Il cinema horror oggi è la maschera che molti film indossano per poter avere una considerazione, per poter uscire in molte sale, per ottenere budget. È più vero che mai in Midsommar - Il Villaggio Dei Dannati (stupido adattamento che fa un finto spoiler poichè non ci sono dannati), che horror davvero non lo vorrebbe essere ma che visto il successo (meritatissimo) di Hereditary si sente in dovere di giocare in quell’arena. Perché è con le aspettative dell’horror, con i suoi fantasmi e con il suo gioco al gatto con il topo che Ari Aster conduce tutta la prima metà (ma anche un po’ di più) del film. E finchè dura è bellissimo!
Mentre racconta di un gruppo di amici americani che deve partire per una vacanza solo maschile in una comunità isolata e molto peculiare della Svezia, imbastisce anche la storia della protagonista, non-tanto-fidanzata con uno di loro che tuttavia gli si riavvicina bisognosissima di affetto dopo una tragedia che la colpisce nella prima scena del film (che abilità nel raccontare una tragedia in un pugno d’immagini e un urlo).
Lei è un’intrusa prima di tutto nel gruppo di amici che non la vorrebbe con sé e poi anche nei piani di qualcun altro. Qui Ari Aster dimostra di conoscere molto bene come funzionino le relazioni umane, ritrae i due fidanzati-ma-non-troppo sottolineando la grossa pavidità da una parte e i grandi bisogni e miopia dall’altra. Infine il gruppo di amici è puro cinismo maschile mascherato d’ipocrisia. Con queste basi e quel sole ci si può anche dimenticare dell’impostazione horror.
A ricordarlo ci pensa qualche volto deformato (una passione di Aster visto quanto ricorrono), poi oggetti, immagini e dipinti sulle pareti che flirtano con il sangue e la violenza nonostante la comunità sembri l’esatto contrario, improntata alla serenità e alla tolleranza. La trama insomma non coglie niente di tutto quello che è possibile sentire nell’aria e questo dà forma alla tensione. Ci sono immagini gioiose, paesaggi sereni, naturali, assolati e persone concilianti e festose, ma tutto intorno mille dettagli dicono il contrario.
Ari Aster sa davvero come si racconta una storia, come si pesano e dosano elementi diversi per creare un racconto dai toni complicati ed eterogenei, sa come si costruisca un arco narrativo per arrivare ad un obiettivo senza procedere per forza in maniera diretta.
Tuttavia in Midsommar - Il Villaggio Dei Dannati più di tutto vuole forzare la forma horror per riuscire a farci altro, ci sono stacchi in asse usati per compiere delle lunghe ellissi quando meno te l’aspetti (decisamente non la grammatica di un horror) e c’è una luce tale da negare qualsiasi zona d’ombra (da sempre il luogo in cui fiorisce la paura). Aster vuole proprio lavorare su un immaginario incontaminato dal cinema d’orrore, non vuole camminare nelle orme di nessuno per parlare di una donna che, mentre si libera di un lutto e di una relazione agonizzante, in realtà sta finendo prigioniera di qualcos’altro.
Il problema è che in tutto questo ci dovrebbe essere molto da cogliere e invece non è così. Midsommar - Il Villaggio Dei Dannati si spegne male nell’ultima parte, non entra mai davvero nel vivo e un pilota di una serie tv, un’eterna preparazione che non diventa mai atto. E tanto più esalta la preparazione, tanto più delude il fatto che non vada da nessuna parte.
La consueta abilità che conferma di avere nello scegliere le immagini di chiusura non servirà a ribaltare il risultato.
Post più popolari
-
Ogni anno si tengono le selezioni per il premio Loebner, dal nome dell'imprenditore americano che l'ha fondato 16 anni fa. Si tratta...
-
Neruda (id., 2016)
di Pablo LarrainNeruda è ancora una volta un film inatteso e sorprendente da Pablo Larrain, uno che non ci si sarebbe potuti aspettare dall’autore di No ... -
FUORI CONCORSO MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA PUBBLICATO SU C'è un certo fascino in un film di samurai giapponese che rifà un we...
-
PUBBLICATO SU In un'epoca in cui l'animazione ha sconfinato da singolo genere a tecnica di lavorazione capace di toccare tutti ...
-
The Void (id., 2017)
di Jeremy Gillespie e Steven KostanskiIl cinema di genere è il nuovo cinema d’autore. E per esserlo è dovuto diventare sempre più di genere, insistere sulle componenti base, s... -
Super Vacanze Di Natale (2017)
di Paolo RuffiniIl progetto di un film di montaggio che mettesse insieme scene dai 33 cinepanettoni ufficiali (quelli prodotti dalla Filmauro di Aurelio ... -
Poveri Ma Ricchissimi (2017)
di Fausto BrizziI Tucci non avevano perso tutti i soldi come credevamo (e credevano anche loro) alla fine di Poveri Ma Ricchi, in realtà sono ancora ricc... -
BERLINALE 64 PANORAMA PUBBLICATO SU Il rigore degli anni ‘50, gli eccessi dei ‘60 e la crisi dei ‘70, non ci sono mezze misure ma so...
-
Andiamo a quel paese (2014)
di Salvatore Ficarra e Valentino PiconeEVENTI FESTIVAL DEL FILM DI ROMA PUBBLICATO SU Ci sono due realtà incontrovertibili riguardo l'ultimo film di Ficarra e Picone... -
Melancholia (id., 2011)
di Lars Von TrierVicinissimo per stile e suggestioni ad Antichrist ma anche molto ricalcato su certe dinamiche familiari tragiche tipiche del primo DOGMA, i...
Archivio
Template modificato con il sudore della fronte da Gabriele Niola.
Nessun commento:
Posta un commento