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11.2.12

Aujourd'hui (2012)
di Alan Gomis

CONCORSO
BERLINALE 2012

Senegal, un uomo si sveglia la mattina del suo ultimo giorno di vita. E' ancora giovane ma il suo villaggio ha deciso che sarà sacrificato (per ragioni inintelligibili al pubblico occidentale ma che appaiono a tutti molto sensate). Dopo una cerimonia mattutina alla presenza di parenti, amici e conoscenti, condotta tra lacrime, compostezza e gioia euforica per il grande onore, l'uomo gira il villaggio e le zone limitrofe andando a salutare le persone per lui più importanti.

Come si capisce dalla sinossi si tratta di una specie di 25esima Ora senegalese (al netto dell'elemento thriller), in cui l'ultimo giorno di vita è il pretesto per un bilancio e per l'esplorazione della vita in Senegal. Non manca nemmeno il momento onirico finale, in cui il protagonista immagina un suo possibile futuro se non morisse, condito da matrimonio, figli e vecchiaia.
Girato con aria compassata, con estrema calma e uno stile poco africano (scarseggiano i totali, abbondano sia i piani ravvicinati che i molti tagli di montaggio di una fotografia contrastata e occidentale nei colori) Aujourd'hui mira a raccontare l'Africa attraverso i silenzi e i suoi rumori, indugia molto su scene apparentemente rubate (in realtà palesemente girate ad arte) e sul paesaggio umano e naturale incontrato dal protagonista.

Se infatti la cultura locale del sacrificio, anche in un'epoca di modernità, non è oggetto di discussione, lo è semmai lo stile di vita e le condizioni di deumanizzazione che la modernizzazione forzata ha portato in loco. Tuttavia quest'idea purtroppo si perde per via di un'idea di cinema "alla europea" che fa del lento scorrere del tempo il suo cuore, senza riuscire mai a rendere tale lentezza un valore. Il risultato è noia, ma non di quella significativa.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

La trama non mi aveva entusiasmato, comunque diciamo che se te l'hanno proposto in sala prima delle 11 del mattino hanno fatto un torto al film ...

Flavia.


gparker ha detto...

L'hanno fatto


Anonimo ha detto...

Ma in teoria è possibile uscire dalla sala durante le proiezioni oppure la Polizai ti aspetta all'uscita? Oppure meglio dentro al caldo che fuori al freddo (ragionamento pragmatico)?

Flavia.


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...ma sono vivo e non ho più paura! by Gabriele Niola is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 3.0 Unported License.