È davvero davvero difficile pensare che nelle stesse sale del festival di Cannes in cui ha esordito (e poi vinto) La vita di Adele, ora passi un altro film francese che fa una cronaca molto minuziosa e puntuale di una storia d’amore lesbica ma che di quel capolavoro non ha niente. Non ha la capacità di stordire, non ha la voglia di essere diverso e unico, non ha la recitazione fuori dai canoni, prima corpo e poi volto, e non ha nemmeno la strana struttura. The Portrait of a Lady on Fire è invece convenzionale, attaccato alle ritualità di linguaggio del cinema in costume francese, sempre misurato e distante, molto garbato e centrato su ricostruzioni delicate.
Tutte le convenzioni sociali, i ruoli e le distanze che andavano rispettate all’epoca ancora una volta si traducono in regole e distanze, falsità e cortesie del film.
Due ragazze entrano in contatto perché una deve fare il ritratto dell’altra. Vivono insieme per un periodo nella grande casa della ritratta ma tutto cambia e ha un’accelerata quando rimangono sole con una terza ragazza, la domestica, incinta per errore e vogliosa di abortire (anche lei quindi pronta ad andare contro le convenzioni clandestinamente). I sentimenti prima intuiti e soffocati esplodono, le due vivono una storia d’amore dolce e tenere immersa fino ai capelli nelle metafore del ritrarre, guardare, dipingere e rappresentare, fino a che la vita e la società del tempo non le allontaneranno di nuovo.
Da Celine Sciamma (regista di Tomboy e Diamante Nero) era davvero lecito aspettarsi di più. Per quanto sarebbe stato impossibile pretendere da lei qualcosa di carnale, stordente e vertiginoso, almeno rispettare e confermare le capacità viste negli altri film sarebbe stato auspicabile. Invece The Portrait of a Lady on Fire sembra desiderare tanto di essere come gli altri ad ogni svolta, sembra bramare il piccolo ghetto del cinema per signore con in più la pretesa di essere mascherato da operazione sottilmente punk, con le sue ragazze ribelli e il sesso (mai mostrato e sempre sotto le coperte) lesbico.
L’intento è sempre lo stesso: sopprimere e nascondere i sentimenti per farli passare con forza maggiore tramite piccoli dettagli (come quel numero di pagina indicato alla fine, l’unico espediente riuscito). L’esito invece è quello troppo frequente della freddezza intellettuale e della pretesa che raccontare i sentimenti a parole equivalga a farli provare al pubblico.
Post più popolari
-
Quanto ha inciso in percentuale il contributo della Campari (azienda che produce il Crodino) nel totale del budget del film L'Ultimo Cro...
-
POSTATO SU E’ l’ultimo. L’ultimo di Clint da attore, non reciterà più e si congeda con un ruolo che più tipico non ci può essere. Una carr...
-
Io lo dico e lo ripeto. Queste commedie medie italiane sono accettabilissime. Medie nel senso più positivo del termine. Se anche per gli alt...
-
POSTATO SU Pronto per essere demolito dagli snob e amato dai ragazzini il nuovo lavoro di Federico Moccia conferma tutte le tendenze dei pr...
-
INLAND EMPIRE (id., 2006)
di David LynchAvevo paura e speranza riguardo il nuovo film di David Lynch . Paura perchè non amo i suoi film più onirici e deliranti e speranza perchè co... -
POSTATO SU Del resto un film su commissione e senza ispirazione, rimane un film senza ispirazione, anche quando la commissione non viene dir...
-
POSTATO SU Quello che dicevano è vero. Ampiamente (ma non unanimemente) etichettato come una "porcata", Un Giorno Perfetto è il ...
-
Sorrentino ha un mito dichiarato ed è Martin Scorsese e se c'è una cosa nella quale Scorsese non sgarra sono i corti o le pubblicità o i...
-
Quest'anno ce l'aveva quasi fatta per la prima volta il pubblico e la critica più acuta si trovano d' accordo, secondo la classi...
-
POSTATO SU Ho aspettato un po' prima di scrivere di Happy Family perchè il ritratto metafilmico e metaletterario di un nucleo familiare...
Archivio
Template modificato con il sudore della fronte da Gabriele Niola.
Nessun commento:
Posta un commento