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2.7.18

La Truffa Del Secolo (Carbone, 2017)
di Olivier Marchal

Un vero noir francese lo vedi dai locali notturni vissuti durante il giorno, vuoti, con le sedie ribaltate sopra ai tavoli, illuminati da un’inusuale luce del sole e sempre in attesa, ma in cui si stipulano accordi, fumano sigarette, bevono whiskey e si arriva ad amare conclusioni; lo vedi dai cappotti indossati senza pietà; lo vedi infine dalla sbrigativa essenzialità con la quale avviene l’azione, senza essere annunciata, senza lasciare troppe tracce se non quella definitiva e irreversibile. Si viene al mondo, si lotta e si muore insomma. E Olivier Marchal è senza dubbio l’autore più coerente, puro e incontestabile del noir contemporaneo.

Diventato noto con 36 Quais Des Orfevre, questa volta si dedica ad una storia di truffa, tramite la quale un uomo cerca di riconquistare il proprio ruolo in società. Fallito e messo in ginocchio dall’economia e dal sistema, non può più tenere aperta la sua azienda. Questo lo porta in una spirale di guai con il suocero ricco e potente che desidera annientarlo psicologicamente e la moglie che schiera sé e la figlia con suo padre. Lo spiraglio di una rinascita glielo fornisce un’idea criminale, la possibilità per la prima volta di passare dall’altra parte della legge, un raggiro importante che sfrutta una falla nella maniera in cui l’IVA è gestita a livello statale. Per fare i soldi però serve di pensare in grande, e per pensare in grande serve un gran capitale iniziale che verrà chiesto alla persona sbagliata.

Non ci fosse quell’aria ristagnante e non ci fossero quei colori plumbei, La Truffa Del Secolo avrebbe potuto avere anche tutto un altro tono ed essere un altro film, una stangata o una commedia, cinema tutto di corsa o ancora drammatico, perché il suo intreccio non ha di suo il sapore noir. Ce lo inietta allora Marchal a colpi di espressioni indurite, capelli tenuti tutti indietro dal gel e occhiali sfumati, cioè quelle maschere da vita notturna che hanno il sapore di una marginalità tenuta a bada male dal possesso di denaro. Puro desiderio animale maschile, quello di non essere schiacciato, di poter ancora dire la propria, di affermare sé ad ogni costo, anche inserendosi in un giro rischiosissimo e potenzialmente mortale. Tutto per essere ancora qualcuno.

Ci vogliono veramente un talento e una capacità non comuni di andare alle radici del genere per trasformare ogni dettaglio di questa trama nella quintessenza noir, in un elemento che contribuisca a raccontare un mondo in cui tutti sono già morti ma cercano di stare insieme e aiutarsi a vicenda per avere l’impressione di poter rimanere vivi un altro po’. Un flashforward iniziale infatti senza stupire nessuno annuncia la morte del protagonista, un Benoit Magimel che quasi quasi ricorda Johnny Hallyday nei suoi ultimi giorni da attore.

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...ma sono vivo e non ho più paura! by Gabriele Niola is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 3.0 Unported License.