Sica a livello internazionale.
Il rapporto invece c'è perchè i film a livello di struttura si somigliano molto. Entrambi figli di due paesi che escono dalla guerra sconfitti, entrambi mettono in gioco un personaggio buono contro uno cattivo che poi cattivo davvero non è ("è l'ambiente che è malsano" dice ad un certo punto Mifune), entrambi raccontano un intreccio di caccia per mostrare con stile quasi documentaristico la realtà popolare del proprio paese, entrambi sono panni non lavati in casa, entrambi girano intorno al recupero di un oggetto rubato e infine entrambi "pedinano" i propri protagonisti.
Dette le somiglianze occorre precisare che Cane Randagio poi è completamente diverso da Ladri di Biciclette, ha un altro ritmo, altre accelerazioni e nel modo in cui a metà cambia genere e rallenta i toni passando da poliziesco a drammatico ricorda molto più Anatomia di Un Rapimento dello stesso Kurosawa.
E proprio in quest'analisi dei bassifondi (che tema più classico non c'è per il regista giapponese) e quest'indugiare lontano dall'intreccio principale dando più spazio ai silenzi che il film perde, o che quantomeno non riesce a trovare una sua strada. Peccato perchè poi lo splendido finale dove tornano suspence e azione fa intuire quelo che si vedrà più avanti nella carriera del regista cioè come riesca a raccontare meglio il suo paese e lo scenario in cui si muovono i suoi personaggi quando questi sono presi dal frenetico svolgersi degli eventi.
4 commenti:
Un grandissimo film, con una bella ambientazione (e poi quella calura estiva, con il temporale tanto atteso che poi scoppia all'improvviso)! Però a me i paralleli con il neorealismo italiano li fanno scattare molto di più opere come "Vivere" o "L'angelo ubriaco", mentre questo è un vero e proprio un "buddy movie" poliziesco: anzi, i personaggi sembrano quasi quelli di "Seven" di David Fincher (un agente giovane, nervoso ed emotivo; un detective cinico e pacato che in carriera ne ha viste troppe per lasciarsi commuovere da un'ennesima storia tragica; un "cattivo" che resta senza volto per la maggior parte del film)...
Ciao e auguri!
Sicuramente Vivere e L'Angelo Ubriaco sono più concentrati sull'analisi e l'indagine nei bassifondi ma l'analogia con il neorealismo mi sembra più pregnante in questo caso proprio perchè l'indagine dei bassifondi non è in primissimo piano.
I due film hanno la medesima trama, i medesimi intenti, i medesimi significati e la medesima morale e praticamente nello stesso anno. Questa cosa è decisamente impressionante!
Comunque io non lo accosterei ai buddy movies benchè si tratti di una coppia al lavoro, c'è molto più un senso orientale di amicizia tra persone di età diverse e più che aiutarsi a vicenda è uno solo che (saggio) aiuta il secondo...
Senpai movies chiamiamoli allora.
La definizione ci può stare ma poi il film non è così. Alla fine davvero è più che altro ladri di biciclette fatto da Kurosawa, con più silenzi, più scatti di azione e più pietas giapponese.
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