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7.9.18

Ricordi? (2018)
di Valerio Mieli

È facilissimo odiare Ricordi?, perché è un film che osa. Osa prendere una posizione non facile, osa dire a viva voce di non essere come tutti gli altri film, osa essere messo in scena in modo tutto suo e soprattutto osa muoversi dalle difficilissime parti della poesia (il territorio più spinoso in assoluto al cinema). Eppure come si può non avere istintiva ammirazione per questo tentativo, riuscito non completamente, di ricostruire la storia molto ordinaria tra due persone attraverso i loro ricordi?

Fin da subito oscilliamo tra la linea temporale della storia sentimentale (conoscersi, innamorarsi, vivere l’idillio, entrare in crisi ecc ecc) e i ricordi dei due che la narrano, in un avanti e indietro sempre fallace. Spesso i ricordi non collimano (in quelli di uno c’è una folla, in quelli dell’altra no, i vestiti sono diversi e anche un po’ gli atteggiamenti), altre volte sono esagerati, palesemente deformati (l’onnipresenza della neve) e contaminati dai sentimenti. Qui sta l’arroganza stimabile di Mieli, prefiggersi di contaminare le sue scene con la dolcezza della memoria affettuosa, la rabbia del rimorso, il furore della frustrazione o la tristezza del rimpianto.

E in mezzo è inevitabile che ci siano anche i ricordi di Mieli stesso come spettatore, perché Ricordi? sembra un campionario di stili e stilemi di altri autori: gli onnipresenti controluce e il montaggio malickiano (Linda Caridi sembra Rooney Mara), le deformazioni di Fellini, la paura di Saverio Costanzo, il tango di Bertolucci, il ragazzo di Truffaut, le pose di In The Mood For Love, gli espedienti evidenti di Gondry. Tutto per creare associazioni di senso più che logiche in una trama che invece logica lo è molto, è una storia come ne conosciamo già, anche banale, nota e convenzionale ma che cerca nuovi modi di essere raccontata per essere effettivamente nuova e parlare di qualcosa di diverso dal solito.

La sorpresa allora è che proprio qui non funziona Luca Marinelli, attore fino ad oggi impeccabile che stavolta ripete se stesso e il suo ormai classico personaggio di poche parole ed ombroso, ripiegato in sé. Invece di fare di questa mestizia qualcosa con cui empatizzare, riesce solo a creare distanza e noia, proprio quando servirebbe, perché non sempre i dialoghi di Ricordi? riescono a brillare e alle volte camminano pericolosamente sul filo smielato della ruffianeria. È il rischio che corre chiunque voglia fare poesia al cinema e Mieli ci flirta pericolosamente. Bisogna volergli bene a questo film per decidere di fare finta di niente e godersi quel che di buono c’è (non poco), e in fondo non è nemmeno così difficile.

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