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7.9.18

La Quietud (id., 2018)
di Pablo Trapero

Spesso ci chiediamo come un film potrebbe diventare una serie, La Quietud si presenta invece come una serie compressa in un film. E alla grande. Tali e tanti sono gli eventi, gli svelamenti e le relazioni incrociate tra i pochi personaggi di questa storia (solo 5 più un morto) che sembra impossibile riuscire a rendergli giustizia in un lungometraggio solo. E invece Pablo Trapero, ribaltando il suo ultimo film (Il Clan) mette in scena un matriarcato non troppo diverso da quel patriarcato lì, un consesso di donne nel quale domina una madre ma in cui trionfano due sorelle. L’evento che riunisce tutti è l’aggravarsi delle condizioni paterne ma ciò mette in scacco la famiglia è una gravidanza inattesa. Una sorella vive da sempre lì, nella grande villa chiamata La Quietud in Argentina, l’altra viene invece da Parigi. Subito le vediamo unitissime ed eccitatissime rievocare sogni erotici di bambine e masturbarsi insieme in un misto unico di dolcezza e carnalità.

Il pregio migliore di La Quietud è di rappresentare una sessualità femminile aperta e coinvolgente, felice e mai repressa, paradossalmente in pace anche quando si scoprono intrecci che altrove avrebbero suscitato ire e litigate. Le due sorelle invece non litigano e condividono tutto (nel finale la condivisione raggiunge livelli incredibili eppure non suona fasulla), e il fatto che siano interpretate da due attrici estremamente somiglianti come Berenice Bejo e Martina Gusman consente a Pablo Trapero di giocare con la loro apparenza e somiglianza in modi impossibili in altri film.
Ma ciò che rende grandissima questa storia è la capacità di Trapero di tracciare un personaggio anche solo tramite un dettaglio (la firma della madre dice tutto di lei), di mettere in scena un litigio al limite del paradossale senza sconfinare nell’assurdo e di raccontare di nuovo la famiglia come la genesi di ogni male, il luogo in cui facilmente si può impazzire, che ti spinge a qualsiasi nefandezza con una naturalezza che chiunque può riconoscere.

Forse proprio per questo, per contrasto, in La Quietud emergono sempre di più queste sorelle che nulla sembra abbattere, che attraversano tempeste personali incredibili e, in una famiglia in cui ognuno pensa a sé, non riescono a volersi male nemmeno ad un passo dalla morte. Così La Quietud, tramite il dosaggio perfetto di rivelazioni sulla trama, riesce a creare un mood in cui le svolte più sofisticate e impreviste sono accettabili tanto quando le più banali e da soap. È un’epopea che sa così di serie tv, che anche un fatto ricorrente come la luce che va via in casa, diventa di volta in volta, elemento ininfluente, dettaglio curioso e vero e spaventoso indizio di follia a seconda dell’evolvere degli eventi.

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