MONDO GENERE
FESTIVAL DEL FILM DI ROMA
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Ed è un peccato perchè è evidente dalla contestualizzazione della vicenda (la vittima cade prigioniera durante un viaggio in Canada) come ci sia la volontà di raccontare storie radicate in un territorio specifico, mettendole in stretta relazione quel che accade con il luogo in cui ci si trova. Red state (con cui il film condivide la magnificienza di Michael Parks) poneva quest'esigenza così in prima linea da manifestarla addirittura nel titolo, Tusk però non è meno focalizzato nel prendere di mira i canadesi con le consuete ironie e le solite prese in giro ma anche con una maniera tipica di Kevin Smith di far aderire la vicenda al luogo in cui si svolge. Non è che la storia di Tusk non potrebbe essersi svolta altrove ma il fatto che si svolga in Canada gli dà un taglio peculiare che è impossibile ignorare.
Quel che questo film ad ogni modo dimostra è la grandezza delle capacità di scrittura di Kevin Smith e quanto queste si siano ormai ben fuse con quelle da regista. È semmai la scelta dei soggetti e la maniera in cui persegue un tipo di racconto che lentamente esce sempre un po' più fuori moda (il postmoderno per come lo ha sempre inteso lui fin dall'inizio degli anni '90) che sta relegando questo grande scrittore ai margini del mondo del cinema migliore.
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