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11.6.05

Il mistero del falco (The Maltese Falcon, 1941)
di John Huston

La meraviglia di questo noir è forse data dal miscuglio tra la sua estrema eterogeneità e l'acerba prestazione di Bogart, non ancora trasmutato in maschera di se stesso.
Quando nel 1941 John Huston gira questo film, tratto da un romanzo di Hammet della serie di Sam Spade "private eye", il cinema è all'alba del genere noir, prima c'era stato solo Lo Sconosciuto del Terzo Piano (non a caso anche lì c'era Peter Lorre), ad anticipare le tematiche scure, metropolitane e dolorose. E soprattutto a quel tempo Humphrey Bogart era ingabbiato nel ruolo di cattivo. Huston all'ultimo lo prende come protagonista e fa la scelta della vita.
Il mistero del falco vive di una grande eterogeneità, mentre nella prima parte il tema viene introdotto come nei classici film gialli, il film vive nel mezzo di una parte prettamente di azione da genere gangster e poi trionfa nel finale con l'arrivo vero e proprio del noir. Le atmosfere sono più che altro claustrofobiche e Bogart sembra più un gangster che un investigatore privato, i cappotti non sono ancora impermeabili e non sono ancora spiegazzati, ma in compenso i cappelli sono già storti, Bogart si regala anche qualche sorriso sincero (oltre ai soliti ironici), e soprattutto il mondo dipinto stenta ad avere una visione coerente. Questo almeno fino al finale, quando una volta sciolti i misteri della (discretamente complicata) trama viene il momento del confronto tra i due protagonisti, e qui il detective Sam Spade comincia a dare forma a quell'universo di sofferenza e perdizione in cui è difficile amare e facile morire, non cedendo ai sentimenti che prova nei confronti di quella che solo ora si è rivelata essere la dark lady della storia, ma decidendo di farla arrestare per l'omicidio del suo collega e amico.
La prima prova di Bogart nei panni del carattere che lo renderà mitico è forse tra le migliori proprio per l'equilibrio delicato che riesce a mantenere tra il personaggio ed il carattere, che non essendo ancora stato codificato, lo imbriglia di meno di quanto succederà in Il grande sonno.
Tra parentesi questo è anche l'esordio folgorante di Huston, si parla sempre de I 400 Colpi o di Quarto Potere come esordi incredibili, ma pure questo....





2 commenti:

Anonimo ha detto...

John Huston è quello dell' "onore dei Prizzi" giusto? Non è anche quello (attenzione la sparo grossa...) di "Fuga per la Vittoria"? Mi sai dire qualche altro film che ha fatto, magari un po + moderno, io ne conosco solo alcuni per cultura da dizionario del cinema (tipo il suo ultimo film prima di morire con Robert De Niro se non sbaglio...)?
Poi passando al film, che non ho visto ma di cui come ti ho già detto ho avuto modo di leggere il libro, volevo sapere fondamentalmente una cosa. Leggendo il libro io avevo la sensazione di leggere semplicemente un grande classico, quindi fondamentalmente in cui ogni tipo di contenuto era stato ripreso ampliato o modificato, vale lo stesso anche per il film? Poi volevo sapere un' altra cosa, il Noir come genere nasce in Francia, come versione "cruda" del giallo (vedi Georges Simenon), qui tu dici che questo è il primo film Noir (in letteratura era uno dei primi Hard Boiled, cosa di cui abbiamo già parlato), non esistevano già altri film di questo genere ma francesi (di libri ne esistevano, però mi sembra strano che non ne siano stati tratti dei film, certo è anche vero che eravamo in piena guerra...)? Sperando che uno di questi giorni pubblicherai un articolo su di un film che ho visto anche io (la vedo dura...), ti saluto...


gparker ha detto...

Allora, si, John Huston è il regista di Fuga Per La Vittoria e di l'Onore dei Prizzi, ma di moderni più famosi di questi non ce ne sono. Ha fatto anche La Bibbia, e Giungla D'Asfalto e Moby Dick.
Ma con DeNiro non mi risulta niente.
Il film è bellissimo e dal punto di vista cinematografico non ha tutti gli stilemi del classico poichè essendo il primo dell'epoca non è ancora codificato.
Quanto al genere noir, il termine è si francese e definisce come dici tu un giallo più duro, ma è un termine che è stato dato a quei film molto dopo (come spesso accade), cioè è stata la generazione dei Cahiers du cinema tra cui c'erano anche Truffaut e Goddard che dopo la guerra hanno ricevuto tutti questi film tutti insieme e hanno avuto modo di apprezzare questi film che erano definiti di Serie B. Dunque il termine è francese (perchè gliel'hanno dato loro) e viene molto dopo l'epoca vera dei grandi noir. Chiaramente Truffaut e Goddard erano talmente innamorati di questo tipo di film che hanno cominciato a farne (su tutti Fino all'Ultimo REspiro e Tirate Sul Panista) e così anche gli altri registi/critici di quella generazione (Rivette, Chabrol...), ma filtrandoli attraverso la loro sensibilità europea e lo spirito del tempo che era inevitabilmente cambiato, dando origine nel tempo ad una deviazione che è il "polar". In sostanza un noir francese.


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