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29.8.05

L'amore per gli oggetti dà solo buoni frutti

Prendo spunto per parlare di una cosa che avevo nel cassetto da tempo, da questo articolo comparso su Wired, che parla di come le intelligenze artificiali (o se volete i robot o le simulazioni di esseri viventi) che più hanno successo sono quelle che più simulano il bisogno di un padrone e non, come si pensava una volta, quelle che servono il padrone.
Dal Tamagochi, a The Sims fino a Nintendogs tutti gli esempi di simulazione di esseri viventi hanno sempre richiesto che fosse l'utilizzatore a servirli e anche con una certa assiduità, pena la degenerazione della forma di vita in questione (i miei Sims finirono i loro giorni immersi nella propria sporcizia).
L'articolo in questione è ben scritto e mi ha conquistato subito anche perchè cita Sherry Turkle, donna-mito, direttrice della sezione Tecnologia e Self presso il Massachussets Institute Of Technology e autrice (tra gli altri) del libro Life On The Screen: Identity In the Age Of Internet, nel quale (come del resto in tutta la sua carriera) indaga i meandri dei rapporti tra identità individuale e tecnologia della rappresentazione.
Ciò che nell'articolo non viene però menzionato è la radice profonda di questo rapporto con la tecnologia "pensante". Il fatto cioè che l'avere più facilità a stringere un rapporto affettivo con una tecnologia che dipenda da noi anzichè con una tecnologia che ci serva è in diretto contatto con l'amore che si prova per gli oggetti inanimati.
Chiaramente anche i vari esempi di intelligenze artificiali sono oggetti inanimati, ma qui definisco inanimati quegli oggetti che non si propongono di simulare una forma di vita.
Solitamente e storicamente l'essere umano ha sempre amato gli oggetti che lo hanno accompagnato per lungo tempo, stringendo un legame affettivo assolutamente illogico, basato sull'idea che il tempo trascorso insieme e le esperienze vissute insieme abbiano cementato un rapporto. C'è chi ama una sveglia, chi ama la propria macchina, chi l'orologio, chi una maglietta, chi il proprio portafogli ecc. ecc. E la separazione (solitamente dovuta alla rottura) è spesso molto traumatica.
Avevo una macchina che ho tenuto 5 anni, è stata la mia prima automobile, non potevo concepire altro mezzo di trasporto, dentro ci ho fatto di tutto, sono avvenute alcune delle cose più belle/brutte/assurde della mia vita e al momento di separarmene sono stato proprio male, mi sembrava che mi guardasse dicendomi: "Che ti ho fatto?? Perchè non mi ami più?? Ti prego sarò buona non mi abbandonare!".
Ho sempre pensato che quest'affetto irrazionale risieda tutto nella proiezione mentale di un bisogno di affetto di quell'oggetto che vediamo sempre al nostro fianco, e siccome è di nostra proprietà se non gli vogliamo bene noi non gliene vuole nessuno. Se l'oggetto ci accompagna per un lungo periodo diventa un compagno a tutti gli effetti e siamo liberi di decidere inconsciamente che quell'oggetto ci vuole bene e quindi gliene vogliamo di rimando. Nessuno pensa che l'orologio che ha da una vita lo odi. E' come un corollario del fatto che l'uomo è un animale sociale.
Allo stesso modo decidiamo che la tecnologia "intelligente" ci vuole bene, che il Tamagochi o i Sims ci amino e ci sentiamo in dovere di volergli bene, perchè al mondo hanno solo noi e siccome con queste tecnologie non c'è quel rapporto cementificato dal tempo si supplisce con un rapporto di subordinanza. E' lo stesso motivo percui si ama un cane anche appena lo si è preso, perchè ha bisogno di noi e ci si convince (nel caso del cane con fondamento logico) che ci voglia bene.
Ecco secondo me perchè le uniche forme di intelligenza artificiale che funzionano sono quelle che dipendono da noi.
La dipendenza è una forma pratica dell'affetto.

UPDATE 30/08/05
Leggo oggi che la Mitsubishi sta producendo Wakamaru un robot dotato di un "certo" tipo di intelligenza artificiale delle dimensioni di un bambino che servirà il padrone. L'opposto di quanto descritto sopra, sono proprio curioso di vedere se avrà successo. Scommetto la mia copia personale de I 400 Colpi che non l'avrà!
Anche se non assomiglia ad un bambino vero, io quando si parla di bambini robot non posso non pensare a questo, questo e soprattutto questo!
Nessuno ha altri esempi validi?

9 commenti:

Anonimo ha detto...

"Scommetto la mia copia personale de I 400 Colpi che non l'avrà!"
detesto le battute da intellettuali.....


gparker ha detto...

non è da intellettuale! E' ciò che ho di più caro...


Anonimo ha detto...

non ci credo.... sicuramente hai qualcos' altro ma ti vergogni a dirlo... tipo "le mie prime ed uniche orecchie alla dott. Spock di gomma..."


gparker ha detto...

Ho molti pezzi pregiati nella mia videoteca, ma il doppio DVD de I 400 Colpi, comprato il giorno stesso in cui è uscito è ciò a cui sono più legato. E poi I 400 colpi è il film della mia vita... Assieme a Bianca.


Anonimo ha detto...

Intendi dire che nei 400 colpi così come in Bianca, hai trovato alcune similitudini con la tua vita?
Corro a rivedermeli....

P.S: A me piacerebbe tovare alcuni riferimenti alla mia vita in Predator...


gparker ha detto...

Sono film che per un verso o per l'altro hanno segnato la mia vita, per tanti motivi dopo averli visto non sono più potuto essere lo stesso...


Anonimo ha detto...

Ah ho capito... A me è successa la stessa cosa con Berserk... Non riesco + a leggere fantasy ne Horror... Mi fa schifo tutto... Rimane la fantascienza... E l' Action Thriller all' italiana....


gparker ha detto...

A prescindere dalla fruizione di altre opere del medesimo tipo, non sono potuto proprio più essere lo stasso io nella mia vita, come dopo aver letto Il Signore Degli Anelli... Come potevo essere lo stesso??? Inevitabilmente sono cambiato come persona...


Anonimo ha detto...

Mi sembri Macauly Culkin....


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