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12.9.14

Necropolis (As above, so below, 2014)
di John Eric Dowdle

PUBBLICATO SU 
Se vi siete stufati del found footage e per questo vi rifiutate di andare a vedere Necropolis sappiate che lo fate per il motivo sbagliato.
Il film di fratelli Dowdle infatti è uno dei pochi horror found footage degli ultimi anni a mettere a frutto molto bene lo stile mosso e finto-amatoriale, raccontando una storia che indubbiamente ne avrebbe perso se fosse stata raccontata con uno stile più canonico. È semmai la sceneggiatura a far cadere le braccia, infarcita com'è di qualsiasi nozione convenzionale e usurata sull'inferno e il demoniaco.

Nel film un'archeologa alla ricerca della pietra filosofale scova la chiave che potrebbe consentirle per prima di localizzare il punto esatto dove cercarla. La trova iscritta su un antico artefatto nascosto in una rete di tunnel iraniani che stanno per essere distrutti, scampata alla morte in quei tunnel si infilerà in quelli delle catacombe che si trovano sotto Parigi, conscia di sapere dove cercare. Neanche a dirlo arrivati là sotto tutto troveranno tranne che ciò che cercavano nel posto in cui credevano fosse.
Tuttavia nel luogo oscuro per antonomasia, sotto terra, sempre più giù in una folle corsa al rilancio verso il basso cercando (paradossalmente) un'uscita, Necropolis trova un orrore che non è mai manifesto (sono pochissime le cose che si vedono) ma sempre incombente. Sfruttando i meccanismi eterni della claustrofobia e della paura del buio (le basi proprio!) scatena un disagio ineludibile.

In tutto questo tripudio d'oscurità e di spazi stretti, di via occluse e terrore di quel che pare essere sempre dietro l'angolo nel più terrificante degli ambienti (le catacombe) lo stile found footage crea ancor minore stabilità, con la sua poca chiarezza. Con abilità le videocamere raramente inquadrano quel che dovrebbero, vengono sballottate e spesso restituiscono il punto di vista delle vittime (ognuno ne ha una sulla fronte assieme alla torcia).
Ecco perchè quest'ennesimo horror found footage sembra essere uno di quelli che più di tutti necessitava dello stile a mano, perchè si nutre di buio e negazione dello sguardo. Peccato quindi che una sostanziale indifferenza a qualsiasi sofisticazione di scrittura renda molti passaggi di Necropolis inascoltabili e faccia di tutto per tirare fuori lo spettatore dal coinvolgimento attraverso una sequela di semplicismi infernali che passano da Dante per finire ai geroglifici e alle rappresentazioni pagane. Tutto mischiato in un generico "maligno" un tanto al chilo.

1 commento:

Babol ha detto...

Andrò a vederlo martedì ma ho ben poche speranze di uscire dalla sala soddisfatta...


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