Il progetto sembrava folle fin dall'inizio ma se c'è una cosa in cui eccelle Spike Jonze è l'infondere un frammento di storia o un pezzo di drammaturgia anche all'immagine più insignificante e rapida. Ce n'eravamo accorti quando faceva pubblicità e videoclip, i suoi prodotti avevano sempre un che di umano e, a differenza degli altri, anche quando erano puro stile suggerivano un universo con una storia (il video dell'uomo che prende fuoco al ralenti che si chiude con la bambino triste che guarda la scena dal sedile posteriore di una macchina con dietro delle buste della spesa).
Quindi affidare a lui Nel paese delle creature selvagge, l'adattamento dell'omonimo libro illustrato di Maurice Sendak, era forse la scelta più corretta, perchè il libro è veramente breve mentre il film ha una durata canonica.
L'inizio sembra confermare tutto questo. I primi 5 minuti sono da manuale del cinema, c'è bellezza, sentimento e racconto. La semplice lotta per gioco tra un bambino e il suo cane è ripresa con una dignità, una sapienza e uno sguardo che è già presa di posizione che impressionano e quando compare il titolo dovrebbero scattare gli applausi.
Il film da lì in poi scorre senza intoppi, almeno fino a che non si arriva dove le creature selvagge stanno.
Lì il film si insabbia e non riesce più a scorrere come in precedenza. Nonostante le molte scelte vincenti (sembra tutto girato al tramonto con una luce che rende i colori splendidi) lo stesso si ha l'impressione che ci siano stati dei problemi in fase di realizzazione. E così è infatti. Le cronache già ci avevano parlato di una lunga gestazione e di un quasi licenziamento del regista, tutte cose che ovviamente influiscono male su un film che non è più il libero frutto della sua volontà.
Così i tanti elementi splendidi (è incredibile come in ogni sequenza si respiri un'aria inquieta) non si amalgamano bene, il racconto non fluisce e sostanzialmente ci si annoia un bel po'.
Anche le musiche, accuratamente selezionate, sembrano usate come un tampone in sequenze (davvero questo lo dico con la morte nel cuore) che sembrano dei videoclip e non delle parti musicali di un film.
Quindi affidare a lui Nel paese delle creature selvagge, l'adattamento dell'omonimo libro illustrato di Maurice Sendak, era forse la scelta più corretta, perchè il libro è veramente breve mentre il film ha una durata canonica.
L'inizio sembra confermare tutto questo. I primi 5 minuti sono da manuale del cinema, c'è bellezza, sentimento e racconto. La semplice lotta per gioco tra un bambino e il suo cane è ripresa con una dignità, una sapienza e uno sguardo che è già presa di posizione che impressionano e quando compare il titolo dovrebbero scattare gli applausi.
Il film da lì in poi scorre senza intoppi, almeno fino a che non si arriva dove le creature selvagge stanno.
Lì il film si insabbia e non riesce più a scorrere come in precedenza. Nonostante le molte scelte vincenti (sembra tutto girato al tramonto con una luce che rende i colori splendidi) lo stesso si ha l'impressione che ci siano stati dei problemi in fase di realizzazione. E così è infatti. Le cronache già ci avevano parlato di una lunga gestazione e di un quasi licenziamento del regista, tutte cose che ovviamente influiscono male su un film che non è più il libero frutto della sua volontà.
Così i tanti elementi splendidi (è incredibile come in ogni sequenza si respiri un'aria inquieta) non si amalgamano bene, il racconto non fluisce e sostanzialmente ci si annoia un bel po'.
Anche le musiche, accuratamente selezionate, sembrano usate come un tampone in sequenze (davvero questo lo dico con la morte nel cuore) che sembrano dei videoclip e non delle parti musicali di un film.
3 commenti:
lo aspetto un botto questo film....
non mi dire così....
non ti posso mentire
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