Non ha davvero nessun senso parlare di Nouvelle Vague per un film moderno. Davvero. Non lo ha perchè quel termine non solo indica un cinema di un'altra epoca ma soprattutto definisce un insieme di intenti, volontà e modi di procedere che oggi non esistono.
Eppure com'è che vedendo i film di Desplechin non si riesce a non pensare a Truffaut e a quel modo di intendere il cinema?
I re del titolo sono i molti uomini che girano attorno alla vita della protagonista, che palesemente, è la regina. Despleschin ricorre al suo casting abituale che si rivela forse ancora più azzeccato che negli altri casi.
Sempre interessato alle dinamiche di attribuzione delle colpe e del diritto di giudicare o fare da carnefice all'interno delle famiglie il regista francese gira un film vorticoso ma tutto interiormente ai personaggi.
Matti che poi non lo sono così tanto e vittime che in realtà sono loro malgrado carnefici, ma anche lettere che si rivelano determinanti per ribaltare la percezione che lo spettatore ha dei ruoli in gioco e una straordinaria apparizione di un fantasma.
A rendere tutto convincente però non è tanto la trama (ottimamente illustrata sebbene non linearmente) ma lo stile di regia di Desplechin, che non lascia che nulla accada sullo schermo senza che lo spettatore avverta l'alone di sentimento che lo pervade. In film come questi ci si può commuovere per un saluto o per un risveglio.
Eppure com'è che vedendo i film di Desplechin non si riesce a non pensare a Truffaut e a quel modo di intendere il cinema?
I re del titolo sono i molti uomini che girano attorno alla vita della protagonista, che palesemente, è la regina. Despleschin ricorre al suo casting abituale che si rivela forse ancora più azzeccato che negli altri casi.
Sempre interessato alle dinamiche di attribuzione delle colpe e del diritto di giudicare o fare da carnefice all'interno delle famiglie il regista francese gira un film vorticoso ma tutto interiormente ai personaggi.
Matti che poi non lo sono così tanto e vittime che in realtà sono loro malgrado carnefici, ma anche lettere che si rivelano determinanti per ribaltare la percezione che lo spettatore ha dei ruoli in gioco e una straordinaria apparizione di un fantasma.
A rendere tutto convincente però non è tanto la trama (ottimamente illustrata sebbene non linearmente) ma lo stile di regia di Desplechin, che non lascia che nulla accada sullo schermo senza che lo spettatore avverta l'alone di sentimento che lo pervade. In film come questi ci si può commuovere per un saluto o per un risveglio.
6 commenti:
Finalmente. La stavo aspettando e stavo quasi per chiederti una recensione personale :)
una recensione ad personam
scusa...l'immagine a sinistra, non è di racconto di natale...
hai ragione ho sbagliato
grazie
prego
ah ecco perchè non me la ricordavo.
E il mio povero neurone si prende sempre un sacco di insulti..
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