Un israeliano in rotta con la propria patria fugge in Francia senza un piano preciso. Vuole dimenticare d’essere israeliano, vuole essere altro e essere francese va bene. La sua nazionalità però sembra continuare ad inseguirlo nei nuovi progetti, negli atteggiamenti e nei tentativi d’essere altro. L’israelianità gli scappa da tutte le parti, lui la combatte con una particolare pervicacia lessicale, come il titolo del film lascia intuire, ma questa ritorna sempre.
La storia di questo ragazzo che sa solo ciò che non vuole essere e che cerca un’identità in una città che potrebbe fornirgliene tantissime, sembra perfetta per la forma comica che Nadav Lapid sceglie. Umorismo surreale, a tratti geniale, fatto di pochissimi elementi e stoccate fortissime ma altrettanto sparute. I 123 minuti di peripezie urbane, corsi di francese, lavori da bodyguard, avventure sentimentali, colloqui fallimentari da attore porno non hanno tutti la stessa forza comica e il meccanismo di paradossale e grottesco ribaltamento dei valori non sempre funziona.
È indubbio che Lapid riesca in più punti a centrare le battute, le ironie e i sovvertimenti più significativi, quelli che sorprendendo lo spettatore e con un’immagine dicono tutto (due israeliani che si incontrano, si prendono in una furiosa lotta in ufficio e poi tornano composti), come è indubbio che la sua idea di raccontare uno strano rapporto con la propria patria, una repulsione ma anche un legame impossibile da scindere, sia portato avanti molto bene in più punti.
Il problema di Synonyms infatti non è certo nella concezione o nell’esecuzione ma semmai nel montaggio. Fiaccato da un ritmo ingiusto, meritevole di tantissimi tagli che non sono avvenuti e spesso fallimentare negli intenti comici, il film di Nadav Lapid è decisamente meglio in teoria, una volta capiti i suoi intenti, che nella pratica, colmo com’è di tante metafore e simbolismi ingenui e puerili accanto ai pochi davvero funzionanti. Vuole far partire il suo discorso dal corpo ma è più intenzione che pratica, vorrebbe giocare con le parole ma riesce solo a suggerire la possibilità più che a metterla in pratica, vuole essere libero con le sue riprese in diversi formati ma non gli dà mai un senso.
Accade così che le poche cose molto buone e promettenti vengano affogate dalle molte insignificanti, fino ad un finale meno potente di quel che avrebbe meritato.
Post più popolari
-
Three Billboards Outside Ebbing, Missouri (id., 2017)
di Martin McDonaghCONCORSO MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA C’è stato un fatto efferato, una ragazza è stata bruciata e violentata, ma a quanto pare non si... -
Questo secondo adattamento per il cinema della serie tv Charlie’s Angels (ma terzo film perché il primo adattamento del 2000 ebbe un seque...
-
Non ho mai amato particolarmente i film di D'Alatri , benchè gli riconosca una cera abilità non mi sono mai lasciato affascinare nè dai ...
-
E' parecchio che mi gira in testa il pensiero che i grandi film forse facciano più danni che altro, perchè diventano degli standard dai ...
-
E' ormai partito (solo in America) Urge il music store di Mtv supportato da Microsoft (e soprattutto presente sul nuovo Windows Medi...
-
PANORAMA BERLINALE 2013 PUBBLICATO SU Gli attivisti di oggi non stanno per strada, stanno su internet. Simon Klose ha seguito nei 5...
-
E' morto in un incidente aereo John Walton, 58 anni, secondogenito di Sam Walton, fondatore della catena di supermercati più grande del...
-
Riporto traducendo da BoingBoing fedelmente perchè è spettacolare: Magneti pericolosamente potenti Adoro le avvertenze su questi grossi ma...
-
Ora che tutto è più chiaro si può fare un discorso su Lonelygir15, l'ultimo fenomeno della rete, non devastante come altri in passato ma...
-
POSTATO SU Se fossi uno straniero dalla media conoscenza cinematografica internazionale e mi facessero vedere Gli Amici Del Bar Margherita ...
Archivio
Template modificato con il sudore della fronte da Gabriele Niola.
Nessun commento:
Posta un commento