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26.5.05

Lo sport e la funzione mitopoietica

Sono da sempre convinto che nella modernità, oltre alla finzione (romanzi, cinema, televisione...), ci sia anche lo sport ad assolvere alla funzione mitopoietica, cioè quell'esigenza che ogni società da sempre ha di produrre miti, cioè storie che fungano da esempio di vita, da insegnamento. Ogni società in ogni momento storico ha prodotto storie, miti, favole con l'unico obiettivo di insegnare attraverso la narrazione, di tramandare il sapere popolare.
Ora, nella modernità lo sport in tutte le sue forme è pienamente produttore di miti, storie esemplari, alle volte commoventi che possono fungere da esempi di vita. La prova più lampante è il programma "Sfide" che su questo basa il suo successo, cioè sull'esplicitazione di questa funzione dello sport.
Stasera ne abbiamo avuto un altro esempio.
Il Milan si è presentato con il suo carico di campioni ed il suo gioco spettacolare alla finale di Champions League contro il Liverpool, squadra tutt'altro che pellegrina ma comunque non del calibro del Milan, che infatti era dato favorito. Il caso (il caso è sempre importantissimo in ogni mito, in ogni storia) ha voluto che il Milan con bravura e fortuna segnasse il primo gol al primo minuto di gioco, cosa che ha messo il Liverpool in una condizione di svantaggio psicologico l'ha costretto a rischiare di più e quindi a scoprirsi in difesa. Risultato: alla fine del primo tempo il Milan conduceva brillantemente per 3 a 0. Un risultato secco, imposto con la forza e con un gioco migliore.
Ma lo sport produce miti proprio perchè mischia continuamente professionalità, interessi ed emozioni umane e questo accade in particolar modo nelle finali e nella manifestazioni di risonanza mondiale (Olimpiadi, mondiali ecc. ecc.). I giocatori del Milan, ebri di felicità per quel traguardo che credevano vicino, giocano il secondo tempo con superiorità, cercando continuamente Shevchencko per far segnare anche lui in quest'occasione di trionfo e non pensano che lo stadio di Istanbul è per la maggior parte occupato dai tifosi del Liverpool, tifosi inglesi, che non si arrendono, che non si demoralizzano e inoltre non pensano nemmeno al fatto che il Liverpool è arrivato a questa finale a sorpresa, da sfavorito, ribaltando risultati disastrosi. Così all'8° minuto del secondo tempo il capitano del Liverpool, Gerrard, segna, corre a prendere il pallone e lo porta a centrocampo, il tifo impazzisce. In soli 7 minuti con la forza della disperazione delle squadre che non hanno paura perchè ormai non hanno nulla da perdere il Liverpool fa altri 2 gol e pareggia.
Come in tutte le grandi storie che si rispettino l'eroe carismatico (il capitano, Gerrard), conduce i suoi, dà inizio alla rivincita, è in prima fila, si fa male, sembra quasi doversi ritirare, ma torna in piedi e risulta ancora decisivo.
Finito in parità il tempo regolamentare si va ai supplementari durante i quali il Milan arrembante cercherà in vano per mezzìora di segnare mentre l'acciaccato ma psicologicamente forte Liverpool tiene duro, tra crampi e stiramenti. Arrivati ai rigori (il deus ex machina) la mano del fato finisce il lavoro.
Che meraviglia. Proprio quelle cose che riconciliano con il calcio e con lo sport, una bellissima storia da raccontare e riraccontare, la squadra sfavorita e vessata che risorge mentre il nemico potente pecca di ubris e cade inevitabilmente.
Solo raramente la vita regala l'immenso privilegio di assomigliare ad un film.

UPDATE 27/05/05
Come volevasi dimostrare il Milan ha subito la più classica delle punizioni per aver peccato di ubris.





1 commento:

Anonimo ha detto...

Daccordo con te caro amico mio... ma Emilio Fede però dice che il vincitore morale della partita alla fine è il Milan.....


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...ma sono vivo e non ho più paura! by Gabriele Niola is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 3.0 Unported License.