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12.3.14

47 Ronin (id., 2014)
di Carl Rinsch

PUBBLICATO SU 
L'ultima cosa che bisognava aspettarsi da 47 Ronin è la prima che ad essere mostrata nei cartelli iniziali del film, ovvero che "raccontare la storia dei 47 Ronin è come raccontare la storia del Giappone", perchè la scelta del team capitanato da Carl Rinsch (che riunisce sceneggiatori dal mondo dell'horror, dal mondo dell'action coatto stile Fast & Furious e da quello delle moderne favole in stile fantasy) è di rifiutare completamente il realismo per puntare su un Giappone mitologico, animato da demoni e mostri, entità soprannaturali e un fantastico che sembra la versione più mostruosa e mutata dell'immaginario proposto da Hayao Miyazaki nei suoi film più famosi in America (La principessa Mononoke e La città incantata).

Della storia originale (un fatto vero dotato di caratteristiche talmente eccezionali e in linea con lo spirito nazionale nipponico da essere diventato immediatamente, solo 50 anni dopo l'avvenimento, un'opera teatrale e da allora un classico) non rimane molto se non l'essenza, ma in un certo senso anche questa è tradita a favore di altro.
Si racconta di 47 Ronin il cui padrone è costretto a fare seppuku (suicidio volontario come forma di riparazione ad un onore macchiato) e che decidono di vendicarlo uccidendo lo shogun. E' una forma grave forma di violazione della catena del potere ma, visto che ognuno dei 47 samurai privi di padrone sa che per questo sarà condannato a morte, è anche la forma massima di fedeltà al proprio signore e al suo spirito.
Insomma un racconto corale, di massa, in cui i Ronin sono un corpo unico che procede verso la vendetta.

Nella visione statunitense invece vengono inseriti diversi personaggi in più, in primis il protagonista interpretato da Keanu Reeves, viene inserita una storia d'amore e una mitologia ingombrante, nascono sette, schieramente, fioriscono cattivi là dove non c'erano e tutto viene organizzato come impongono le trame hollywoodiane. 
Come spesso è capitato negli ultimi tempi quindi il titolo e l'ispirazione sono solo un'etichetta che serve a far passare altro. In questo caso un altro racconto fantasy esotico che si svolge secondo i canoni del cinema americano, che invece passa per un eroe unico e che prevede una passione stordente (più a parole che nei fatti). Ma quello che davvero suona implausibile in questo film di demoni e creature in CG è tutta quella parte della trama sull'accettazione del diverso e il superamento del razzismo, temi che stonano come pochi altri con gli abiti del Giappone feudale.

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