Pur non essendo un patito dell'altalenante cinema di Francesca Archibugi le ho sempre riconosciuto una levità nel tratto che non è da tutti. Soprattutto ho sempre apprezzato come voglia (e soprattutto riesca!) a farsi ancora interprete con successo del modo prettamente italiano di intendere il cinema, in perfetto equilibrio tra dramma e commedia, tanto che spesso è impossibile dire a quale genere appartengano alcuni suoi film (e già spiazzare con qualcosa, è qualcosa!).
E' il caso di Questioni di Cuore che con tono spesso leggerissimo tratta di un'amicizia fortissima tra uomini, un'amicizia nata in circostanze drammatiche (i due si incontrano nel reparto di terapia intensiva dopo aver avuto un infarto) e cementata da una strana e imprevedibile alchimia.
Questioni di Cuore da questo presupposto parte solamente, andando a fondo poi su altri temi ma tenendo l'amicizia virile in primo piano, ed è strano che sia proprio una donna a ritrarla così bene.
Il film ha un suo intreccio più complesso eppure al di là di esso le cose che rimangono più impresse anche a giorni di distanza dalla visione sono le scene "a due", i momenti di straordinaria intimità (mai omosessuale eppure sempre affettuosa) tra i protagonisti, come ad esempio nella scena a letto (foto a sinistra), qualcosa di unico per spontaneità ed emotività.
Meno interessante infatti mi è sembrata il secondo filo del film, quello del parallelo tra realtà e finzione lasciato al personaggio di Antonio Albanese, che di lavoro è sceneggiatore e che continuamente applica le sue tecniche nella vita vera, insegnando anche al figlio dell'amico come uno che scrive storie guarda la realtà. Nonostante solitamente io venga comprato facilmente da simili espedienti, stavolta il didascalismo e la poesia facile erano troppo facili anche per me.
Kim Rossi Stuart che torna a fare il padre duro e di borgata (questa volta però con ancora più ignoranza e un tipo di camminata stupenda) ricorda sempre il piacevolissimo Anche Libero Va Bene. Ormai quasi una perla.
E' il caso di Questioni di Cuore che con tono spesso leggerissimo tratta di un'amicizia fortissima tra uomini, un'amicizia nata in circostanze drammatiche (i due si incontrano nel reparto di terapia intensiva dopo aver avuto un infarto) e cementata da una strana e imprevedibile alchimia.
Questioni di Cuore da questo presupposto parte solamente, andando a fondo poi su altri temi ma tenendo l'amicizia virile in primo piano, ed è strano che sia proprio una donna a ritrarla così bene.
Il film ha un suo intreccio più complesso eppure al di là di esso le cose che rimangono più impresse anche a giorni di distanza dalla visione sono le scene "a due", i momenti di straordinaria intimità (mai omosessuale eppure sempre affettuosa) tra i protagonisti, come ad esempio nella scena a letto (foto a sinistra), qualcosa di unico per spontaneità ed emotività.
Meno interessante infatti mi è sembrata il secondo filo del film, quello del parallelo tra realtà e finzione lasciato al personaggio di Antonio Albanese, che di lavoro è sceneggiatore e che continuamente applica le sue tecniche nella vita vera, insegnando anche al figlio dell'amico come uno che scrive storie guarda la realtà. Nonostante solitamente io venga comprato facilmente da simili espedienti, stavolta il didascalismo e la poesia facile erano troppo facili anche per me.
Kim Rossi Stuart che torna a fare il padre duro e di borgata (questa volta però con ancora più ignoranza e un tipo di camminata stupenda) ricorda sempre il piacevolissimo Anche Libero Va Bene. Ormai quasi una perla.
3 commenti:
ho visto ultimamente "anche libero va bene" e l'ho trovato un film oltre che gradevole estremamente ben fatto, se non a livello registico (che non saprei troppo bene valutare) ma a livello di contenuti e concetti trasmessi. noto però che in giro c'è stata un'interpretazione un po' facile, sulla famiglia tormentata e i bambini sensibili. aspetto che a mio avviso è giusto la punta dell'iceberg di tutto il discorso che c'è sotto.
in ogni modo, a parte quello che penso io, avevo notato che anche tu eri in quella fascia che l'aveva apprezzato sì, ma con (mooolta) moderazione.
sbaglio?
no no io l'avevo apprezzato e come.
Molto era la sorpresa (pensavo ad un'ecatombe) ma sicuramente il film, a parte alcune cadute di stile perdonabili come il bambini che cammina in equilibrio sui tetti, riusciva ad avere una spontaneità ed un'onestà pazzesche.
E sono d'accordo che tutta la storia sulla famiglia disfunzionale è ridicola. O meglio ridicola se definita il tema centrale del film.
"La trama non è niente, la trama la compri dal tabaccaio" F. Archibugi.
Questo sono curiosa di vederlo. Mi piacciono i due attori e la tematica mi sembra almeno un tantinello originale.
Ale55andra
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