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9.9.18

Opera Senza Autore (Werk ohne Autor, 2018)
di Florian Henckel von Donnersmarck

Non è chiaro cosa sia accaduto a Florian Henckel von Donnersmarck, regista e sceneggiatore emerso con il suo primo lungometraggio Le Vite Degli Altri e poi perdutosi immediatamente con lo sfortunatissimo The Tourist. Ora Opera Senza Autore doveva essere il suo ritorno, con un tema e una storia affini a quelli di Le Vite Degli Altri nella Germania post-nazista, mescolando echi del regime da una parte e dall’altra l’arrivo muro. Invece è un altro fallimento cocente.

Questo film fotografato e messo in scena con un gusto solo poco superiore a quello slavato e assenteista delle serie tv tedesche sui poliziotti acquistate dalla RAI, ha l’ambizione di parlare d’arte e tracciare il percorso di un artista tra mille figure ispirate a quelle realmente esiste, raccontandone ispirazione, nascita del talento e stimoli infantili. Oltre a questo ovviamente c’è un intreccio propriamente detto che coinvolge ex nazisti nella Germania della ricostruzione e poi degli anni ‘60. Ma qui siamo già ben oltre le possibilità di un film che si ferma decisamente prima.

Purtroppo uno degli inizi peggiori dell’anno dice già molto riguardo al potere didascalico di questa sceneggiatura e alla pressochè assente voglia di creare un ambiente credibile. È il prologo ambientato nell’infanzia del protagonista in cui la zia bella e con problemi di mente sembra l’unica ad opporsi al nazismo ma gli insegna cosa sia l’arte facendosi suonare il clacson da tanti autobus tutti insieme al deposito. Tutto ripreso come fosse un momento illuminante di una pubblicità di biscotti dietetici.

Con alcune delle peggiori considerazioni e frasi sul mondo dell’arte Opera Senza Autore (titolo il cui senso è spiegato nella storia ma che è comunque sbagliato) si sposterà lungo gli anni seguendo evoluzioni, stili, avanguardie e ricerca personale lungo 3 ore che, a questo punto, sono inaccettabili da un film che se fosse durato 90 minuti già sarebbe stato brutto. Come sia possibile accettare simili standard di recitazione e di approfondimento su temi complicatissimi è francamente inspiegabile.

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